15/10/2025
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Questa terra è donna
Le poesie di Fadwa Tuqan: delicatezza, bellezza, forza e potenza, dolore disperazione, orgoglio della poesia palestinese


Questo libriccino di poesie, contenuto ma intenso, di Fadwa Tuqan è stato brillantemente presentato alla Biblioteca G. Carducci di Città di Castello venerdì 5 settembre 2025. Pubblicato da "l’altra pagina", ha anticipato di una settimana, sempre nel capoluogo dell’Alta Valtiberina, il XXXVII Convegno Nazionale di Studi dello stesso periodico, che ha raggiunto i 40 anni di vita e vitalità.
La presentazione di “Non piangerò”, dal titolo di una lunga poesia di Fadwa dedicata “ai poeti della resistenza palestinese”, è stata introdotta dal nostro amico, poeta e compagno, Giorgio Filippi, che ha voluto iniziare subito con questi versi della “madre della poesia palestinese” (tale definita dal “padre” della stessa, Mahmoud Darwish), frammenti di una più elaborata poesia del 1977, “Nelle onde”:

Quella notte
I volti sbiadirono intorno a noi
E tutto scomparve
Meno il bagliore blu
Dei tuoi occhi e il richiamo
In quel blu brillante
Dove il cuore
Ha navigato come una nave
Guidata dalle onde.

A seguire, la curatrice del libro (e traduttrice dallo spagnolo, per comprensibili contingenze, dei versi di Fadwa), Lucia Badili, ha spiegato, nella Introduzione del libriccino, come e perché di questa sua scelta. La poetessa rivoluzionò la poesia araba, introducendo il verso libero, e con questi suoi versi ha lanciato e lancia tuttora un grido di denuncia al mondo dell’oppressione israeliana [oggi vero e proprio pianificato genocidio], dopo la Nakba del 1948 e successivamente alla “Guerra dei sei giorni” del 1967.
Questa “cantora della terra rubata” è stata quindi ricordata da un altro raffinato poeta locale, Simone Cumbo, con “Mi basta restare nel tuo grembo” (presente in questa piccola raccolta).

Mi basta morire su di lei,
seppellirmi in lei;
sotto la sua terra fertile dissolvermi, finire,
e germogliare fatta erba del suo suolo;
fatta fiore, con cui giochi
la mano di un bambino cresciuto nel mio paese.
Mi basta restare nel grembo della mia terra:
polvere, zagara ed erba.

Infine, prima di una discretamente vivace discussione, Luciano Neri, profondo conoscitore della realtà palestinese da lunga data, ha non solo sottolineato il “sentimento pensante” della nostra poetessa, ma ha anche fatto una perfetta disamina della situazione attuale in Palestina (tutt’altra cosa rispetto alla banalità, grossolanità, superficialità, con cui quanto accade laggiù è raccontato dai media occidentali, asserviti al sistema coloniale, colonialista e imperialista di USA e Stati Europei, Israele evidentemente compreso, figlio, sicario e asservito a questa logica vigliacca, violenta e criminale).
Nella poesia, nelle poesie che i versi di Fadwz Tuqan esprimono, vi è forte il sentimento, il sentimento d’amore che emana per la propria terra, amore per la sua Palestina ma senza odiare il nemico, bensì soltanto una solitudine interiore per quanto è stato perso, per quanto è stato rubato. Ed è altresì un richiamo al suo popolo perché alzi o rialzi la testa con orgoglio per difendere, anche, una cultura millenaria, unica in terra araba, che è e deve essere resistenza, resistenza, resistenza, con decisione, tenacia, convinzione: sumud!



Daniele Crotti

Inserito mercoledì 17 settembre 2025


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