Cava a S. Orfeto
Si parla di riaprire una cava chiusa in località S.Orfeto
L’Umbria è stata grande esportatrice di materiali di cava, nel passato più che nel presente ma ancora oggi una percentuale della produzione esce dalla regione. Le dolci colline della verde Umbria vengono sbancate per procurare inerti da costruzione, d’altra parte è la principale attività locale e possedendo una delle materie prime possiamo dirci fortunati. L’ultimo Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.), ci racconta, nella sua corposa relazione, come si sia evoluta l’attività fino ad oggi. Di come siano state analizzate le conseguenze delle operazioni di cava, gli impatti negativi sull’ambiente e sull’uomo. Illustra le tecniche di coltivazione, la possibilità di cavare anche nel sottosuolo e la successiva riambientazione. Quello che non ci dice è che l’Umbria ha un fabbisogno pro capite molto più alto di quello toscano, per esempio, 5,29 mc/abitante contro i 4,12 mc/abitante, a dimostrazione che l’attività prevalente è quella legata alle costruzioni. Il rapporto pro capite è tra i primi in Italia. Anche dopo aver terminato la ricostruzione post sisma del 1997 la principale attività industriale umbra rimane l’edilizia e le cave locali vengono messe a dura prova. Perciò una cava non può mai dirsi definitivamente chiusa, neanche dopo un’operazione di riambientazione, naturale o artificiale che sia. Infatti si parla di riaprire una cava chiusa in località S.Orfeto, già riambientata, così sembra a giudicare dalle foto da cui non si vede dove sia. In una zona a rischio alluvione. Sarà anche il caso di chiederci, visti i tempi che corrono in cui lo smaltimento di fanghi di dubbia origine costa molto meno se mascherato da qualcos’altro, se sarà una riapertura per prelevare o per depositare. Infine, ma non meno importante, chiediamo alla classe dirigente di questa regione se sia ancora il caso di insistere sul modello di sviluppo legato al cemento. In caso di risposta positiva o, peggio, di silenzio smettiamola con questa retorica della tutela ambientale. Neanche il tanto declamato e redigendo Piano Paesistico Regionale ci convincerà. 18 novembre 2008 Circolo Legambiente di Perugia
Anna Rita Guarducci
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