20/04/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> Dove sono i Celti

Dove sono i Celti
Ora, questa storia della Padania della quale dovremmo far parte, non è troppo chiara: che c'entra l'Umbria con la Padania? E cos'è la Padania? Greci, Arabi, Normanni e quanti altri popoli hanno arricchito, per secoli, la nostra cultura?


Ci mancavano pure i Celti, con tutti i problemi che abbiamo, che erano, tra l'altro, un popolo "orfano di qualsiasi cognizione di vita civile", questo secondo Polibio, uno storico greco che nacque duecento anni prima di Cristo, figuriamoci. Beh, siamo ancora lì a discutere se non sia il caso di riconoscerli come antenati illustri e fonte della nostra stessa identità culturale. I Celti, quelli come Brenno, con le corna in testa e il feroce saccheggio di Roma. I finissimi politici della Lega vorrebbero regalarceli, cioè importare la loro tradizione bellicosa e selvaggia nell'Umbria di San Francesco. I Celti sarebbero parte della loro tradizione, conquistatori e figli adottivi della Padania, e nulla potrebbe impedire di considerare anche l'Umbria una terra di questo sconclusionato progetto partorito dal cosiddetto Parlamento del nord.
Già gli umbri faticano a fare i conti con il popolo dal quale prendono il nome o con gli Etruschi, tanto che la storia di questa regione deve necessariamente dividersi tra due grandi civiltà, cresciute sulle due rive opposte del Tevere, insomma gli Umbri e gli Etruschi, mica i Senoni, gli Insubri, i Cimbri o i Boi. Qui, tra l'altro, si parla pur sempre di un paio di secoli prima di Cristo, anche se questa storia dei conflitti tra i Romani e i popoli venuti dal nord Europa durerà sino all'alto medioevo. Roba così lontana da non poter parlare al nostro tempo dove ci sono tanti problemi ma, insomma, niente a che fare con quelli dei Celti.
Ora, questa storia della Padania della quale dovremmo far parte, non è troppo chiara. Noi siamo sugli Appennini e le Alpi, che sono bellissime, ci mancherebbe, ci servono, al massimo, per la settimana bianca, ma che c'entra l'Umbria con la Padania? E cos'è la Padania? Un piemontese non capisce una parola del bergamasco e un bergamasco non pronuncia una parola in veneto. Allora, cos'hanno in comune? l'accento dei Senoni? Hanno il Po, certo, che è anch'esso un bel fiume, e i comizi di Borghezio ma un Borgezio da noi, con tutto il rispetto, non funzionerebbe. Certo, ci sono tante cose al nord che ci fanno invidia, ma quelle c'erano già prima che nascesse Bossi.
 Ora, questo progetto della Lega di acquisire più consensi a sud di Milano dove però calano, è comprensibile, solo che ci dovrebbero spiegare dove arriva la Padania. Va bene l'Emilia Romagna, ma come la mettiamo con le Marche e la Toscana? e con l'Umbria, poi? E' vero che da qualche tempo abbiamo un consigliere regionale iscritto d'ufficio anche al Parlamento della Padania, ma che dobbiamo farci. L'Umbria è una regione aperta, abbiamo avuto un consigliere del Cpa, caccia pesca e ambiente, possiamo permetterci un discendente dei Celti, popolo anch'esso di cacciatori. Certo che tra un po' i leghisti dovranno fermarsi perché dopo l'Umbria viene il Lazio dove c'è, come dovrebbe essere noto, anche Roma. Roma capitale della Padania? magari funziona visto che a Milano la Lega sta all'opposizione mentre a Roma i suoi dirigenti possono andare tranquillamente a pranzo ai Castelli con Alemanno. La prossima volta, dopo Vicenza, il Parlamento della Padania lo convocano a Latina che è piena di veneti, cioè dei figli dei veneti che scelsero, invitati da Mussolini, di vivere nelle paludi pontine più salubri, tutto sommato, di quelle della foce del Po. A ben pensare,  esclusa la Magna Grecia, siamo tutti un po' Celti. E poi anche lì, nel sud, nelle terre dei grandi templi classici, di gente con i capelli biondi e gli occhi azzurri se ne trova quanta se ne vuole. La Sicilia? certo la Grecia e certo gli Arabi, ma quella è stata la terra dei Normanni, popolo scandinavo poi spostatosi verso la Francia. In Sicilia i nobili Normanni si scontravano con i feudatari tedeschi, per dire. Poi ci sarà Federico II, nipote di Federico I Barbarossa, e re di Sicilia, duca di Puglia, principe di Capua, grande intellettuale e finissimo interprete della cultura del meridione d'Italia. Uno del nord. Greci, Arabi, Normanni e quanti altri popoli hanno arricchito, per secoli, la nostra cultura? Facciamoli  scendere i nipotini dei Celti, quelli del Parlamento della Padania, così che possano entrare nella storia d'Italia vissuta e realizzata in un territorio così diverso e per questo più ricco e vitale e ritrovare un po' anche se stessi, proprio lì, nel sud, ma anche in ogni altra regione. Capire la ricchezza di una contaminazione virtuosa tra culture e saperi e vedere che non con la cultura dei confini ma con quella dei grandi orizzonti aperti si resta cittadini liberi non solo in casa propria ma in ogni dove. Allora, non ci invitino a Pontida. Saremo noi a invitarli ad Assisi, lì dove è partito un messaggio un po' più grande della miseria della loro filosofia.
                                                                                                                                                                  renzo.massarelli@alice.it
(per il Corriere dell'Umbria, sabato 10 dicembre 2011)    



Renzo Massarelli

Inserito mercoledì 14 dicembre 2011


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 6998242