19/04/2024
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Perugia, 20 giugno
Per il XX Giugno e per i 150 anni dell’Unità d’Italia


Così finiva questo giorno nefasto, memorabile a Perugia per la ferocia delle armi e la santità della bandiera. … Nei quali alla crudeltà dell’uccidere, all’avidità del predare si aggiunse in modo notabilissimo la smania di devastare e disperdere. … E la prima luce del 21 giugno rischiarava all’attonito sguardo di chi passava per la via di S. Pietro strano e miserando spettacolo. Una immensa quantità di masserizie, grasce e vettovaglie di ogni specie, imbrattate di sangue e di fango, ingombravano la strada, insieme agli sformati cadaveri de’ sventurati cittadini.

Luigi Bonazzi, Storia di Perugia, vol. II, Unione Arti grafiche, Città di Castello, 1960.

Enorme impressione suscitarono nell’opinione pubblica americana i fatti di Perugia del giugno 1859, cui avevano dato massima pubblicità la pericolosa avventura corsa dal Perkins e dai suoi familiari e il conflitto diplomatico che ne era seguito. Basta a tale proposito ricordare il grande comizio tenuto a New York il 17 febbraio 1860 da quei stessi cittadini americani che un anno dopo avrebbero pagato un così generoso contributo di dolore e di sangue al trionfo della causa della umana libertà e dei diritti civili e politici nel proprio paese.

Marino Mencarelli, Frammenti, Città di Castello 1966

 (Il Monumento al XX Giugno) riafferma…il diritto-dovere alla memoria collettiva della città di Perugia. Non esiste monumento che più di esso possa, nella sua assoluta originalità, assolvere a questo civile compito…

La sua particolarità, il cui significato supera la dimensione locale, è che esso è dedicato a due popolani che difendono la porta della città….

Un forte sentimento identitario popolare ha dunque accompagnato, tra alterne vicende, la storia perugina fino alle drammatiche giornate del 1944 con la fucilazione dei patrioti. Nel Borgo XX Giugno, divenuto luogo della memoria cittadina, il felice restauro integrale del Monumento nel 1987, costituiva il dovuto risarcimento dalla violenza della dittatura.


Raffaele Rossi, Presentazione, in Ero pel borgo ‘n mezzo ai perugine, a cura di Renzo Zuccherini, Futura, Perugia, 2009.

 Quando ero fanciullo, alle cinque pomeridiane di ogni 20 giugno, le due campane del Municipio cominciavano funebri, distanziati rintocchi […].

Nell’animo mi scendeva una mestizia e un senso solenne: l’ammirazione per il coraggio, l’avversione alla crudeltà, la diffidenza verso l’oppressore e insieme la tenerezza per il silenzio a cui erano scesi quei morti, mi fecero germogliare e confermavano, ad ogni atteso anniversario nel fiorente giugno, il sentimento civile. L’anniversario della liberazione, avvenuta il 14 settembre 1860, mi commoveva meno, forse perché fin da fanciulli si sente che l’attuarsi di ciò che è giusto dovrebbe rientrare nell’ordine naturale delle cose, mentre l’ingiustizia più ci colpisce e ci turba, specialmente quando dietro le stanno i tiranni chiusi nella falsa dignità del loro mutismo e dei loro comandi.


Aldo Capitini, Perugia, La Nuova Italia, 1947.



a cura di Vanni Capoccia

Inserito venerdì 17 giugno 2011


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