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Pietà l'è morta
La punibilità dell'uso delle droghe leggere è una legge che bisogna disinnescare


Letterariformista

          Succedono tante di quelle cose in Italia, e a valanga, che la morte di Stefano Cucchi rischia di essere riavvolta rapidamente nella coltre dell'ordinario. Invece questa morte , nelle tragiche circostanze in cui è avvenuta, è una delle vicende più tristi di questa Italia in questi tempi dominati dalla tristezza. Le immagini del suo volto, che scandiscono la Passione di questo ennesimo figlio di Maria, la sua Via dolorosa dalla serenità della vita all'interno di una famiglia che lo accoglieva, alla sofferenza provocata dagli insulti di uno stato che vanifica ignobilmente giorno per giorno le tante cose nobili della sua Carta costituzionale, dalla immobilità mortale che si stacca dalla pagine dei giornali che parlano di lui e ti penetra negli occhi a tragedia incombente, all'epifania del suo cadavere precoce, fanno di Stefano uno della nostra famiglia, come tante altre vittime di uomini indegni che rivestono di una divisa il loro sadismo. A suo modo come Eluana Englaro, violentata nel suo corpo costretto a vivere 17 anni dopo la morte .

 Tante cose sono state scritte su Stefano Cucchi dopo: molte sincere ed altre rituali. Perché sono tanti a morire in circostanze di carcere, anche in Italia. Ma la morte di Stefano non è uno dei tanti sacrifici umani che lo stato-Moloch mette in scena da Teheran alla Cecenia, da Pechino a San Quintino e nel resto del mondo.. La morte di Stefano Cucchi è la morte di un diverso, nel caso specifico di un drogato, decretata a casa nostra da una legge che,  nel nostro stato di diritto,  trasforma gli innocenti in rei e li consegna ai loro persecutori.

 E' una morte che domanda che si abolisca la punibilità dell'uso delle droghe leggere. E non solo per la sua conclamata inefficacia verso la diffusione del fenomeno, non solo perché affolla le carceri con esseri umani colpevoli soltanto di essere degli sconfitti, non solo perché assimilando in un regime di probizione droghe a basso impatto sulla salute e droghe ad alto rischio, dichiara fuori-legge la metà (si calcola) della popolazione studentesca italiana; ma perché aiuta a considerare normale la violenza carceraria, aizza i violenti, promossi ad eroi difensori dal Male, a scatenarsi contro gli indifesi, perché incita all’odio i tanti leghismi che stanno scavando cunicoli sotto la nostra civiltà, insegna alle persone cosiddette “normali” ad archiviare Stefano Cucchi nell’indifferenza del loro egoismo benpensante, distoglie l'attenzione dalla lotta contro chi sulla droga specula nei meandri prosperosi di una delinquenza mafiosa mascherata nell'anonimato delle transazioni bancarie.

 Insomma inquina le menti di questo popolo italiano, già così indebolito e assuefatto all'assurdo.

 La punibilità dell'uso delle droghe leggere è una legge che bisogna disinnescare prima che il suo inquinamento renda irrespirabile il sistema-Italia. Dopo non servirà a niente.

Gente di sinistra muoviamoci. Dallaltra parte del ponte pietà l'è morta, come salmodiavano con i loro tristi cori gli alpini della Julia e i partigiani di Nuto Revelli.

  Novembre 2009

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Gianni Barro

Inserito domenica 22 novembre 2009


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