18/04/2024
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Attenti ai falsi Biodegradabili
non tutti i sacchetti per la spesa sono biodegradabili, anche se ce l'hanno scritto sopra

Da gennaio 2011 è partito  il divieto alla commercializzazione dei sacchetti per la spesa non biodegradabili, introdotto dalla legge 296/06 (Finanziaria 2007).  Mancando però un decreto attuativo (ma oggi in fase di definizione) sono nate numerose interpretazioni sul termine “biodegradabili” nonché sui criteri di attuazione della legge, per cui numerose amministrazioni comunali hanno emanato provvedimenti atti a definire il termine stesso “biodegradabile” nonché scadenze, controlli ed eventuali sanzioni.

E' però esperienza comune trovare,  soprattutto nella piccola distribuzione,    buste con una generica dicitura “Biodegradabile” che non riportano questa norma perché di fatto non passerebbero nessuno dei requisiti imposti dalla EN13432 (bidegradabilità, disintegrabilità e assenza di effetti negativi sull'ambiente). In massima parte infatti questi shopper  sono principalmente di plastica (HDPE, polietilene alta densità, che si ritrova scritto anche nella busta) a cui è stata aggiunto (circa 1%) un additivo chimico ECM che “garantisce” una generica oxodegradabilità a lungo termine,  disperdendo  nell'ambiente pezzetti sempre più piccoli di plastica.

Tuttavia la biodegradabilità degli shoppers contenenti l'additivo ECM non è mai stata dimostrata  perché una  perizia tecnica realizzata da l'Istituto Superiore di Sanità  ha dimostrato che tali shoppers, in realtà, non rispettano le condizioni e i tempi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale. Tali prove sono state usate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (vedi www:AGCM.it , Bollettino 51/2010) e a gennaio 2011  ha multato le aziende  Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik che  promuovono  l’uso dell’additivo chimico ECM Basterbatch Pellet  perchè fanno  “pubblicità ingannevole ai danni del consumatore”.
 

VADEMECUM PER RISCONOSCERE  E USARE CORRETTAMENTE I VERI SHOPPER BIODEGRADABILI e COMPOSTABILI

1.    Verificare nella busta la presenza della certificazione EN13432  che spesso si accompagna al logo che il consorzio italiano compostatori ha coniato per i manufatti che rispettano tale norma.

2.    Verificare il costo dello shopper,  che deve essere sempre pagato per evitare inutili sprechi e incentivare l'uso delle più ecologiche sporte. Il costo medio è infatti intorno ai  9-10 cent nella GDO e può arrivare anche a 15-20 cent nella piccola distribuzione (anche per questo è bene farne un uso limitato). Se lo shopper continua ad essere gratuito o costa meno di 5 cent è quasi sicuramente falso, se è invece un ECM che costa 10-15 cent, il commerciante (o grossista) ha applicato un grande margine
3.    Verificare la tipologia al tatto: Gli shoppers di plastica semplicemente addittivati sono esattamente identici a quelli tradizionali in  resistenza,  tipologia ed odore.
4.    Utilizzare i veri shopper biodegradabili e compostabili per mettere la frazione umida della raccolta differenziata anche se non direttamente specificato dall'azienda che gestisce il servizio.


Daniela Riganelli

Inserito martedì 7 giugno 2011


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