Il bosco del Corso
Rende visibile una domanda di verde all’interno delle città: non è più confinato ai parchi, ma nasce da una sottrazione: meno asfalto, meno corsie, più suolo vivo e spazi condivisi
Il “bosco del corso” non è solo un gesto simbolico: rende visibile una domanda di verde all’interno delle città. Il confronto nato, in due articoli (di Cristian Betti e Claudio Sampaolo) sul Corriere dell'Umbria, attorno alla presenza degli alberi nel cuore della città è interessante proprio perché mette in luce una visione che va oltre il singolo allestimento. Ed è qui il punto centrale. Si tratta di un’idea diversa di città, in cui il verde non è un elemento di risulta né un costo da ridurre, ma parte integrante di una riprogettazione profonda dello spazio pubblico. Lo dimostrano i numerosi esempi europei – da Parigi a Vienna, da Bruxelles a Barcellona e Anversa – ma anche città italiane come Milano, Bologna e Torino, dove il verde urbano è sempre più inteso come infrastruttura ecologica, capace di ridurre l’inquinamento, migliorare la salute, aumentare la biodiversità urbana e rendere gli spazi pubblici più resilienti ai cambiamenti climatici. In questa prospettiva, il verde non è più confinato ai parchi, ma nasce da una sottrazione: meno asfalto, meno corsie, meno superfici impermeabili e meno spazio dedicato alle auto significano più suolo vivo, alberi, habitat urbani e spazi condivisi. Per Perugia tutto questo può rappresentare un’occasione concreta: avviare interventi diffusi di depavimentazione, recupero di suolo e rinaturalizzazione, anche in linea con il bando regionale richiamato nell’articolo. Ad esempio, intervenendo su incroci in ambito residenziale oggi inutilmente larghi e sovradimensionati – come già suggerito all’assessore Grohmann – per ridurre le superfici asfaltate, aumentare la permeabilità e restituire spazio ad alberature, verde e biodiversità. Se progettati in modo coordinato, questi interventi possono allo stesso tempo migliorare la mobilità pedonale, riducendo i rischi negli attraversamenti, eliminando barriere architettoniche, introducendo arredi urbani e spazi di sosta e garantendo maggiore sicurezza e qualità dei percorsi. Il valore del “bosco del corso” sta proprio qui: non tanto in ciò che è, ma in ciò che può attivare. Se saprà diventare l’avvio di un cambio di paradigma, potrà davvero indicare una direzione nuova per la città.
Matteo Lanfaloni
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