La manovra che taglia e inquina
                   
				  
                        
					   
                      dal sito sbilanciamoci.org
                      
					  
				      
    
 La legge di stabilità in via d'approvazione premia l'autotrasporto e 
stanga i pendolari. Dall'anno prossimo in tutte le regioni ci sranno tagli ai 
treni e i pullman o aumento delle tariffe. Fino a più 78 per cento
 
 La manovra 
finanziaria appena licenziata dalla camera trova 400 milioni di euro per 
l’autotrasporto, anche 471 milioni di euro per i cacciabombardieri F-35 e ben 
245 milioni per le scuole private, ma conferma i tagli per il trasporto 
ferroviario regionale a cui manca più di un miliardo.  La manovra “sembra” 
trovare 425 milioni per coprire il buco ma in realtà li prende dalle risorse 
previste per l’acquisto di materiale rotabile per il trasporto regionale nel dl 
185/2008 che erano pari a 960 milioni. L’emendamento approvato, peraltro scritto 
in modo tortuoso ed ambiguo, in pratica dimezza le risorse per i nuovi treni per 
tagliare un po’ meno il servizio. Una vera beffa per quei 2,5 milioni di 
pendolari che ogni giorno usano il treno per muoversi, e che avevano osato 
sperare che con l’arrivo del nuovo materiale rotabile a partire dal 2012 sarebbe 
migliorata la qualità del servizio. Non solo anche queste risorse saranno 
assegnate alle regioni ad alcune condizioni: che le regioni mettano risorse 
proprie per investimenti e servizi, che vengano aumentate le tariffe e 
razionalizzati i servizi.  Se da un lato è opportuno ed auspicabile un 
processo di efficientamento della spesa per il trasporto pubblico locale ed una 
miglior integrazione gomma-ferro, non è giusto che a pagare sia gli utenti a cui 
vengono tagliati qualità e quantità dei servizi mentre si aumentano le tariffe, 
così come è impossibile che le Regioni siano in grado con i pesanti tagli che 
stanno subendo per i prossimi anni che possano far fronte con risorse proprie, a 
meno di aumentare le imposte. Mettere insomma le mani delle tasche degli 
italiani, quello che il governo Berlusconi dice di non voler fare. Dal 
prossimo anno, a meno di novità positive dal passaggio al senato del ddl 
stabilità, si annunciano tagli in tutte le regioni del trasporto per i 
pendolari, tra 10 ed il 20% del servizio, con robusti aumenti delle tariffe. 
Addio quindi alla difficile strada verso la mobilità sostenibile e lo sviluppo 
del trasporto collettivo, tagliando servizi già scarsi e di bassa qualità, se 
confrontati con il resto delle città europee. 
  
Le regioni hanno protestato duramente, già a partire dalla manovra estiva 
di Tremonti, che oltre a tagliare 9 miliardi in due anni alle regioni, aveva 
soppresso il comma 302, articolo 1 della Legge Finanziaria 2008, che consentiva 
alle regioni a partire dal 2011 di trattenere una quota dell’accisa sul gasolio 
per il servizio ferroviario regionale. Una misura che valeva 1,181 miliardi e 
che adesso mette a rischio tutto il trasporto ferroviario regionale, in 
particolare di Trenitalia secondo quanto concordato nei nuovi contratti di 
servizio con le regioni. Buco a cui non hanno rimediato governo e camera, se 
non con quel vergognoso storno di fondi dai treni verso il servizio di cui si è 
detto, mentre i tagli generali alle regioni e comuni costringeranno anche ai 
tagli nel trasporto pubblico su gomma, da cui sembrano salvarsi al momento solo 
372 milioni complessivi, per le rate dei mutui per l’acquisto di autobus e l’Iva 
sui contratti di servizio, nonché 94 milioni per lo sviluppo dei servizi 
regionali.  Le regioni continuano a protestare contro i tagli, hanno chiesto 
e non ancora ottenuto un incontro con il governo, sono costrette a programmare 
comunque i tagli a partire dal nuovo orario ferroviario del 12 dicembre, e 
spesso organizzano anche iniziative pubbliche con i pendolari. In Toscana, 
Asstra, Legambiente ed Anav hanno messo in piedi una campagna con un sito 
www.notaglialtrasporto.it per far sentire la voce dei pendolari.
  
In effetti di fronte all’enormità del taglio non sembra esserci una 
adeguata reazione, a partire da Trenitalia, molti sono convinti che alla fine il 
taglio rientrerà e forse per la difficoltà di organizzare una azione specifica 
dei pendolari, gli stessi che subiscono tagli alla scuola, all’occupazione, alla 
cultura....... E’ probabile che esploda la protesta una volta che sarà 
evidente il taglio dei servizi di trasporto. Asstra ha già elaborato alcuni 
scenari, sostenendo che solo un taglio dell’ordine del 3/5% può essere assorbito 
con l’efficientamento. Ma se il taglio è del 10% delle risorse per mantenere 
tutti i servizi le tariffe dovranno aumentare del 36%, se il taglio è del 20% 
l’aumento delle tariffe sarà del 78%. Se invece si tagliano i servizi, con il 
20% in meno di risorse vanno tagliati ogni anno 392 milioni-km di autobus, tram 
e metropolitane e questo comporta 540 milioni di passeggeri/anno di meno. A 
questi vanno sommati il taglio di 7,8 di treni-km di ferrovie regionali ( 
esclusa Trenitalia), che comporta 1,5 milioni di passeggeri in meno. 
  
Secondo Asstra, in Italia solo l’ 11,6% degli spostamenti avviene oggi sul 
trasporto pubblico: con i tagli annunciati stimano che tornerà a scendere la 
quota modale al 10% in due anni, buttando a mare anni di sforzi per aumentare 
passeggeri e migliorare il servizio. Questo avrà anche pesanti effetti 
ambientali nelle città e la congestione, mentre è anche sottovalutato l’effetto 
sull’occupazione nelle aziende del TPL. Con taglio del 20% dei servizi vi 
saranno - secondo Asstra - 19.720 addetti in esubero e da tagliare, per i quali 
non è prevista alcuna forma di ammortizzatore sociale specifici. Nuovi 
disoccupati che graveranno su di una crisi economica già pesante per le famiglie 
italiane. Senza dimenticare che tagli in questo settore significa anche 
fermare l’industria e di suoi occupati di chi produce autobus, treni, tram con 
tutto l’indotto collegato e che in Italia ha una presenza significativa, 
apprezzata anche nel resto del mondo. Un’industria già in difficoltà per la 
frenata degli ordini dovuta alla crisi economica.
  
E pensare che qualche buona notizia era arrivata per migliorare il servizio 
nelle città. Un recente convegno del ministero dei trasporti ha fatto il punto 
sullo stato dei progetti di tram e tram-treno in Italia. Diverse città hanno 
ormai inaugurato nuove reti come Padova, Messina, Bergamo, Firenze, Cagliari, 
Sassari, oltre alle reti già in uso di Roma, Milano, Napoli e Torino, che hanno 
un notevole successo di pubblico. Altre linee sono in cantiere a Venezia, 
Palermo, Firenze, Milano. Ma se si tagliano le risorse per l’esercizio come 
faranno a trasformarsi in servizio ai cittadini? E come sarà possibile aumentare 
il trasporto regionale come promesso, sulle linee liberate dai treni di lunga 
percorrenza che ora viaggiano sulle nuove linee veloci? 
  
Il rischio concreto è che dopo aver speso tante risorse pubbliche in 
infrastrutture su ferro, adesso i pendolari ed il trasporto locale non traggano 
alcun beneficio per i loro spostamenti, nonostante che siano la stragrande 
maggioranza dei viaggi quotidiani.  
                      
                           
					  Anna Donati
 
                      
                      
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