29/03/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Il ‘Sentieri Aperti’ dei Ramazzani di Ramazzano
Il primo dei Sentieri Aperti, in attesa dell'accoppiamento con Attravers…Arna nei CamminaCultura

Esplosi di già, in città, i CamminaPerugia dell’attivissimo Renzo, allenati dai percorsi del ‘Curiamoci’ dell’estroverso Ermete, ecco il primo dei Sentieri Aperti del nuovo anno, in attesa del felice accoppiamento con Attravers…Arna nei CamminaCultura del territorio arnate (nei prossimi aprile e maggio), che percorreremo insieme nelle terre degli Alfani e degli Ansidei, quelle del contado arnate, tra il Rio Grande ed il Rio Piccolo, di là dal Tevere ove l’Alfano, ma non soltanto lui, nel lontano ‘500, ‘bandito’ da Perugia, impaurì, imperversò e ladroneggiò liberamente.
Il percorso del ‘sentiero aperto’ di oggi (ma il Castello, in ricostruzione, è rimasto chiuso, nonostante la richiesta più volte fatta all’attuale proprietario), forse prima domenica di vero fine inverno (ma bello anch’esso con il suo freddo, neve, acqua e fango), ci porta da le Pulci a Ramazzano, risalendo dalla piana del nuovo borgo (due case, un tempo, quasi fossero due fastidiose pulci?) alla vecchia Pieve ed al più antico Castello. Le camminate dei Sentieri Aperti, tese a riscoprire e valorizzare il patrimonio culturale e naturale del nostro territorio, oggi ci offrono una passeggiata che si snoda su queste colline che con il vecchio maniero, imponente e suggestivo, dominano la bistrattata Valtiberina, e garantiscono il piacere di ritrovarci, di ritrovare quel desiderio di curiosità che è necessario per arricchirci, per ritrovare persone incontrate e poi smarrite, per ritrovare un amico del tempo perduto ma ora riacciuffato, per trovare volti nuovi che possono solo offrire stimoli ulteriori alle nostre aspettative.
Claudio e Graziano, con non pochi altri (pensate ad Alfiero, ad Alberto, a Lorena, a …), fautore indefesso dell’agognato Ecomuseo del Tevere il primo, e stimolante operatore socioculturale il secondo, in un’ottica strettamente connessa al raggiungimento di questo ambizioso progetto, ci aspettano alla piazzetta del Bar – Alimentari della frazione nuova del vasto Comune di Perugia.

Ci si incammina alle 9.15. Verranno conteggiati 68 partecipanti (bambini, due o tre, e cani, quattro o cinque, esclusi), con pochi colori viola (la fodera di una giacca a vento, un berretto, una giacchetta, il bordo di un paio di scarponi, un pile [leggasi pail], una sciarpa), ma con questo colore nell’animo dei più (quantomeno ce lo si augura). Subito si sale. Un saluto al Cacioppa, quello dei ‘mobili vecchi’, le indicazioni di qualche sedicente agriturismo, il superamento del locale cimitero, e sosta in poesia, sotto la Pieve, con il borgo di Civitella Benazzone che implode il suo richiamo (sarà una delle prossime occasioni?). La salita è già conclusa; ora ci aspetterà una passeggiata rilassante e ricca di sorprese paesaggistiche.

IL RITORNO (di Dino Campana)

SALGO (nello spazio, fuori del tempo)
L’acqua il vento
La sanità delle prime cose. Il lavoro umano sull’elemento
Liquido – la natura che conduce
Strati di rocce su strati – il vento
Che scherza nella valle – ed ombra del vento
La nuvola – il lontano ammonimento
Del fiume nella valle e la rovina del contrafforte – la frana
La vittoria dell’elemento – il vento
Che scherza nella valle.
Su la lunghissima valle che sale in scale
La casetta di sasso sul faticoso verde:
La bianca immagine dell’elemento
La tellurica melodia della Falterona. Le onde telluriche.

Una manciata di altri attimi ed eccoci alla Pieve, la chiesa con la casa, il suono domenicale prolungato delle campane (Paolo rammenta un tema della scuola che l’insegnante o maestra che fosse al tempo loro propose in classe: ‘Il suono delle campane durante le ore del giorno’), una fontanella riattivata, il monumento ai Caduti della Grande Guerra (che ci farà mai un aquila in cima alla stele? Ci consola allora pensare, con Anna, al Paese delle aquile, o dell’aquila a due teste, all’aquila simbolo della bistrattata Palestina, al volo delle aquile in un cielo lontano …). Qui riposano anche i fratelli Pacifici (di qua sin da piccoli, emigrati da sud con i genitori, al seguito del proprietario del Castello due secoli addietro, il cavalier Presutti, latifondista romano ma con moglie abruzzese che volle, appunto, portare con sé nella nuova tenuta umbra un po’ ‘d’aria e gente della sua terra’).

Zona di guerra 19/10/1915

Carissimo fratello, ti scrivo e ti saluto, come vedi ormai sono cinque mesi di guerra e mai mi trovo a riposo, sono sempre stato vittorioso. Pensa caro fratello nel mio reggimento quando siamo entrati in questa guerra eravamo tremila uomini. Di tremila ne siamo rimasti trecento, chi morto chi ferito chi ammalato, se ne sono andati tutti. Io posso ringraziare il buon Dio se sono sempre stato salvo.
Caro fratello rispondo alla tua lettera dove mi dici che toccherà partire anche a te. Mi raccomando se puoi fare qualcosa, non farti mettere in fanteria e se puoi evitare il genio e l’artiglieria, l’unica parola che ti dico è che ti trovi bene se puoi entrare alla sussistenza o alla sanità. Le devi sapere presto, ti presenti al distretto di Perugia e la fortuna sia con te.
Caro fratello quando hai fatto me lo fai sapere.
Saluti e baci. Saluti tanti nostra madre e padre. E ancora buona fortuna.

Affettuosi baci per sempre vostro valoroso fratello
Pacifici Angelo, 66° fanteria

[Angelo morì pochissimi mesi dopo nella battaglia del Monte Santo, sopra Gorizia]

Proseguiamo e passiamo oltre il Castello, oggi noto come di Ramazzano (verosimilmente dal XI al XV secolo fu della famiglia Ramazzani, poi estintasi):

Dall’Historia di Perugia (del Pellini):

Anni della Città  3448. Del Signore 1411.

Essendo stata data autorità al Magistrato de’ Signori, de quali era capo Lodovico Michelotti, a i cinque sopra la guerra, e a diece Camerlenghi di poter fortificare a difesa qulle Castella, e fortezze del Contado Perugino, che fosse loro paruto di potersi tenere, e altre, che non fossero state giudicate atte a’ tenersi (acciò non venissero in peter de’ fuorusciti) fossero scaricate, o gittate per terra, ridottisi tutti insieme, deliberarono primieramente, che alla Pieve di S. Chierico si scaricassero di maniera le mura, che non si potessero in alcun modo difendere,  …, fu ordinato il medesimo della Rocca di Ramazzano, di quella parte del Borgo di …

Oltre la chiesa di Ramazzano – Le pulci e oltre il  castello – maniero sostiamo davanti ad una restaurata edicola (e da qui il panorama sulla vallata di Montelabate, verso la Colombella alta, e tutt’attorno, è incantevole), che dicesi fosse dedicata a San Silvestro (ma non si sa sin quando né perché), ma di recente riadattata a quel S. Antonio da Padova (e l’autore dell’opera è il professor Abbozzo), che è protettore delle vergini da maritare, col bambino e giglio bianco, il giglio (bianca purezza) di S. Antonio, per l’appunto, ma anche qui non sappiamo come mai siffatta scelta …
E via, verso i nuovi vitigni, verso la ignota pineta (con plastiche varie che il buon Lamberto invita a raccogliere per eliminarle ove di norma), per ridiscendere il lieve crinale e ritornare sui propri passi.


Un saluto prima della discesa finale per un grazie ed una buona domenica a tutti, non dimenticando l’annuncio dei prossimi appuntamenti che l’Associazione dell’Ecomuseo del Fiume e della Torre di Pretola e la associazioni culturali arnate hanno in programma per questa prima metà del duemilaedieci. Alle 11.45 tutti a casa.



Daniele Crotti


Inserito domenica 14 marzo 2010


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