Saldi di fine stagione
In tutti questi anni abbiamo assistito alla crescita senza freni della grande distribuzione. Il commercio ha lasciato le città e ha invaso la campagna. Dentro questa nobile arte si incontra ormai la finanza, la speculazione immobiliare, la rendita fondiaria
SALDI DI FINE STAGIONE
La stagione che sta finendo non è una delle quattro che conosciamo. Questo è il tempo, semplicemente, della fine delle feste e dell'anno vecchio. E' una stagione immaginaria, una specie di sogno di una notte di mezzo inverno, quando il tempo riprende a correre con il suo solito passo dopo una breve pausa, come un'aritmia. Da qui il bisogno di svendere le giacenze di magazzino e, quindi, di rinnovare, cambiare pagina. A questi saldi di fine stagione attribuiamo anche un valore simbolico. Per ora, dicono, va male. Lo dicono i commercianti, si capisce, perché tutti gli altri lo sapevano già da tempo. Perché, cosa si aspettavano? che andasse bene? In realtà i commercianti sanno anche loro, come tutti, come stanno andando le cose in Italia. Lo hanno potuto vedere nel corso di tutto l'anno e anche in quello precedente. Solo che qualcuno ha fatto finta di nulla e ha chiuso gli occhi. I negozi vuoti sono solo il segno di una malattia che si inizia molto prima, negli uffici di collocamento, nelle aziende, nelle case dei pensionati, dei giovani precari e di tanti lavoratori dipendenti. In qualche altra casa non va poi tanto male. In ogni periodo di crisi c'è chi piange e chi ride, come il giorno del terremoto de L'Aquila o al tempo del cambio della lira con l'euro. Quando la terra trema c'è sempre qualcuno che trova la situazione interessante e piena di nuove opportunità. Dunque anche nel commercio, che è come la punta di un iceberg molto grande che si chiama economia, non va male per tutti. E' come quando Berlusconi dice che l'Italia sta benissimo, solo che lui guarda quella parte del paese che sta a Cortina in questi giorni e non solo quella, ovvio. Ci sono molte Cortina dove vanno in vacanza le fortune di un sacco di persone. Il nostro non è il paese della povertà è, più semplicemente, il paese delle ingiustizie sociali, delle differenze che crescono dopo che per molto tempo si era sperato che fossero destinate a diminuire. Da qui il senso di insicurezza e di delusione di una parte sempre più grande del paese. I commercianti, i dirigenti, soprattutto, delle loro organizzazioni di categoria, le Confcommercio e le Unioncamere, quando protestano per gli affari che calano e per il destino di tante aziende del settore dimenticano sempre di guardare oltre i propri confini corporativi, pensano che tutto si possa risolvere con qualche campagna promozionale, ampliando gli uffici stampa, cambiando le regole del traffico davanti alle vetrine, chiedendo qualche altro beneficio fiscale, avversando le cosiddette liberalizzazioni, loro che sono i rappresentanti del mestiere più liberale che ci sia. Le loro ragioni, che sono rispettabili, i disagi di tanti esercizi, finiscono così entro una marmellata dolciastra fatta di vittimismo e di miopia. In tutti questi anni abbiamo assistito alla crescita senza freni della grande distribuzione. C'è stato qualcuno tra quelli che oggi si lamentano che abbia avuto qualcosa da eccepire, che si sia posto il problema dei piccoli negozi di vicinato o del destino dei centri storici, che abbia cercato di ragionare sulla necessità di uno sviluppo programmato ed equilibrato del territorio? Il commercio ha lasciato le città e ha invaso la campagna. Dentro questa nobile arte si incontra ormai la finanza, la speculazione immobiliare, la rendita fondiaria. Un impasto micidiale. Oggi assistiamo semplicemente a due fenomeni convergenti. Il calo dei consumi e il dilatarsi dell'offerta. La parola inglese default che non è poi così preoccupante se si riferisce all'uso del computer, è diventata con il tempo sinonimo di insolvenza e poi di fallimento. Ecco, abbiamo troppi esercizi commerciali e poca gente che compra. E' così che i conti, tra le nostre verdi colline e soprattutto per i più piccoli, non tornano più, neanche nel tempo dei saldi di fine stagione.