La camminata del XX Giugno
Cronaca e foto
(foto di Gabriella Brugnami) La tramontana (il vento, stavolta, non solo questo sito) ci ha regalato un fresco pomeriggio col ritorno dell'ultimo sole dopo una giornata incerta e piovigginosa. Non ho mancato di attribuirne il merito all'organizzazione. Il folto gruppo dei camminatori si è radunato accanto alla Fontana: molti erano reduci dalla lectio di Massimo Cacciari. Il tema della camminata è stato focalizzato sulla giornata del XX Giugno, attraverso la lettura di brani della Storia di Luigi Bonazzi: si è tratta quindi di un percoprso a ritroso nel tempo, oltreché nello spazio. Abbiamo iniziato dunque dalla fine, dalla descrizione della "fine dei sanguinosi saturnali", con la città sgomenta e silenziosa: suggestiva la scena delle donne: "Allo sbandarsi di quelle fiere masnade, uscivano le atterrite donne dagl'intimi penetrali delle case, ove erano state, aspettando la fine dei sanguinosi saturnali; e origliando alle chiuse finestre, udivano farsi men frequenti gli spari, e più raro e più fioco l'urlo ferino e briaco dei vincitori". In Piazza Matteotti, dopo aver ricordato il desolato silenzio della città violentata: "Queste contrade deserte di ogni anima vivente, le porte serrate, le finestre che celavano i vetri con le persiane..., e lo sconsolato silenzio che d'ogni intorno regnava...", abbiamo letto della feroce uccisone di due innocenti bestie, l'aquilotto e il cane Sciampagna. Davanti a S. Ercolano, il brano in cui l'americano Edoardo Parkins (o Perkins) dovette "ricomprarsi la vita e quella delle tremanti sue donne a furia d'oro e di gemme", ci ho ricordato come in realtà quella soperchieria dette subito fama mondiale alle stragi di Perugia e triste rinomanza al declinante dominio pontificio. Abbiamo quindi percorso Corso Cavour (allora Via Papale), teatro delle peggiori efferatezza della truppa mercenaria, soffermandoci in particolare su due luoghi, l'orfanatrofio maschile in via Giulia, "invaso e messo a ruba e a soqquadro non ostante la sacra povertà del luogo", e il convento delle Derelitte di via del Grillo, "invaso e perturbato" dagli svizzeri. Alla Porta S. Pietro, da dove, scrive Bonazzi, "la contrada del borgo interno si appresentò ai soldati... desolata e silenziosa", abbiamo ricordato la lapide ai caduti, che elenca le vittime di quella giornata. Una sosta è stata fatta al Tiro a Segno, davanti alla lapide ai partigiani fucilati, per ricostruire il filo di una identità civica che nel XX Giugno ritrova la sua continuità storica. Poi, davanti al monastero di S. Pietro, abbiamo ricordato il saccheggio del sacro luogo, quando i mercenari "si diedero furiosi ed avidi a frugare ogni angolo, ogni recesso di quel vasto edificio, e in poco d'ora ne fecero una spelonca": con particolare riferimento alla loro visita alle celebri cantine. Ed infine, giunti al Monumento, alla fine del nostro percorso abbiamo letto la pagina iniziale del racconto di Bonazzi: "Era presso a tre ore pomeridiane del giorno 20 giugno 1859, quando una legione di circa duemila Svizzeri, mandata da Roma, giungeva innanzi al Frontone...". Il monumento, con i due popolani e la storia travagliata del Grifo, è stata l'occasione di un rinnovato impegno civico, ricercato anche attraverso lo strumento impietoso della satira: ad esempio, la poesia dialettale e le bartocciate, da sempre strumento che sfugge a ogni censura e corrode ogni potere; un bell'esempio ne è stato dato con la lettura della Bartocciata di Silvana Sonno, già pubblicata sulla Tramontana. Infine, Marcello Fruttini ha aggiunto alcuni ricordi storici. L'appuntamento è stato dato per l'anno prossimo, per il prossimo XX Giugno: con l'augurio di avere altre, numerose bartocciate da leggere.
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