16/04/2024
direttore Renzo Zuccherini

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La sicurezza delle donne passa per il reddito
L'uscita dalla dipendenza economica è uno degli elementi di maggiore efficacia per aiutare le donne vittime di violenza

                    

“Il fatto d'essere entrati nel ventunesimo secolo senza aver eliminato la violenza sulle donne – secondo una dichiarazione del vicesegretario delle Nazioni Unite – è uno degli aspetti più vergognosi della storia della civiltà”.  Un'affermazione condivisa ai più altri livelli delle Istituzioni transnazionali che dà conto di innumerevoli progetti, proposte, raccomandazioni che anche l'UE da anni promuove e invia ai governi nazionali che se ne fanno in misura  e modalità diverse responsabili. In Italia negli ultimi anni l'attenzione alla violenza maschile sulle donne è diventata oggetto quasi quotidiano di dibattito, sia per le sollecitazioni dei tragici eventi che la stampa ci riporta sia per l'allarme provocato dai dati Istat sulla dilagante violenza domestica, che vede le donne vittime di figure familiari  o conoscenti, dentro l'area “protetta” delle abitazioni o dei luoghi di lavoro.
    Davanti a una tale emergenza anche diversi governi regionali hanno approntato strategie di contrasto e in Umbria la Regione ha organizzato – fra l'altro – un importante corso di formazione dal titolo significativo: Mai Più Violenze -  a cui ha chiamato gli attori sociali che intervengono per i loro ruoli professionali nei casi di abuso e maltrattamenti su donne, che sempre più si presentano al pronto soccorso degli ospedali, agli uffici di carabinieri e polizia, dopo essere passate spesso dal confronto con assistenti sociali, psicologhe, avvocate dei vari centri d'ascolto e/o accoglienza, che devono saper  indirizzare, con cognizione di causa, le vittime in percorsi di uscita dalla violenza e indicare strategie di tutela che le nostre spesso misconosciute leggi mettono loro a disposizione.     
     E' pur vero però che tutti gli osservatori e gli operatori concordano nell'affermare come uno degli elementi di maggiore efficacia per aiutare le donne vittime di violenza è l'uscita dalla dipendenza economica, che impedisce loro di ribellarsi e allontanarsi da situazioni che mettono a rischio la loro integrità fisica e psichica. Questo è tanto più vero oggi che la crisi economica tende nuovamente a rinchiudere la donna tra le pareti domestiche, dentro i tradizionali circuiti di dipendenza dove il suo ruolo ritorna principalmente ad essere quello di assistenza e cura, sia che si tratti dei propri bambini o dei mariti/compagni o di parenti anziani e malati, in cambio di quella che appare di nuovo l'unica sicurezza di sopravvivenza: la famiglia. 

La disoccupazione, com'è noto, è principalmente femminile; le donne da sempre entrano ed escono dal mercato del lavoro senza averne mai potuto contrattare le regole, sommando lavoro produttivo a lavoro riproduttivo, ma oggi che il precariato  è la larga condizione del lavoro contemporaneo, anche molti uomini si trovano a condividere qualitativamente quello che da sempre è il ricatto a cui sono sottomesse le donne: accettare un lavoro non riconosciuto e largamente non pagato, che non riesce in alcun modo a far coincidere reddito per l'esistenza e  salario capace di far uscire i propri bisogni primari dalla privatizzazione completa di cui, però, solo le donne debbono farsi carico. 
    A partire da queste premesse è evidente come si ponga in maniera ineludibile – dentro lo scenario della difficile congiuntura economica che viviamo - la necessità di utilizzare lo strumento del reddito sociale per favorire il diritto di scelta delle donne, la loro possibilità di autodeterminazione, all'interno di un'idea di sicurezza e welfare che le pone come soggetti da rispettare e non come oggetti di misure ipocriticamente “protettive”. 
      Il reddito sociale, per diventare – come si auspica – un fattore di inclusione e contrasto alle marginalità,  non può non tener conto dello specifico svantaggio di cui soffrono le donne, che costituisce un vero e proprio impedimento di sistema  ad un effettivo riconoscimento delle soggettività e  della loro autonomia decisionale  non solo propagandato. O immaginato.
La dipendenza economica essendo una delle componenti della spirale della violenza di genere, che impedisce di far progredire la Storia di tutte/i.      
                                                                                             
                                                                     Rete delle donne AntiViolenza



Silvana Sonno


Inserito mercoledì 7 ottobre 2009


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