25/04/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Affari d’oro con le rinnovabili, ma non tutte le produzioni sono davvero “verdi”
Incentivi economici e facilitazioni agli imprenditori, danni per ambiente e salute pubblica
Il nostro pianeta  sta per attraversare una delle più gravi crisi ecologiche della storia, forse peggiore di quella che portò all’estinzione dei dinosauri. L’enorme disponibilità di energia dell’era del petrolio ha convinto gli uomini che non esistono limiti allo sviluppo e ha fatto perdere di vista che la velocità con cui sono divorate le risorse naturali indispensabili alla sopravvivenza  come foreste, acqua, aria, pascoli, terreno coltivabile, è maggiore della loro velocità di autorigenerazione.

Alcuni paesi, soprattutto del nord Europa, hanno preso coscienza della urgente necessità di eliminare la dipendenza dal petrolio e ridurre il consumo di risorse naturali, ma i loro sforzi saranno vani se tutti gli altri paesi non faranno altrettanto. L’Italia alterna al disinteresse per i temi ambientali, decisioni incongruenti, affrettate, traguardate sul breve periodo e fondate su valutazioni prevalentemente ideologiche. Purtroppo questo avviene anche nella nostra regione dove in tema di energie rinnovabili  sono prese decisioni che sembra non tengano in considerazione i reali vantaggi pubblici in termini di produzione di energia e di contenimento delle emissioni inquinanti.

Allo stato attuale delle conoscenze, le fonti rinnovabili con il rendimento più elevato e meno inquinanti sono l’idroelettrico, l’eolico, il solare fotovoltaico, solare termico e solare termodinamico. Un argomento molto delicato è la produzione di energia tramite lo sfruttamento delle biomasse. Purtroppo, contrariamente all’immagine di ecologicamente corretto che evoca il prefisso BIO- (che ne definisce giustamente l’origine naturale) si tratta di un insieme di prodotti il cui impiego come fonte di energia ha un notevole impatto ambientale. La combustione di biomasse, sia direttamente che in forma di biogas, può rilasciare quantità di sostanze inquinanti maggiori del carbone per unità di energia prodotta.

In termini di convenienza energetica c’è una grande differenza tra lo sfruttamento di biomasse provenienti da scarti delle lavorazioni agricole e biomasse appositamente prodotte. Il valore di EROEI*, cioè il rapporto tra l'energia ricavata e tutta l'energia spesa per arrivare al suo ottenimento, è nettamente a favore delle prime. Inoltre, per soddisfare le esigenze energetiche attuali, data la scarsissima efficienza con cui le piante catturano l’energia solare che ricevono (meno dell’1%),  sarebbe necessario coltivare ai soli fini energetici superfici ben più estese di quelle dedicate alla produzione di alimenti e mangimi, con gravi ripercussioni all’economia alimentare.

Sempre in tema di biomasse, un aspetto molto critico è il problema della distanza di approvvigionamento: poiché esse sono molto voluminose, per essere trasportate fino alla centrale possono richiedere un massiccio utilizzo di mezzi di trasporto e incidere negativamente sul loro rendimento energetico e il bilancio di CO2.

In base a queste semplici considerazioni, riteniamo che la produzione di energia dalle biomasse dovrebbe basarsi esclusivamente su scarti vegetali delle lavorazioni agricole locali ed occupare pertanto un ruolo marginale tra le rinnovabili.
Tuttavia gli amministratori umbri, in nome della Economia Verde (green economy), tendono ad erogare incentivi economici a pioggia, senza un indirizzo preciso verso le fonti rinnovabili maggiormente produttive e meno inquinanti. Il recente regolamento regionale n.7/2011 non pone limiti all’utilizzo di biomasse appositamente prodotte e per limitare i rischi connessi alla salute dei cittadini prescrive limiti ridicoli di distanza tra gli impianti e i centri abitati (200 - 1500m a seconda della potenza dell’impianto).

*) EROEI: Energy Returned On Energy Invested, (ritorno energetico sull'investimento energetico)


Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica

Inserito sabato 10 settembre 2011


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