01/05/2025
direttore Renzo Zuccherini

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Cento pale eoliche: un ecomostro per l'Umbria
Lungo i pendii montuosi verrebbero impiantate una settantina di pale eoliche alte fino a duecento metri. Un'altra trentina sorgerebbero nei comuni confinanti nelle Marche



Sull’ uso rovinoso dell’ambiente e del paesaggio in Italia, sui danni apportati al patrimonio nazionale in spregio alle disposizioni che pur sono state emanate (e costantemente disattese), a scriverne si potrebbero riempire biblioteche.

“All’ insegna di un costume onnidiffuso di illegale modificazione, alterazione, distruzione di quel patrimonio in vista dell’esercizio di ogni tipo di attività edilizia, economica, di diporto, di lavoro, di uso domestico o superfluo, pubblico o privato" scriveva, già qualche decennio fa, Giuseppe Galasso.

Alla lunga serie di opere disastrose per l’ambiente, inteso in senso storico-culturale e dunque anche paesistico, si aggiunge ora un’altra perla proprio in quella Regione e non soltanto in quella, che la retorica del potere continua, a sproposito, ad indicare come Cuore Verde d’Italia: l’Umbria.

Ma veniamo al progetto.

Lungo i pendii montuosi dei territori dei Comuni di Orvieto, Castel Giorgio, Trevi, Foligno, Sellano, Valtopina, Nocera e Gualdo Tadino, verrebbero impiantate una settantina di pale eoliche alte fino a duecento metri. Un'altra trentina sorgerebbero nei comuni confinanti nelle Marche.

L’installazione dell’ecomostro tentacolare comporterà un gigantesco movimento di terra con la produzione di immani quantità di cemento, con la creazione di aree di servizio ed opere complementari quali una fitta rete di nuove strade ove far transitare centinaia di camion e betoniere per il trasporto di materiali e componenti delle stesse pale.

 
Trevi. Sullo sfondo le Pale eoliche così come si vedrebbero dalla pianura


Immaginabile il relativo disboscamento di foreste secolari e lo sconquasso per specie animali e vegetali. Frane e dissesto idrogeologico ampiamente prevedibili in un territorio che, come è noto, è da sempre vulnerabile anche dal punto di vista sismico.

Un profilo panoramico davvero affascinante per chi getterà lo sguardo dalla pianura della Valle Umbra verso le montagne, con la deturpazione davvero irreparabile di uno dei pochi paesaggi, rimasti integri, di cui poter godere in Italia .

L'enormità del progetto ipotizzato non ha mancato di sollevare un moto di sdegno e di riprovazione non soltanto tra gli ambientalisti. Migliaia sono i cittadini dei territori dei Comuni interessati che hanno sottoscritto la petizione contraria alla realizzazione dell’ opera e che ora, dopo il diniego espresso anche dal Sindaco di Foligno, si rivolgono alle altre Amministrazioni Comunali dei territori coinvolti. Resta da vedere cosa ne dirà la neo eletta Presidente della Regione Umbria Stefania Proietti.

E così, alla catastrofe ecologica del Lago Trasimeno, “ridotto ad una vasca di acqua inquinata” così come certificato da uno studio dell’ Università di Camerino, all’aria da decenni avvelenata dalle Acciaierie di Terni o dai cementifici di Gubbio, ai veleni sparsi a piene mani per le coltivazioni di tabacco nell’ Alta Valle del Tevere o ai pesticidi impiegati per quelle delle nocciole della Perugina, si aggiunge ora anche lo sfregio per chi solleverà lo sguardo verso il cielo.

da: https://www.perunaltracitta.org/homepage/2025/01/17/umbria-cuore-verde-marcio-ditalia/

immagine di copertina da www.rivistaenergia.it


Maurizio Fratta

Inserito domenica 19 gennaio 2025


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Commenti

Nome: Claudio Santi
Commento: Energia eolica: oltre i pregiudizi estetici, per una vera transizione energetica Nel dibattito sull’eolico emergono spesso visioni che, più che fondarsi su valutazioni ambientali oggettive, sembrano rispecchiare opinioni personali. Questa deriva soggettiva è problematica, soprattutto in un’epoca segnata da disastri climatici sempre più frequenti. La retorica che descrive le pale eoliche come un "male invasivo" si traduce in un pericoloso freno alla lotta contro la crisi climatica, distogliendo l'attenzione dalla vera emergenza. La domanda chiave è: quanto ancora possiamo permetterci di difendere una visione statica e idealizzata del paesaggio, ignorando che il cambiamento climatico sta minacciando proprio quel patrimonio naturale che vogliamo tutelare? L’ambiente, di cui il paesaggio è solo una rappresentazione parziale e modellata dalla percezione umana, è sempre più vulnerabile agli effetti devastanti delle attività antropiche. Valutare la transizione ecologica esclusivamente attraverso canoni di bellezza estetica non è un criterio sostenibile se vogliamo perseguire l'obiettivo comune della tutela ambientale. Rimandare decisioni cruciali, restando in una condizione di incertezza e affidandosi a soluzioni future come la fissione nucleare, rischia di mantenere la dipendenza dalla produzione di energia basata sul gas. Ed essendo ormai note le cause dell’effetto serra antropogenico tanto quanto le conseguenze inevitabili del surriscaldamento globale, considerata l’attuale disponibilità delle rinnovabili sul mercato e la loro efficienza tecnica in termini di resa, ogni GW di potenza che non viene installata oggi rappresenta un’irrecuperabile occasione persa di mitigazione climatica. Alla fine del 2023, la capacità installata dei parchi eolici in Italia era arrivata a 12,3 GW. Tuttavia, l'obiettivo fissato per il 2030 richiede almeno altri 16 GW. Nonostante nel 2023 l’eolico abbia segnato un record, producendo 23,4 TWh e coprendo il 7,6% del fabbisogno elettrico nazionale, l’Umbria resta tra le regioni meno attive, posizionandosi al 16º posto, con una potenza installata inferiore a quella di regioni simili come Basilicata, Molise e Abruzzo. Questo dato suggerisce che c’è ancora molto margine per migliorare il contributo delle rinnovabili a livello locale. Il settore energetico italiano genera quasi l’80% delle emissioni di gas serra, e le fonti fossili ne sono la principale causa. Ignorare le possibilità offerte dalle rinnovabili significa frenare la transizione verso un futuro più sostenibile. È comprensibile che l’aspetto visivo delle pale eoliche possa essere percepito come un elemento di disturbo, ma non possiamo più permettere che considerazioni puramente estetiche abbiano la meglio su questioni urgenti come la riduzione delle emissioni. Ad esempio, in Umbria, molti rilievi montuosi ventosi rappresentano una risorsa preziosa per l’energia eolica, e non sfruttarli, seppur nel rispetto di tutte le aree protette, sarebbe una scelta miope. In un contesto dove la riduzione dei consumi energetici rimane una prospettiva difficile e spesso evitata nel dibattito pubblico, l’eolico emerge come una delle poche soluzioni realmente praticabili e sostenibili. Eppure, un atteggiamento di rifiuto basato su un approccio “non nel mio cortile” continua a ostacolare l’accettazione di queste tecnologie. L’eolico è una tecnologia dal potenziale straordinario per lo sviluppo sostenibile, soprattutto nelle aree interne, dove può promuovere autonomia energetica. Inoltre, con il costo dell’energia eolica ai minimi storici, questa soluzione si dimostra non solo ambientalmente necessaria, ma anche economicamente vantaggiosa. Se il dibattito tecnico ed economico sull’eolico appare ormai chiaramente favorevole, resta da vincere la sfida dell’accettazione sociale. Il rifiuto di nuove infrastrutture è spesso il risultato di una scarsa consapevolezza dei vantaggi che queste possono offrire alle comunità locali. Educare i cittadini sul ruolo cruciale di queste tecnologie è una priorità: solo comprendendo il contesto storico e l'urgenza della crisi climatica possiamo superare il muro di pregiudizi che ne ostacola l’adozione. Così come elettrodotti e antenne sono stati integrati nel paesaggio perché considerati indispensabili, anche le pale eoliche devono essere viste non come una minaccia, ma come un elemento chiave per la salvaguardia del nostro ambiente. È il momento di superare la sterile contrapposizione tra estetica e sostenibilità, riconoscendo nelle energie rinnovabili una via imprescindibile per costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni che verranno. Per Europa Verde Umbria Davide

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