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12 dicembre 2008
Frammenti di un percorso amoroso 4. IO SO...


12 dicembre 2008. Sono passati 39 anni da quell’altro 12 dicembre, quando a Milano, alla banca dell’Agricoltura in piazza Fontana, una bomba uccise 17 persone inermi.
 Sono passati 39 anni in cui – processo dopo processo – la verità s’è allontanata, insieme alla speranza di giustizia per le vittime ricacciate dentro una  memoria che inesorabilmente arretra, risucchiata dentro quel coagulo di impotenza e pavidità che avviluppa da troppo tempo il nostro sentire di cittadini e cittadine di uno stato che continuiamo a dire democratico, per l’inestinto ottimismo della volontà, mentre il pessimismo della ragione tende a ricacciarci dentro il nostro “particolare”, lasciando sullo sfondo i mormorii indistinti e queruli della cosiddetta coscienza nazionale.
Le ultime generazioni probabilmente non ricordano la bomba di piazza Fontana - la “madre di tutte le stragi” -, quella che ha dato inizio alla “controstoria” che riscrive gli anni della nostra repubblica, spartendo colpe e diritti con l’equanime criterio del fifty fifty,operazione che, detta in inglese, appare ancor più credibile.
 Per loro e per noi che c’eravamo mi piace ricordare il bel “pezzo” che Pier Paolo Pasolini scrisse per il Corriere della sera nel 1974, nella convinzione che ora come allora la voce dei poeti debba alzarsi per impedire che il silenzio assolva – come hanno fatto i tribunali – i colpevoli, e che la morte della verità uccida ancora e ancora le vittime di quella lontana strage e di tutte quelle che sono seguite e seguono nei tristi ricorsi della vicenda umana.
L’articolo di Pasolini (da leggere per intero)  merita una riflessione attenta ed è un documento di grande valore per chi non rinuncia a voler capire e, soprattutto, a voler accettare il testimone che il poeta affida ad ognuno/a di noi - donne e uomini di scrittura e lettura, e dunque intellettuali a tutti gli effetti - con le sue parole.

L’URLO DI PIER PAOLO PASOLINI
       (Corriere della Sera, 14 novembre 1974)

  COS’E’ QUESTO GOLPE?
  IO SO...
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile. Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio.   ……………………………………

  (continua)   



Silvana Sonno

Inserito sabato 13 dicembre 2008


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