Domenica 3 agosto 2025 alle 6 del mattino, dopo una malattia il cui esito è stato molto breve nella sua fase finale, ha lasciato questa terra la mia amata mamma Marcella.
Se n’è andata in punta di piedi, senza voler scomodare, avendo interrotto negli ultimi tempi i contatti anche con le persone più strette (tranne il sottoscritto), ritiratasi ormai da tempo nel suo amato luogo la casa di Poggiarello in compagnia dei suoi amati animali (la pastore belga Polli Kira e il gattino cirulì).
Con lei se n’è andata definitivamente una parte di me, le mie radici, il ponte con il mio passato, la memoria del mio passato e dei miei cari scomparsi.
Marcella era una donna e una mamma fuori dal comune in tutti i sensi, di un’intelligenza acuta con una cultura immensa (amava leggere in continuazione libri sino a tarda notte… diceva che il libro la faceva viaggiare nei luoghi era nutrimento per la sua anima).
Carattere forte, autoritario, giudicante, ad un primo impatto era difficile da affrontare ma per esperienza personale posso dire che coloro che perseveravano nelle frequentazioni avevano poi modo di apprezzare in lei un animo sensibilissimo.
Marcella si affezionava tanto alle persone e se ne preoccupava con una premura inconsueta. Al contrario delle apparenze e del suo spirito indipendente, è stata una madre molto presente e a suo modo protettiva anche se al di fuori dei canoni tradizionali.
I litigi e gli scontri di oggi con le persone amiche e conoscenti erano superati nel breve dall’affezione e dalla preoccupazione per le stesse, per i loro cari... La sua critica rigorosa aveva sempre un fine benevolo quello di fare da specchio alle persone affinché correggessero quelli che lei riteneva gli aspetti più negativi del loro vivere in modo da riacquistare la serenità e la salute e, pur nella severità del giudizio, sapeva sempre vedere il positivo che c’era nelle persone.
Mamma aveva un amore smisurato per la natura, intesa come vegetali, minerali e animali che considerava specie elevate che definiva “superiori all’umano”.
Amava molto viaggiare alla guida della sua Fiat panda di colore bianco (che chiamava in onore del popolo degli indiani d’America “penna bianca”) e frequentare i luoghi della natura che più amava accompagnata dai cani che, a partire dal 2000 erano la sua famiglia (la piccola Pollicina incrocio con un cocker, Pollipo pastore belga nera e Polli Kira pastore belga nera oggi vivente) e che lei amava più di ogni altra cosa.
Con lei potevo parlare e confrontarmi su qualsiasi cosa e anche se mi capitava a volte di non condividere le sue opinioni queste mi aiutavano molto a riflettere perché c’era sempre qualcosa di utile da prendere.
Anche se ha lasciato la dimensione terrena la sento sempre presente e a me vicina in quel luogo magico che ha profondamente voluto e amato più di ogni altra cosa…la casa di Poggiarello (frazione di Foligno).
Mamma era una cultrice dell’alimentazione come cura di ogni malattia. Aveva studiato l’alimentazione macrobiotica in Svizzera e a Firenze e l’aveva rielaborata in una visione personale che privilegiava il cibo vegetale di stagione e del proprio luogo.
Cara Mamma mi lasci tanti ricordi, un’eredità personale immensa, una produzione letteraria altrettanto importante (in parte ancora da editare), un patrimonio di essenze floriterapiche di inestimabile valore terapeutico, il luogo magico dove abitavi, la casa di Poggiarello, i tuoi amati animali.
Amo pensarti nei tuoi luoghi del cuore, intenta a contemplarli, con i tuoi animali e a raccogliere fiori con i quali preparare essenze floreali di guarigione.
Ti ringrazio per tutto quello che mi hai donato … ti percepisco nelle piccole semplici cose che amavi …. negli insegnamenti che mi hai trasmesso, nei ricordi delle piacevoli chiacchierate, nei racconti minuziosi dei familiari da tempo scomparsi che tu custodivi nella memoria, nei pranzi al ristorante e a casa insieme … cerco ancora la tua presenza ascoltando il mio cuore.
Raffaello Beltrami
“Ciao Gigi, sono Marcella, se ti fa piacere vediamoci in un bar, ho pubblicato un nuovo libro di racconti, mi piacerebbe che tu lo leggessi”. In quei giorni in cui tutta la mia attenzione era rivolta su di me e la mia inattesa malattia, ho declinato quell’invito, usuale per lei ma anche per me, di sedersi ad un tavolo di un bar: “Ti vengo a trovare a casa, in questo momento ho un po' di problemi, appena posso arrivo”. “No, a casa non mi piace non faccio entrare nessuno, ciao a un’altra volta”.
Questa è stata la nostra ultima conversazione.
Questo era il suo ultimo regalo, un libro, quello che manca tra tutti gli altri che lei mi ha donato nel corso degli anni.
E’ doloroso ma è anche la prima cosa che ho pensato quando ho saputo della sua morte. Non ci vedevamo spesso, mi telefonava quasi sempre lei.
Parlare di Marcella Rossi non è facile, perché lei è una personalità molto complessa e variegata, la sua esistenza una continua ricerca, arte e vita connesse ed indivisibili, direi scoperte lungo il suo percorso di vita, la stessa “Poggiarello” parte del tutto, un luogo tutto suo, quasi la sua ragione di vita oppure la ragione di esistere di quel luogo tra le colline di Valtopina.
Il primo ricordo che ho di lei risale a quando ero poco più di un bambino, a metà circa degli anni sessanta.
Non la conoscevo ma la vedevo spesso perché andava a trovare una sua amica che abitava nello stesso palazzo di mia zia Loretta, vicinissimo a casa mia.
Era una ragazza nel pieno della gioventù, quello che mi colpiva era il suo cane, un pastore tedesco da cui non si separava mai, una simbiosi totale tra lei e il suo cane, quasi come un unico essere.
Anche nel corso degli anni i suoi mille gatti e i tanti cani che l’hanno accompagnata erano parte integrante di lei, imprescindibili dalla sua vita.
Anni dopo l’ho rivista dietro una cattedra di scuola: era la nostra nuova insegnante di lettere al Liceo Scientifico. L’inizio fu strano perché sostituiva una nostra professoressa, molto amata dalla classe, per questo lei era stata accolta con poco entusiasmo.
Quelle due insegnanti, così diverse, quasi all’opposto, una tanto misurata, elegante, fuori dal tempo, in quei turbolenti primi anni “70, quanto l’altra estroversa nei suoi abiti colorati, le sue collane etniche, così immersa nel clima politico e sociale di quei tempi, sono state entrambe fondamentali nella mia formazione ed in quella dei miei compagni. Siamo stati fortunati è facile dirlo ora.
Ma la fortuna va colta ed io non ho mai realmente interrotto, nel corso di questi tanti anni, il rapporto che ho avuto con le mie due insegnanti.
Con entrambe, ho condiviso la passione per i libri, quanti autori ci siamo scambiati, molte delle passioni letterarie e musicali di Marcella nascono da miei entusiasmi, Buzzati, Piero Chiara, Camilleri, Paolo Conte, così come molti autori che ho amato li devo a lei.
Marcella amava dialogare, i suoi interessi erano tanti, il mondo circostante, la natura, per lei erano una continua scoperta, ma soprattutto amava ascoltarti, questo un altro suo grande talento.
Marcella Rossi è stata tante cose, critico letterario e d’arte, traduttrice di tutte le poesie di Katherine Mansfield, esperta di medicina naturale e di una nuova spiritualità, teorica dell’alimentazione come cura, ha realizzato costumi misteriosi e maschere in cartapesta, ha scritto favole e racconti, ha fatto riscoprire autori dimenticati come Giulio Giuliani.
Ma soprattutto Marcella Rossi è stata ed è una poetessa. Una poetessa vera che ti entra subito nell’anima. “Casoperaje” sono le sue pagine che più mi piacciono, forse perché anche io ho vissuto la mia infanzia in quei luoghi e la ritrovo tutta nei suoi versi. Poesie che ci parlano di un tempo andato, con un pizzico di nostalgia, senza alcuna retorica e con una sottile vena ironica. Frammenti di vita dove traspare il suo mondo, l’amore per la sua famiglia, gli animali, la natura.
Il suo dialetto folignate ha una forza descrittiva immediata, come lei disse: ”Il dialetto è risonanza di vita palpitante. Voce primaria. Restituisce forza di suoni. Affonda nelle radici dell’individuo, nella potenza della sua primordialità”.
Infine voglio ricordare un piccolo libricino di poesie “Ohzneh”, poesie 2014, qui è l’esperienza amorosa che è sconvolgente, l’inquietante felicità di sentirsi “tutt’una cosa” con l’altro.
Luigi Ambrogioni
E' talmente vasta la produzione letteraria, storica, poetica e fitoterapica così come quella della medicina del cibo portata avanti dalla folignate Marcella Rossi che pizzicare qua e là qualche testo poetico diviene particolarmente riduttivo.
Quando Marcella parla di “Case Operaie”, il quartiere dove è nata, fa questo racconto: “...un'interminabile costruzione lungo la Flaminia, eretta nel primo Novecento per alloggiare ferrovieri e dipendenti delle Grandi Officine....Il quartiere era crogiolo di un'umanità la più diversa.....Tra i bambini il dialetto era insopprimibile, continuo, frenetico, ammucchiato; una sorta di ubriaco cantare a colori tra giochi ingenui e perversi.”
I suoi testi li troviamo, pubblicati in dialetto, nelle edizioni Thyrus.
Il caldo d'estate e il terremoto del 1997 eccoli raccontati in folignate:
“Co' stu callu / che vòli 'rcapezza'? / Nun ze rispira / te lavi de sudore / te travòji de qqua e de là / 'Stu callu/ co' lu trèmòtu pure / pòzza murì de 'n còrbu / ce vole fa crepa'.”
Quando c'è l'allontanamento da “Case Operaie” c'è anche l'abbandono del dialetto. La produzione di Marcella Rossi, poetessa fin dall'adolescenza, abbraccia, con l'insegnamento nei licei cittadini, la critica letteraria e d'arte. Con la casa editrice Ali&no pubblica molte altre raccolte di versi. E' ancora Marcella che nel 1999 traduce, per la prima volta nella lingua italiana, le poesie di Katherine Mansfield.
Sempre per l'Ali&no editrice pubblica rilevanti opere di Medicina Naturale, materia nella quale da decenni è fortemente impegnata anche attraverso prestigiose testate nazionali come “Re Nudo”.
Marcella ha fondato il “Cammino dell'autocura, via semplice di guarigione”.
Sapendo di far cosa gradita a quanti seguono gli studi della Rossi, ecco le sue principali opere pubblicate con Ali&no:
“La contemplazione della luna”(2000), “La via del cibo”(2002), “Metaphorica”(2003), “Dialoghi”(2004),
“Diario del mondo vegetale”(vol.1- 2007), “Floriterapia, Nuovi Studi”(2008), “ “Gli oreoguaritori”(2010),
“Alandrò”(2012), “Diario del mondo vegetale (Vol.2-2014), “Ohznèh”(2015), “Poesia”(2015)
“Lunae”(2016), “Le torri del silenzio”(2016), “Autocura”(2017) “Fiori di Bach. Messaggi e immagini di guarigione” (2019), “Guida semplificata ai sali di Schussler”(2019), “Autunno e salute”(2019), “La civiltà del patriarcato”(2020), “Onde adriatiche”(2020), “Dialoghi sull'universo”(2022).
Da “Poesia”, edizioni Ali&no:
Nebbia Primavera
si scioglie col passo frigido
dal calor dei treni delle nuvole
e sale
sale verso il sole Tu ti allontani
in veli - e nevica la Luna-
Giorgio Filippi e Antonio Azzarelli