25/04/2024
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Quello che la politica non pensa
Riflessioni sulle affermazioni dell'assessore Cernicchi


L'assesore Cernicchi afferma che “una comunità è come un vascello che naviga guidato dalle mani di più decisori (enti locali, categorie professionali e loro associazioni, proprietari immobiliari, università, commercianti, sindacati, organi periferici dello dello Stato)”.

Questo è tanto più vero quanto più la politica rinuncia al ruolo di guida e lascia che siano i soggetti privati ad indirizzare lo sviluppo di una città.

A partire dalla fine degli anni 80 anche la politica di sinistra, nella nostra come in altre città italiane, ha ceduto alle lusinghe del mercato come motore dello sviluppo ed all'idea che il pubblico fosse sinonimo di burocrazia e rigidità piuttosto che di interesse collettivo. Sono gli anni in cui si lascia che venga costruito il primo grande centro commerciale a Collestrada e si privatizzano aziende pubbliche in settori strategici e innovativi come quella nella quale lavoravo allora. Prendono piede le forme di partenariato pubblico-privato in cui privati che non assumono su di se alcun rischio forniscono in regime di monopolio servizi scadenti a costi alti: tutti pagano, pochi si arricchiscono. E dopo aver favorito la grande distribuzione commerciale a scapito dei piccoli negozi di vicinato la nostra amministrazione di sinistra consente l'apertura di cinema multisala dando così un contributo alla chiusura dei cinema di città. I proprietari di immobili in centro affittano a caro prezzo posti letto agli studenti senza alcun controllo e trasferiscono la loro residenza nelle piccole frazioni periferiche, che a loro volta perdono la loro identità e si traformano in quartieri dormitorio, attraversati da strade trafficate, privi di piazze e spesso di servizi.

I problemi del centro storico di Perugia non sono altri da quelli delle frazioni e derivano tutti da uno sviluppo senza progetto, lasciato andare a se stesso, sotto la spinta di interessi privati. Oggi ne paghiamo soprattutto i costi: il consumo di territorio e lo scempio del paesaggio, un sistema di trasporti pubblici inefficace, un indebolimento della coesione sociale tra i cittadini sul territorio di cui le polemiche sul centro delle ultime settimane sono un sintomo. E le recenti decisioni relative al mercato coperto, all'IKEA, ad una maxi stalla in zona S.Maria Rossa, ai pannelli fotovoltaici installati sui terreni agricoli non vanno certo nel senso di un'inversione di tendenza.

Ora credo che la prima grande cosa che dobbiamo fare è quella di riflettere sul modello di città che vogliamo, avendo il coraggio anche di andare in controtendenza, immaginando uno sviluppo che non si identifichi con la crescita del PIL ma con un miglioramento della qualità della vita.

Per questo deve essere recuperata di una diversa modalità di dialogo tra cittadini e amministrazione, basata su un confronto sereno e su uno sguardo verso il futuro. Non serve a nessuno un'arroccamento su posizioni contrapposte, servono invece momenti in cui tutti i cittadini, e non solo quelli che rappresentano interessi economici ma anzi una cittadinanza allargata agli studenti fuori sede e agli stranieri che non votano ma contribuiscono alla vita della città, possano essere ascoltati e dire la loro sulla Perugia che vorrebbero.




Angela Cataliotti

Inserito domenica 20 marzo 2011


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