Territori palestinesi occupati
note personali di esperienze vissute
Gentile Direttore,
non me ne voglia se mi sento in dovere di scriverle una lettera piuttosto lunga, ma che spero non sia pedante, per far conoscere all'opinione pubblica quanto, temo ai piu', sia ancora ignoto.
In qualita' di medico parassitologo, consulente per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo, mi sono trovato ad operare nel mese di novembre 2009 in Palestina, nella fattispecie in Gisgiordania (West Bank), ossia nei cosiddetti Territori Occupati (Territori sotto l'Autorita' Palestinese ma occupati da Israele).
Nel breve periodo passato a Ramallah, ho potuto visitare nei giorni festivi alcune località storicamente piuttosto famose. Così, un venerdì (giorno festivo per gli islamici) di fine novembre, grazie alla disponibilità di un giovane adulto locale che collabora con il nostro Consolato, sono potuto andare a Gerico ed al Mar Morto, con l'autovettura di proprietà privata del soggetto di cui sopra; compagni di viaggio erano un suo fratello ed un suo amico, insegnante di francese e inglese in una scuola di Ramallah.
Nel corso del tragitto, una sessantina di km tra andare e tornare, ci siamo imbattuti in ben 5 posti di blocco, operati dalle forze di polizia e/o militari israeliani in territorio di pertinenza della riconosciuta Autorità Palestinese. Due di tali blocchi altro non erano che i quotidiani inevitabili 'checkpoint', cui e' sottoposto chiunque vi transiti, turisti ed operatori umanitari compresi, ma che con i passaporti in regola si possono, con beneficio d'inventario, rapidamente superare; così a noi è successo. In altre tre situazioni i blocchi sono stati ancor più arbitrari, a mio modo di giudicare.
Il primo: da una vettura della polizia stradale israeliana (in sosta un centinaio di metri dinanzi a noi) improvvisamente è uscito fuori un gendarme che ci ha intimati l'alt; la velocità era contenuta (non avevo peraltro notato cartelli con limiti imposti), ed il sorpasso operato dal conducente era avvenuto a fine striscia continua (avanti a noi la strada correva dritta per circa 1 km). Sta di fatto che la multa (di ben 500 NIS, pari a circa 100 Euro) inflitta al conducente, dopo un pacifico e civile colloquio verbale dallo stesso sostenuto, avrebbe trovato la sola spiegazione per la piccola bandiera palestinese esposta all'interno della autovettura medesima. Il secondo arbitrario blocco è stato operato da un giovane militare, mentre stavamo rientrando sulla strada principale da una secondaria, dopo essere andati a visitare un noto sito turistico. Oltre ai minuziosi controlli, a noi passeggeri sono state rivolte domande relative alla verifica delle generalità, del lavoro professato, ed a me, dopo aver lui spiegato chi fossi e perché fossi lì, mi veniva chiesto anche a quale religione appartenessi. Il terzo blocco, operato da due militari di tutto punto armati, lo abbiamo subito mentre si rientrava da una fugace visita al Mar Morto, in area aperta anche ai palestinesi (sì, perché nella precedente ove ci si era recati, riservata agli israeliani, ne siamo stati brutalmente cacciati), in territorio palesemente palestinese. Analoghe domande e controdomande di rito, ed il blocco lo abbiamo superato indenni. Voglio anche far notare che sovente i militari o i poliziotti israeliani che ti fermano, conoscono o fanno finta di conoscere solo la loro lingua, proprio per metterti in difficoltà, quantomeno se sei palestinese (tant'è che non pochi palestinesi hanno imparato quelle poche parole in lingua israeliana, volutamente per eludere difficoltà ai blocchi).
Aggiungasi a tali episodi, un altro ancor più sconcertante, per certi versi. Siamo andati a visitare un Monastero greco-ortodosso, incuneato nelle colline prima di Gerico, raggiungibile in 10-15 minuti a piedi partendo dal parcheggio ufficiale. Ebbene, poco dopo l'entrata, un monaco, di nero vestito e con barba adeguata al proprio esercizio (secondo gli stereotipi a noi noti), ha fermato con risolutezza i 3 arabo-palestinesi (in quanto mussulmani) permettendo eventualmente solo a me la visita. Questa la motivazione addotta: poco tempo addietro alcuni arabi avrebbero sottratto oggetti forse di valore per cui hanno deciso di vietare (sulla base della fisionomia? della parola? di cosa?) l'ingresso a tutti gli arabi, sottolineando peraltro (rivolgendosi a me che avevo chiesto delucidazioni) che in 3 costituivano un pericolo (una sorta, mi son detto, di associazione a delinquere?). Fuori dell'ingresso non v'erano cartelli con specifici divieti, fatto salvi i soliti (per ultimo: "vietato l'ingresso agli animali").
Non aggiungo altro, ma invito tutti ad informarsi dello stato reale delle cose nei Territori Palestinesi occupati da Israele e condannare tale stato di cose.
Ringrazio dell'attenzione e porgo i miei piu' cordiali saluti,
Nome: hikmat Commento: Aqua Daniel su questa lettera e illustrazione, ma voglio dirvi che io sono, perché io sono esperto di un palestinese Atelqa più di quello che ha visto Daniel e tortura psicologica da parte degli israeliani è peggiore e più di ciò che vedeva, ma stanno cercando di mostrare il volto del bene di fronte a degli stranieri al fine di evitare la stampa ei media
E spero che questo articolo ha spiegato che soffrono i palestinesi nei territori occupati
Hikmat/paleastine