25/04/2024
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Il punto di vista di un ambientalista sulla questione rifiuti e termovalorizzatore in Umbria
(immagine e dati tratti da “Rapporti Rifiuti Urbani 2009” ISPRA)

Apprendo dal Corriere dell'Umbria del 12 agosto, pag 14, che per l'assessore Lorena Pesaresi “...il trattamento termico dei rifiuti non sarà mai sostitutivo della raccolta differenziata ma complementare e indispensabile”. Quest'ultima affermazione, fatta dalla fondatrice degli ECODEM, mi ha davvero sorpreso: da quali dati e da che tipo di analisi si può giungere ad una tale conclusione? Poiché sono di parere opposto vorrei illustrare il mio punto di vista sapendo di condividerlo con diversi gruppi di ambientalisti che si oppongono alla realizzazione di un termovalorizzatore nella nostra regione.

L'incenerimento e l'Unione Europea

Innanzitutto vorrei sottolineare che l'idea del termovalorizzatore “indispensabile” è sorpassata e in netto contrasto con le indicazioni dell'Unione Europea che pone lo smaltimento per incenerimento all'ultimo posto nella gerarchia tra le soluzioni da adottare, preceduta dalla riduzione alla sorgente dei rifiuti, il riutilizzo dei prodotti e il riciclo. In altre parole per l'Unione Europea il trattamento termico dei rifiuti (sia differenziati che non) non sembra affatto indispensabile come afferma l'assessore Pesaresi.

L'incenerimento e le discariche

L'incenerimento non elimina la necessità di discariche ma anzi crea il problema dello stoccaggio e trattamento delle scorie da combustione prodotte in ragione del 20-30% rispetto al peso del rifiuto bruciato nonché il problema dello smaltimento del 2-3% di polveri altamente tossiche provenienti dai sistemi di filtraggio dei fumi. Quest'ultime andrebbero smaltite in discariche per rifiuti tossici/nocivi ad hoc.

L'incenerimento e la salute

L'incenerimento provoca l'emissione di fumi tossici. Le tecnologie attuali sono in grado di abbattere gran parte dei PM10 prodotti ma a tutt'oggi non esistono filtri in grado di bloccare le polveri ultrasottili (PM-1, PM-0,1) che risultano enormemente più pericolose per la salute sia a causa delle sostanze che veicolano (diossine, IPA, NOx ecc) che per la loro capacità di penetrare, attraverso i polmoni, direttamente nel sangue e da qui invadere organi linfatici, fegato, reni, cervello. Poichè tali particelle superano la membrana cellulare riescono a veicolare sostanze mutagene direttamente nel nucleo cellulare sede del DNA. Una volta penetrate nell'organismo esse vi rimangono per sempre dove sono all'origine di processi di granulomatosi che spesso evolvono in cancro.

L'incenerimento e la presunta termovalorizzazione dei rifiuti

E' oramai assodato che il riuso ed il riciclo dei rifiuti sono nettamente più "valorizzanti" dell'incenerimento: ad esempio, il petrolio usato per fabbricare una bottiglia di plastica per acqua minerale viene estratto trivellando la terra, trasportato nei mari con gravi rischi di inquinamento, distillato nelle raffinerie, trasformato chimicamente in polimero, addittivato di coloranti, antiossidanti, scivolanti ecc, estruso da uno stampo, riempito di acqua, trasportato nei negozi. Si risparmia molta più energia riutilizzando e riciclando una bottiglia di plastica di quanta energia non si ricavi dalla sua combustione, con la quale si annulla in un istante tutto il lavoro e l'energia spesa per la sua fabbricazione.

L'incenerimento e la produzione di rifiuti

Alcuni ferventi sostenitori della termovalorizzazione dei rifiuti portano come esempio positivo l'impianto di Brescia, il più grande d’Europa con una portata di 800 mila tonnellate all'anno. Questo termovalorizzatore di nuova generazione è il fiore all'occhiello dell'amministrazione: con esso non solo è stata eliminata la necessità della discarica per i rifiuti solidi urbani, ma addirittura un terzo della città si riscalda grazie al calore ricavato dalla combustione dei rifiuti. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e il caso di Brescia dovrebbe far riflettere. Il termovalorizzatore si è rivelato un nemico irriducibile di una corretta gestione dei rifiuti: la quantità di rifiuti prodotti dai bresciani è tra le più alte d'Italia (insieme a Prato, Perugia, Catania e Ravenna). Brescia non solo è tra le città più ‘immondezzaie’ d’Italia, ma per la raccolta differenziata dei rifiuti è al penultimo posto della graduatoria regionale” (dati ISPRA 2008). Quindi la presenza di un termovalorizzatore in un territorio non induce il sistema mercato/cosumatori a comportamenti virtuosi che evolvono verso la riduzione dei rifiuti ma esattamente il contrario, con gravi conseguenze sull'ecostistema.

Esempi da tutto il mondo

Abbiamo esempi autorevoli da molte metropoli nel mondo come la brasiliana Curitiba, (due milioni di abitanti), emblema mondiale della città ecologica, che differenzia e avvia al riciclo il 96% dei rifiuti. Città europee come Amsterdam, Oslo, Madrid, Amburgo, Stoccolma le quali hanno avviato programmi virtuosi che puntano a risolvere il problema dei rifiuti con il loro riciclo piuttosto che con l'incenerimento “termovalorizzato”, strategia che un po' ovunque sta per essere abbandonata. Esempi anche dagli Stati Uniti, dove dei 300 inceneritori programmati nel 1985 ne sono stati costruiti solo 15, l'ultimo otto anni fa. Ancora: San Francisco (800mila abitanti) ha puntato tutto sulla strategia “Rifiuti Zero” con l'obbiettivo di riciclare tutti i rifiuti antro il 2020 eliminando così la necessità della discarica e dell'incenerimento.

I termovalorizzatori d'Italia, un affare da non perdere

In italia, si sa, siamo sempre un po' in ritardo ed ecco che ci ritroviamo ben 49 impianti di inceneritori/termovalorizzatori che hanno trattato nel 2008 oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti, con un trend all'aumento.

Non c'è dubbio che un impianto di termovalorizzazione è una straordinaria macchina per fare soldi, sia in fase di costruzione per il giro di appalti e subappalti che provoca, sia in fase di conduzione dato che i cittadini continuano a pagare lo smaltimento anche se l'incenerimento “termovalorizzato” non è più un costo ma un utile per il conduttore dell'impianto. Come se non bastasse la produzione di energia elettrica tramite incenerimento dei rifiuti è indirettamente sovvenzionata dallo Stato che considera questa modalità di produzione come "fonte rinnovabile", alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico, anche se gran parte dei rifiuti derivano più o meno direttamente dal petrolio. Pertanto chi gestisce l'inceneritore può vendere all'Enel la propria produzione elettrica ad un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità bruciando metano, petrolio o carbone. I costi di tali incentivi ricadono naturalmente sulle bollette. Evidentemente, considerare i rifiuti come "fonte rinnovabile di energia" è quanto meno discutibile e non a caso l'Unione Europea sta avviando una azione per multare il nostro paese.

I termovalorizzatori e l'imprenditoria senza scrupoli

Una conferma del sospetto che la termovalorizzazione sia un grande affare, molto appetibile per imprenditori senza scrupoli che non pensano minimamente ai rischi per la salute ma solo al guadagno che se ne ricava sulla pelle dei cittadini, lo troviamo sempre dall'esempio dell'impianto di Brescia gestito dal Gruppo ASM, società mista pubblico-privata: tra gli azionisti della parte privata troviamo l’Amber Master Found, con sede nel paradiso fiscale della Cayman, figurano poi il faccendiere Emilio Gnutti e la holding Fingruppo, gli stessi soggetti implicati insieme a Fiorani nella scalata alla Banca AntonVeneta, fermata per gravi irregolarità dalla magistratura.

Non sorprenderà quindi che 6 dei 49 impianti di incenerimento italiani, tra cui quello di Terni, sono sotto sequestro per gravi irregolarità di gestione: il cancro del malaffare non risparmia certo il settore dei rifiuti!

Ma allora perchè un termovalorizzatore in Umbria?

Pare strano che la verde Umbria, guidata da un pool di amministratori che hanno fatto della “green economy” l'asse portante della campagna elettorale, non riesca a superare il misero risultato del 28,9% di raccolta differenziata (dati ISPRA 2008). Spero solo che la raccolta differenziata porta-a-porta avviata nel capoluogo decolli e faccia raggiungere al comune di Perugia l'obbiettivo europeo del 65% entro il 2012... A tale proposito sarebbe interessante che la GESENU rendicontasse, anno per anno ai cittadini l'ammontare e il destino dei rifiuti differenziati da tante volenterose famiglie perugine, dato che una visita di Legambiente allo stabilimento di Ponte Rio avvenuta circa un anno fa rilevò l'inattività totale dell'impianto di selezione e riciclaggio.

La tesi che il termovalorizzatore causerà un aumento del numero di posti di lavoro fa sorridere all'idea della miriade di attività volte al riciclo dei materiali differenziati (la vera green economy) che potrebbero essere incentivate in Umbria e per ora quasi del tutto assenti, creando ben più numerosi posti di lavoro rispetto ad un singolo impianto. Un esempio su tutti l'impianto di riciclaggio di Vedelago (TV) che vende in tutto il mondo i prodotti e la tecnologia per riciclare quello che noi chiamiamo rifiuti.

Infine, cosa intende l'assesore Pesaresi con l'affermazione “prevenire la produzione dei rifiuti all'origine”. L'idea è apprezzabile ma non vorrei che fossero le solite parole al vento: quali azioni sono state mosse in tale direzione o cosa intende fare il nostro comune?



Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica

Inserito sabato 14 agosto 2010


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Commenti

Nome: Chiara
Commento: mi chiamo Chiara e sono una redattrice web del sito d’informazione PrezzoLuce.it, curato da appassionati del settore energetico. Vi scrivo perché ho riscontrato nel vostro articolo http://www.latramontanaperugia.it/articolo.asp?id=2266 che il link sul Centro Riciclo Vedelago non funziona. In tal senso vi vorrei suggerire la sostituzione dello stesso link con un articolo più aggiornato: https://prezzoluce.it/guide/centro-riciclo-di-vedelago/ Nella speranza di un gentile riscontro, vi saluto con cordialità,

Nome: Chiari Alessandro
Commento: I miei complimenti per l'articolo che, stranamente, mi sembra essere obiettivo, calmo, pacato e non fazioso. Ho aggiunto il vostro sito ai miei preferiti.

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