01/05/2025
direttore Renzo Zuccherini

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Non smettiamo di parlare di Palestina
Gaza sempre più chiede che ognuno faccia la propria parte. Da decenni è in atto una politica che mira a disgregare, deprivare delle risorse primarie e costringere a spostarsi in altri territori la popolazione locale. Riconosciamo il diritto all’identità culturale di un popolo che rischia di scomparire.


Gaza è un luogo che sempre più chiede che ognuno faccia la propria parte. Ne abbiamo parlato molto, nei precedenti bollettini, in ognuno dei tanti incontri che realizziamo nei territori e con le comunità che non si arrendono alla banalità del male e vogliono approfondire, conoscere e comprendere insieme a noi cosa è possibile fare. Ma Gaza è anche l’apice di una dimensione drammaticamente più ampia.

La Palestina tutta è sotto l’attacco di una potenza che, impunita, continua a perpetrare un sistema violento teso alla repressione ed allo spostamento forzato della popolazione. Prova ne sono gli attacchi continui dei coloni in Cisgiordania, che avvengono con la protezione dell’esercito, la distruzione per mano dello stesso esercito di estese aree anche urbane, come avvenuto nei campi profughi di Jenin e di Tulkarem, un progetto che non lascia spazio alla speranza, al riconoscimento dei diritti della popolazione palestinese e che tende a metterne in discussione non solo la presenza fisica ma anche la propria identità culturale.

Questo non è un processo nuovo. Da decenni è in atto una politica che mira a disgregare, deprivare delle risorse primarie e costringere a spostarsi in altri territori la popolazione locale, politica attuata anche attraverso la segregazione territoriale, che ha visto nella costruzione del muro di separazione, nell’implementazione di un sistema di controllo territoriale attraverso posti di blocco fissi o mobili e nell’ampliamento delle colonie in area palestinese le sue dimensioni più evidenti.

In questo quadro complesso, già molti anni fa abbiamo cercato di sostenere le comunità beduine che risiedono in Cisgiordania, nella valle del Giordano - tecnicamente in quella definita come Area C - attraverso diverse azioni. Dalla realizzazione di scuole primarie, che tutt’oggi consentono ai minori beduini di vedere riconosciuto il diritto di base all’istruzione, ai programmi di supporto socio-economico, con lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali (tra cui a titolo di esempio: la produzione di lana nei piccoli villaggi, la promozione di guide per percorsi di turismo sostenibile…) e con programmi in grado di preservare la cultura tradizionale locale.

È in questo quadro che è nata la collana di albi illustrati dedicata alle fiabe tradizionali beduine, realizzata in collaborazione con il Tamer Institute for Community Education di Ramallah. Il percorso, che abbiamo avviato nel lontano 2012, ha visto la realizzazione di ricerche antropologiche sulla tradizione orale, l’individuazione delle storie che non sono mai state trascritte e, quindi, la trascrizione, illustrazione e pubblicazione delle stesse. Un percorso composito, che ha visto l’attivazione di un ecosistema fatto da importanti attori: da esperti di settore (antropologi, ricercatrici, intellettuali, illustratrici e illustratori) alla comunità nel suo insieme (in particolare bambini adulti e anziani che hanno partecipato attivamente alla raccolta e trascrizione del proprio patrimonio orale).

Il libro “Ghoula, Anasiye e Huseini – storie tradizionali raccontate dai bambini beduini palestinesi ai bambini del mondo” nasce, nel 2014, in questo contesto. Il volume è il secondo della raccolta, raccoglie tre storie della tradizione orale beduina mai trascritte prima. Il volume è bilingue, italiano e arabo, ed il formato è stato studiato per poter permettere alle due lingue di dialogare in modo paritetico e permettere a chi lo legge di sfogliarlo in un modo coerente con l’impostazione di lettura propria di una e dell’altra lingua. Ogni storia è raccontata attraverso una illustrazione “professionale”, realizzata da giovani artisti palestinesi accompagnati dalla sapiente guida di grandi nomi dell’illustrazione: Giulia Orecchia, Emanuela Bussolati, Dario Cestaro. Il testo, interamente lavorato in modo partecipato con la comunità, è accompagnato dalle illustrazioni realizzate con i bambini delle scuole dei villaggi beduini coinvolti.

Un libro quindi che raccoglie, dentro alle sue storie, una storia ancora più grande e insieme la volontà, oggi più che mai urgente, di mantenere viva l’identità culturale di un popolo soggetto ad un processo di violenta repressione.

Recentemente si è tenuta a Bologna l’ultima edizione della Bologna Children’s Book Fair, uno degli eventi internazionali più importanti dedicati alla letteratura per l’infanzia. Il nostro partner, con la sua casa editrice Tamer Institute di Ramallah, ha partecipato rappresentando orgogliosamente l’unica realtà palestinese rimasta attiva in questo settore. Molte sono le persone e le altre case editrici che da tutto il mondo hanno fatto visita allo stand dialogando con la referente dell’organizzazione.  Durante la manifestazione, si è tenuto anche l’evento “I Will Not Write Poetry – Voices from the Children Under War”, un racconto delle esperienze dei bambini e delle bambine di Gaza in questo tempo di guerra attraverso le loro parole e illustrazioni, accompagnato da un profondo discorso con il pubblico sulla drammaticità della situazione attuale e sull’importanza e urgenza di dare spazio all’infanzia, ogni giorno negata e violata.  

Per tutto questo, i nostri albi illustrate sulle storie tradizionali beduine sono un pezzo di un discorso più ampi. E ogni spazio e modalità è importante. Ogni azione è importante.

Non smettiamo di parlare di Palestina, diamo spazio alla storia ed alle storie, riconoscendo il diritto all’identità culturale di un popolo che rischia di scomparire.






Vento di Terra O.n.g.

Inserito lunedì 14 aprile 2025


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