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Il consumo di suolo: presentati i dati di Ambiente Italia 2011
La fotografia dell'Umbria: sempre meno “cuore verde d'Italia”

Comunicato stampa                        Perugia, 8 marzo 2011


“ Il suolo è un bene limitato, una risorsa finita e come tale va tutelata […]. Consumando il suolo si modifica il territorio. E siccome il territorio è un sistema di relazioni in cui l'abitazione, il lavoro, la mobilità, le relazioni sociali, la qualità ambientale, la biodiversità, gli equilibri ecologici, la partecipazione, l'intreccio tra culture si confrontano e si evolvono, l'uso del suolo entra a pieno titolo nei processi di trasformazione, li condiziona e, per alcuni versi l determina. L'uso del suolo, quindi non è solo un atto economico, che riguarda l'industria delle costruzioni, ma è un atto sociale, culturale, ecologico e ambientale di preminente interesse pubblico. La gestione del suolo e quindi la capacità di contenerne il consumo, diviene specchio fedele della società che lo usa, ne riverbera valori e meccanismi”.

Questo l'assunto da cui parte il rapporto Ambiente Italia 2011 di Legambiente che quest'anno è dedicato appunto al consumo di suolo in Italia.

E quello che emerge non è affatto rassicurante: in Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano e nonostante questo tante persone rimangono senza casa perché non se la possono permettere.

La stima più attendibile – e, secondo Legambiente, comunque prudenziale – di superfici urbanizzate è di 2.350.000 ettari. Una estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio nazionale e a 415 metri quadri per abitante.

Per fare chiarezza sulle dimensioni della crescita di superfici urbanizzate, Legambiente e l’Istituto nazionale di urbanistica hanno dato vita al Centro di ricerca sui consumi di suolo, con il supporto scientifico del Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, iniziando la raccolta di tutti i dati disponibili e accompagnandola da un sistematico approfondimento scientifico. La fotografia del consumo di suolo scattata nel 2010 nelle regioni italiane mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%.

E l'Umbria?

Dal confronto con le altre regioni italiane l'Umbria al 2010 ha un rassicurante 4,1% di superficie totale artificiale. Ma a leggere più attentamente i dati c'è da chiedersi che fine abbia fatto il cuore verde d'Italia.

Intatti la superficie artificiale è estesa 350 kmq, tanto quanto l'intero territorio del Comune di Spoleto. Sono 6.307.929 mq le superfici occupate da edilizia residenziale e 4.447.793 mq quelli occupati da edificato non residenziale.

Se poi prendiamo in considerazione i m2/abitante, allora ogni umbro ha a disposizione circa 330 m2, l’equivalente di una spaziosa villa con garage e cantina. Quasi come i veneti e più dei lombardi e dei marchigiani che hanno circa 270 m2 ad abitante, tutte regioni con percentuali di consumo di suolo molto superiori a quelle umbre.

“ Nonostante questi numeri sicuramente preoccupanti – dichiara Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria - in Umbria si continua a considerare l'edilizia come un settore determinante per l'economia regionale e allora si continua anche a legiferare per incentivarlo ulteriormente come è avvenuto nel 2010 con l'aggiornamento del cosiddetto Piano casa regionale che ha concesso ulteriori ampliamenti, o come nel caso della recente proposta di decreto legislativo in discussione alla II Commissione consiliare regionale che prevede la possibilità di realizzare nuove costruzioni in aree agricole. Poi ci sono le varianti ai Piani Regolatori di cui si avvalgono sempre più spesso i Comuni umbri per realizzare veri e propri mostri di cemento come sta avvenendo a Perugia con la costruzione dell'IKEA o con la realizzazione di nuove strutture ricettive, termali e sportive nel Comune di Parrano. Solo per citare alcuni casi”.

Il consumo di suolo è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale.

Occorre fare come negli altri paesi europei dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno e interventi di riqualificazione urbana, fermando così la speculazione edilizia. Esattamente il contrario di quanto adottato nell'ultimo decreto Milleproroghe che continua a consentire ai Comuni, per i prossimi due anni, di adoperare il 75% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti e incentiva, e quindi a rilasciare permessi a edificare anche laddove non sarebbero necessarie nuove costruzioni, per pagare gli stipendi dei dipendenti.

C'è poi il paradosso che mentre si continua a costruire, oltre un milione di case risultano vuote perché economicamente irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Ad esempio nel 2009 a Perugia ci sono stati circa 678 sfratti, e il numero di abitazioni vuote è di circa 35,616.

In Umbria, come in tutta Italia, insomma, non si punta sul recupero dell’esistente ma sulla trasformazione di nuove aree, non si investe nella mobilità sostenibile, e anche le nostre città sono sempre più congestionate e inquinate.

“ Occorre – conclude la Paciotto – che l'Umbria e le città umbre considerino una priorità il controllo del consumo di suolo e con esso il miglioramento dell’ambiente urbano e, in particolare, della qualità di vita degli abitanti. E occorrono misure conseguenti come la definizione di linee guide strategiche da applicare a livello locale, forme di fiscalità sui suoli che scoraggino il consumo di territorio oltre naturalmente alla revisione di tutti gli strumenti di pianificazione in senso restrittivo”.


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Inserito mercoledì 9 marzo 2011


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