09/11/2025
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Il sentimento civico per restare umani
Vanni Capoccia, le letture e Mario Rigoni Stern



Nel numero di novembre del 2018 de l’altrapagina, il Dossier era dedicato ad Aldo Capitini, “il profeta della nonviolenza”. Se male non rammento, tale Dossier fu proposto e voluto da Vanni Capoccia. Il suo articolo aveva come titolo le prime tre parole riportate nell’oggetto di questa mia comunicazione. Vanni stimava Capitini e mi coinvolse anch’egli nella sua conoscenza. Le ultime parole del suo contributo in quel numero del periodico tifernate sono state queste: «Far crescere un civismo che aiuti le città a diventare non un luogo dove semplicemente si sta, ma si convive; che rinsaldi le relazioni tra gli abitanti, tra vecchie e nuove generazioni e ne crei con quelli nuovi che hanno attraversato in fuga o per bisogno i confini; che abbia compresenti i cittadini del futuro riconoscendogli da prima che nascano il diritto di cittadinanza».

Vanni era un consapevole amante delle letture, sia in prosa che in poesia. In merito a quest’ultima espressione del sentimento umano amava molto non solo alcuni poeti perugini ma anche tanti poeti “altri” e/o “ribelli”, e penso ad Antonia Pozzi, ad Alda Merini, solo per citare a memoria un paio di nomi. Tra i “suoi” poeti della sua amata città di Perugia, Vanni adorava in particolare Sandro Penna e il comune amico Walter Cremonte. Una delle ultime scritture poetiche di Walter è “Diversamente”, da cui propongo i seguenti versi: “Prendere l’Ape / e andare nel bosco / come il furbo pensionato / cercatore / nel bosco ci sono funghi, castagne, / legna secca, da mettere nell’Ape / per l’inverno   Andare nel bosco / con l’Ape / cercare cose buone per l’inverno / e parole”.

Tra i tanti scrittori, passati, recenti, contemporanei, legati a mio avviso anche agli autori sopra citati, Vanni stimava ed era sensibilmente coinvolto da Mario Rigoni Stern, che ebbe modo anni addietro anche lui di conoscere. Io stesso ne sono affascinato: uomo e scrittore di montagna, del suo Altipiano di Asiago, che chiuse la sua immensa opera letteraria con un libro che rappresenta il percorso di una vita, della sua vita, della vita dei tanti che incontrò, conobbe, che stimò. Il libro è STAGIONI ed è per me il suo “capolavoro” (ne ho una copia dallo stesso Rigoni Stern dedicatomi, l’11 agosto 2007), nasce “da un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio e della sua grazia, e rievoca grandi avvenimenti della Storia e piccole vicende personali, in un flusso scandito dall’alternarsi delle stagioni”, appunto!  

Vanni nasce a Perugia il 17 giungo del 1948 (mio coetaneo; io sono nato alcuni mesi prima di lui) e ci ha lasciato il 3 ottobre del 2025, l’anno in corso. Negli ultimi cinque anni o quasi, un po’ su mio stimolo un po’ su sua manifesta scelta e volontà, ha recensito alcuni libri del grande narratore di Asiago; recensione di cui mi fece gradito, emozionante, empatico dono. Ecco allora che ho pensato di offrirvi quanto Vanni ha scritto, con un profondo e delicato sentimento umano, al riguardo: ne ho fatto una sorta di “neo-composizione”.  

Vi saluto e vi ringrazio della condivisione, mi auguro, di quanto qua scritto e quanto in allegato, con le ultime parole che chiudono STAGIONI, per me, ripeto, il suo apice emotivo, di scrittura, di pensiero, di memoria, di profondissimo sentimento umano:

«Così una dolce malinconia ti prende, la melanconia dell’autunno, e sotto un larice, all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce. Una mattina di dicembre vedrai il cielo uniformemente grigio, le montagne dentro le nuvole, i boschi più scuri e, da una catasta di legna, schizzar via lo scricciolo. Il suo campanellino d’argento ti dirà prossima la prima neve”.





Daniele Crotti

Inserito lunedì 3 novembre 2025


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