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Provocazioni e decoro urbano
Non si parla mai dell'ex molino a palmenti di Ponte S. Giovanni situato proprio davanti al ponte di legno sul Tevere

La provocazione spesso è utile a sollecitare un dibattito. Quella proposta dal festival dell'architettura fatta da containers installati davanti al teatro del Pavone a suggerire l'ipotesi abitativa di un'era postindustriale e post globale può sembrare perfino moderata al confronto con le condizioni di decoro in cui versano certi edifici cittadini, pur con destinazione non abitativa.
Di esempi ce ne sono molti, si parla spesso dell'ex tabacchificio di Ponte Valleceppi, di quello in via Cortonese entrambi in condizioni di degrado tali da provocare la legittima indignazione dei cittadini, specialmente se residenti nelle vicinanze. Ci pare di capire che la “teoria dei vetri rotti” non sia conosciuta o, forse, non condivisa da chi amministra questa città.
Non si parla mai dell'ex molino a palmenti di Ponte S. Giovanni situato proprio davanti al ponte di legno sul Tevere. Forse perché si trova in una zona del quartiere di Ponte S. Giovanni considerata “out” rispetto alla possibile speculazione edilizia? O forse perché chi ci vive ha accettato di assistere al lento e inesorabile disfacimento di questa vecchia gloria ormai ricovero di piccioni a flotte entrati dalla copertura abbondantemente sfondata. Oppure, temendo che l'accendersi dei riflettori possa accendere anche qualche appetito speculativo che spinga per una variante urbanistica, si preferisce osservare in silenzio il degrado del rudere.
Si diceva che questo ex molino doveva rientrare nella trattativa per il progetto di sistemazione dell'ex pastificio Ponte, il cui silo fu abbattuto con grande spettacolarità due anni fa. Doveva avere una destinazione pubblica non meglio identificata invece tutto è fermo, anzi si disfa. Si dirà – c'è la crisi - , ma certi investimenti possono essere più economici se fatti in tempi di crisi, non a caso nell'area ex De Megni si continua a costruire. Se si venderà è un altro dscorso.
Per ora c'è solo un lato positivo, finché non si comincia si rimanda il momento in cui sorgerà un nuovo pezzo di centrocittà, dopo quello degli Apollo, previsto con le torri alte 43 metri. In prospettiva questo sembra essere il futuro di Ponte S. Giovanni, essere la centrocittà di Perugia in cui le cubature esistenti vengono via via quintuplicate.
Nel presente rimane comunque una provocazione quotidiana al decoro urbano quel rudere pieno di piccioni che non ha più i vetri da molti decenni.

Presidente Legambiente Perugia



Anna Rita Guarducci

Inserito domenica 19 giugno 2011


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Commenti

Nome: anna
Commento: che pena... ma una cosa facile-facile no? per smettere di cementificare perché non utilizzare strutture come questa per realizzare semplicemente case? ristrutturare e non cementificare, sembrerebbe - ripeto - così semplice...

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