Solo l’ultima parte dell’articolo rende veramente giustizia di come il tema giovani e alcol sia stato affrontato nel seminario, organizzato dall’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool in collaborazione con il Centro Sperimentale per l’Educazione Sanitaria, la Regione Umbria e la Fondazione Lungarotti,  tenutosi il 4 novembre nella prestigiosa sala della Vaccara a Palazzo dei Priori di Perugia. Della mia relazione, nella quale ho cercato di fornire elementi di riflessione sulla complessità del fenomeno giovani e alcol in Italia e di come proprio i mezzi di massa tendano a semplificarlo quasi sempre utilizzando titoli allarmistici non supportati dai dati, il giornalista sembra non aver colto neppure lontanamente il senso. Anzi. Con ammirevole abilità ha utilizzato solo quegli elementi di comportamento alcolico estremo che ho mostrato insieme a molte altre informazioni su come il bere dei giovani italiani sia ancora molto lontano dalla mera ricerca dello sballo che è invece il fine prevalente tra i coetanei del nord Europa. Da molti anni ormai mi occupo come sociologa di questi temi, ma ancora riesco a stupirmi della tendenza giornalistica alla ricerca del clamore da sintetizzare in numeri e titoli (“Sos alcol” “Numeri di brivido” “Diecimila persone con problemi di alcolismo”), in materia di alcol e giovani. Una comunicazione, piuttosto desolante, che spesso distorce la realtà ed è assolutamente poco interessata a riflettere sulle vere ragioni del fenomeno, incapace dunque di rappresentare un elemento di stimolo alla ricerca di risposte che non siano demagogiche e soluzioni realmente efficaci.

 (beccaria@eclectica.it)