Violenza in Palestina: intrappolati e senza cure
Le incursioni militari israeliane in Cisgiordania e i ripetuti attacchi contro gli operatori sanitari e le strutture mediche stanno ostacolando gravemente l’accesso alle cure mediche per la popolazione
“Le forze israeliane hanno sfondato la mia porta. Ho detto più volte di essere un volontario per le organizzazioni mediche ma mi hanno trascinato fuori e preso a calci sulla schiena prima di puntarmi un’arma alla testa”. Ascoltiamo sempre più spesso racconti come questo da persone che vivono in Cisgiordania, Palestina, dove le recenti incursioni e violenze sono le più intense dal 2002. I ripetuti attacchi da parte dell’esercito israeliano non risparmiano gli operatori sanitari, le ambulanze e le strutture mediche. L’accesso alle cure per la popolazione di zone come quelle di Tulkarem, Jenin e Hebron è molto limitato e i danni alle infrastrutture sono enormi. Chiediamo che i civili e gli operatori che ogni giorno si impegnano per assistere queste persone siano protetti a ogni costo.
Le incursioni militari su larga scala lanciate dalle forze israeliane in Cisgiordania e i ripetuti attacchi da parte dell’esercito israeliano contro gli operatori sanitari, le ambulanze e le strutture mediche stanno ostacolando gravemente l’accesso alle cure mediche per la popolazione.
Le incursioni israeliane, iniziate nelle prime ore del 28 agosto, hanno anche causato danni su larga scala alle infrastrutture stradali, alle reti elettriche e alle forniture idriche, ostacolando seriamente la nostra capacità di gestire le attività mediche nelle città di Jenin e Tulkarem.
L’accesso alle cure mediche nella città di Tulkarem e nei campi profughi è molto limitato e i danni alle infrastrutture sono enormi. È quasi impossibile raggiungere chi ha bisogno. Queste incursioni non vengono annunciate e lasciano le persone enormemente impreparate. Tra l’altro, le madri ci hanno detto di non avere abbastanza cibo per i loro bambini. I residenti si sentono in trappola e isolati”. Membro dello staff di MSF
Dall’inizio delle ultime incursioni, le nostre équipe mediche sono state costrette a sospendere le loro attività sia a Tulkarem che a Jenin.
"Il nostro staff è attualmente limitato nei movimenti e nella capacità di fornire supporto diretto alla popolazione. Siamo riusciti a fornire primo soccorso psicologico d’emergenza solo a Tulkarem e a fare una donazione di materiale medico, latte per bambini e pannolini a Jenin. Le incursioni devono cessare e deve essere rispristinato al più presto l’accesso senza ostacoli alle cure mediche”. Caroline Willemen Coordinatrice dei progetti di MSF in Cisgiordania
"A Hebron, le forze israeliane hanno bloccato l’accesso e l’uscita dalla città impedendo ai nostri team di gestire le cliniche mobili e di supportare la maternità di MSF situata fuori città. All’interno della città, la nostra clinica è operativa, ma le persone riferiscono che i blocchi e la sensazione di insicurezza impediscono ai pazienti di accedervi.
A Jenin e Tulkarem, ambulanze e operatori sanitari sono stati ripetutamente attaccati, compromettendo seriamente le attività mediche. Dopo otto giorni di incursione, i bisogni sono in aumento, soprattutto nei campi, ed è necessaria una maggiore risposta umanitaria.
I veicoli blindati israeliani stazionano all’ingresso dell’ospedale di Jenin Khalil Suleiman, supportato da MSF, e il personale dell’ospedale fatica a mantenere attive le attività, tra carenze di elettricità e acqua”. Caroline Willemen Coordinatrice dei progetti di MSF in Cisgiordania
"Anche se indossavo il camice, sono stata colpita da proiettili sparati dall’alto e sono stata ferita sopra l’occhio e ho riportato ferite da schegge”. Paramedica volontaria formata da MSF
Un altro paramedico formato da MSF descrive come i soldati israeliani siano entrati in casa sua e lo abbiano minacciato: “Le forze israeliane hanno sfondato la mia porta. Ho informato più volte che ero un volontario per le organizzazioni mediche ma mi hanno trascinato fuori e preso a calci sulla schiena prima di puntarmi un’arma alla testa”.
Le recenti incursioni in Cisgiordania sono le più intense dal 2002. Dal 28 agosto ad oggi, 39 palestinesi sono stati uccisi e 140 feriti, secondo il Ministero della salute. Questi attacchi fanno parte di un più ampio schema di violenza che è peggiorato drasticamente dall’inizio della guerra a Gaza. Più di 652 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’ottobre 2023.
Chiediamo che i civili, gli operatori sanitari, le ambulanze, le strutture sanitarie e gli ospedali siano protetti ad ogni costo. In qualità di potenza occupante, le autorità israeliane devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale per garantire l’accesso senza ostacoli all’assistenza sanitaria e ad altri servizi essenziali in Cisgiordania.
Medici Senza Frontiere
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