Assisi. La data zero 2025 di Carmen Consoli
Carmen Consoli è rock, è decisione, è uno sguardo critico verso la sua Sicilia, ma è anche semplice schiettezza
'Nta cuntrada e Munacheddi s'addumavanu li luci I picurari aveunu lu cielu sutta e peri. Tra li petri e 'mmezzu all'erba, finu a sutta li sdirupi Iddi danzavunu filici.
(Nella contrada Monachelle si accedevano le lucciole e avevamo il cielo sotto i piedi. Tra le pietre e in mezzo all’erba, fino ad arrivare al ciglio dei dirudi loro danzavano felici)
Così inizia la traccia numero uno di Amuri luci. La descrizione delle bellezze naturali, il cielo e il mare diventano la scenografia per la nuova avventura poetica e musicale di Carmen Consoli. Giovanni Impastato ricorda le passeggiate da ragazzo in campagna con Peppino, come i momenti felici. Carmen gli dedica il pezzo, da una parte per mostrare la luce della forza d’animo, che il fratello Peppino ha investito durante tutta la sua vita, e dall’altra per dare atto delle energie spese a mantenere la memoria del fratello. La Consoli, da artista, utilizza al meglio la sua potenza comunicativa per enfatizzare la fatica giornaliera dell’onesto contro i soprusi e le ingiustizie.
Chi siamo, in cosa ci identifichiamo? Cosa scandisce il nostro tempo? Verso dove scorre? Queste sono alcune delle domande a cui risponde la “Cantantessa” nel suo lavoro. Carmen Consoli è rock, è decisione, è uno sguardo critico verso la sua Sicilia, ma è anche semplice schiettezza. Lo si può cogliere bene, dagli sentiti scatti di Assisi del fotografo Cristian Sordini. E’ la donna che ha preso le redini del corso della musica cantautorale femminile, anche sui più importanti palchi del mondo. Reduce da due tour mondiali nelle Americhe e tutta Europa, il progetto “Terra ca nun senti” e il tour con la partecipazione straordinaria della “Rocker” Marina Rei alla batteria. Riparte ancora.
Quel 18 ottobre al sabato sera nel Teatro Lirick di Assisi alle ore 21:20, suonava la data zero del tour Amuri Luci. Si apriva il sipario. Carmen davanti al suo microfono, con la chitarra acustica ed un vestito bianco, fatto di pizzi e merletti della tradizione siciliana. Sotto una luce angelica, è accompagnata dal sempre presente chitarrista Massimo Roccaforte, il batterista Puccio Corona, il violinista e all’occorrenza chitarrista Adriano Murania, il bassista Marco Siniscalco, la percussionista Valentina Ferraiuolo e il musicista di strumenti tradizionali, Gemino Scaglitta Calà.
L’immagine della cantautrice si staglia tra le onde del mare. Prima del concerto, avevo visto di lei, solo un’intervista su RTL 102,5, in cui, l’autrice parlava con la sua straordinaria passione delle discendenze siciliane e del bisogno di trovare altre strade. Di ritrovarsi, passando all’approfondimento della ricerca delle radici greche e latine in Magna Grecia. Eccetto il brano che passava per radio, ho voluto vivere le emozioni di andare al concerto senza conoscerne altri. E’ stata una scoperta sentire la voce chiara e timbrata sulle melodie orientaleggianti de “La terra di Hamdis”, perfettamente miscelata alle melodie di Mamhood, le parole di Ignazio Buttitta, in Mamma tedesca, l’intermezzo di Jovanotti in “Parru cu tia” e del tenore Leonardo Sgroi in “ Qual sete voi”. Un mare di brividi e di lacrime. Dopo aver suonato, quasi d’un fiato l’album, si chiude il sipario e dopo qualche minuto, Carmen ricompare sul palco in abbigliamento da rocker per iniziare la seconda parte del concerto.
Ripercorre tutta la sua carriera, sempre con uno sguardo sulla forza e la fragilità della figura femminile. Apre con A.A.A. Cercasi dell’album Omonimo del 2011, con un habitus più acustico, ma sempre efficace. Passando per una versione più ironica di Autunno dolciastro, benchè sempre energica, estratta dell’album Mediamente isterica del 1998, la cantautrice catanese ribadisce l’importanza del rallentare i tempi in cui viviamo. Richiama con fermezza al rispetto verso ambiente che ci circonda. Attacca il brano “Imparare dagli alberi a camminare” tratto da “Volevo fare la rockstar”. Nel testo, rievoca delicatamente un’immagine della donna che osserva il proprio bambino sognare nel letto, durante il sonno, mentre Massimo Roccaforte accompagna la melodia con il suo assolo deciso e netto, allo stesso tempo nel suo inconfondibile stile sommesso.
...e chissà che non sia un bene ricominciare ad imparare dagli alberi a camminare senza calpestare Mentre dormi, ti agiti stai correndo
Nel 1996 usciva “ Due parole” , il suo primo album che conteneva due brani “ La stonato” e “ Sulla mia pelle”. Con un annuncio al suo pubblico, quasi di rammarico, per non averli suonati per tanto tempo, li intona con la voce matura di oggi. La Cantantessa aggiunge al sound ed alle parole di ieri, una pennellata di magico nel tornare indietro di quasi trentanni di carriera.
Alla fine del concerto, presentata la band, dopo un lungo saluto al pubblico, Carmen si ritira, Per niente stanca. Uscirà ancora per concedersi alle foto e agli autografi con i suoi fan più affezionati.
Forse non è un caso che la Consoli si afferma sulla scena del cantautorato femminile, proprio nel 1996, quando ci lasciava la grande Goliarda Sapienza, donna, anche lei catanese, che aveva durante tutta la sua vita anticipato i tempi.
Non sapevo che il buio non è nero che il giorno non è bianco che la luce acceca e il fermarsi è correre ancora di più.
1. Amuri Luci 2. Unni t’ha fattu ‘a stati 3. La terra di Hamdis 4. Mamma tedesca 5. 3 oru 3 oru 6. Bonsai #3 7. Galateia 8. Parr cu tia 9. Comu veni veni 10. Qual sete voi? 11. Nimici di l’arma mia 12. Questa notte una lucciola illumina la mia finestra 13. AAA Cercasi 14. Ottobre 15. Qualcosa di me che non ti aspetti 16. Autunno dolciastro 17. Imparare dagli alberi a camminare 18. Sintonia imperfetta 19. Lo stonato 20. Sulla mia pelle 21. L’ultimo bacio 22. Parole di burro 23. In bianco e nero 24. Bonsai #2 25. Orfeo 26. Amore di plastica 27. ‘A finestra
Paolo Parigi
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