20/04/2024
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Foglie anche a dicembre
Carducci e Fogazzaro per un dicembre un po' triste

FFOOPP Dicembre

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Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all’opposta sponda austera del Doi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia. Pasotti, in soprabito nero di cerimonia, col cappello a staio in testa e la grossa mazza di bambù in mano, camminava nervoso per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar forte la mazza a terra, chiamando quell’asino di barcaiolo che non compariva.

Il piccolo battello nero con i cuscini rossi, la tenda bianca e rossa, il sedile posticcio di parata piantato a traverso, i remi pronti e incrociati a poppa, si dibatteva, percosso dalle onde, fra due barconi carichi di carbone che oscillavano appena.

PIANTO ANTICO
 

L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno


da' bei vermigli fior,

nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora

di luce e di calor.

Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,

sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.

 

                               (G. C.)

 

Luisa si alzò e andò a prender lo zio per dargli il braccio se ne avesse bisogno. Il giardiniere che stava aspettando presso l’entrata del boschetto di lauri, vide la signora muovere verso il signore seduto, affrettare il passo, precipitarsi con un grido sopra di lui.

Come la vecchia innocente pianta, anche lo zio Piero era stato colpito dal fulmine. Il suo corpo era appoggiato alla spalliera del sedile, la testa gli toccava il petto col mento, gli occhi erano aperti, fissi, senza sguardo. Era proprio stato uno spettacolo di addio quello che la sua Valsolda gli aveva offerto. Lo zio Piero, il caro venerato vecchio, l’uomo savio, l’uomo giusto, il padre, il benefattore de’ suoi, lo zio Piero era partito, partito per sempre. Egli era venuto, sì, ad arruolarsi, Iddio lo voleva in una milizia superiore, ed ecco era suonato l’appello, egli aveva risposto. I tamburi di Pallanza rullavano, rullavano la fine di un mondo, l’avvento di un altro. Nel grembo di Luisa spuntava un germe vitale preparato alle future battaglie dell’era nascente, ad altre gioie, ad altri dolori da quelli onde l’uomo del mondo antico usciva in pace, benedetto all’ultimo momento, senza saperlo, da quell’ignoto prete dell’Isola Bella, che mai, forse, non aveva detto le sante parole a un più degno.

 

                              (A. F.)



a cura di Daniele Crotti

Inserito giovedì 1 dicembre 2011


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