08/05/2024
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Sicurezza e legalità a Perugia
da "lettere riformiste" un contributo di Primo Tenca

Cari amici di lettere riformiste, mi chiedete un contributo per capire meglio come sia cambiata Perugia in questi anni, soprattutto in termini di sicurezza, è un problema molto complicato, un prisma dalle tante facce e su ognuna, ciascuno può leggere la sua verità, ma come si sa la verità è una ricerca difficile, ammesso ve ne sia una, che non sia piegata alla convenienza del politico di turno o del cittadino esasperato e pronto troppo spesso, a fare di tutta l'erba un fascio.

Non ho le competenze per analizzare la complessità della domanda da voi posta; cercherò di portare come contributo la conoscenza minuta della città e dei suoi cambiamenti negli ultimi 40 anni, che sono stati radicali e tumultuosi, come in poche altre epoche, è una trasformazione, è subito bene dirlo di dimensioni planetarie, un terremoto che ha colpito profondamente anche la nostra città.

Basti pensare al fenomeno migratorio verso l'Italia, quasi inesistente fino agli anni 60, oggi nella nostra regione più di un 10% di abitanti sono immigrati, circa centomila persone, in larga parte residenti a Perugia e dintorni.

Non porto questi dati per giustificare la tesi: immigrato uguale criminale, non si può però negare che esista una relazione molto stretta fra un certo tipo di immigrazione, come quella Tunisina a Perugia, per esempio e lo spaccio della droga che ha fatto della nostra città una delle piazze più importanti del centro Italia, di questo parleremo più avanti.

Ma torniamo a Perugia, io appartengo a una generazione che potremmo chiamare, quella della chiave nella toppa, ossia la porta di casa era quasi sempre aperta, quando ho iniziato ha lavorare nel centro storico come apprendista artigiano, la grande periferia non esisteva ancora, la città nel novecento era appena uscita dalle mura che l'avevano difesa per secoli.

 Proprio negli anni sessanta iniziò la grande espansione soprattutto verso sud, S. Sisto, fabbriche abitazioni e nuovo ospedale, Ponte S. Giovanni, poi l'asse di via Cortonese e via Pievaiola.

Alla grande fuga dalle campagne, a Perugia si aggiunge un pauroso abbandono della vecchia città, in parte sostituito da una vivace popolazione studentesca, ora purtroppo in forte decrescita, creando situazioni di degrado difficilmente tollerabili, perché all'abbandono dei residenti e di grandissima parte delle attività, artigianali e commerciali, non si è sostituito nulla a parte il popolo degli spacciatori, di cui faremmo volentieri a meno.

La Perugia degli anni sessanta era pullulante di abitanti e di attività, una comunità che dava ad ognuno identità e riconoscimento; riti, abitudini e tradizioni, con il loro svolgimento ribadivano un forte senso di appartenenza e coesione sociale, quello che doveva essere una vera città, a prescindere dalle condizioni economiche e abitative, che sicuramente, per alcuni ceti sociali erano davvero pesanti, ma questo non giustifica lo smembramento avvenuto negli anni a venire.

Si è costruito troppo, generalmente male e in ordine sparso, senza una reale programmazione dello sviluppo cittadino e di questo ora stiamo pagando un prezzo pesante, anche in termini di sicurezza, perché è bene sapere che chi costruisce case, scuole, fabbriche, costruisce anche relazioni sociali che non possono prescindere dalla qualità del luogo di vita e di lavoro.

Guardate quello avvenuto a Fontivegge: doveva essere un esempio di buona urbanistica, ma è diventato pessimo, uno dei luoghi più pericolosi della città, tanti uffici e nessuna abitazione, la sera diventa spettrale, il famoso steccone lungo via Mario Angeloni che doveva ospitare residenze è ancora un enorme buca circondata da bandoni di latta da quasi trenta anni, questo è un esempio emblematico del governo cittadino, ma non il solo.

La città vecchia oggi è un guscio vuoto, non vive di propria luce ma solo di quella che si riflette nei cosiddetti eventi, un contenitore, una vetrina di lusso per merce molto spesso scadente, o venduta a caro prezzo, l'unica merce veramente buona sembra sia la cocaina, consumata ad etti dalla buona borghesia Perugina, ma di questo non bisogna parlare, non è glamour.

Ho insistito molto sulla questione dello sviluppo urbanistico perché la ritengo fondamentale, certo non l'unica, come dicevo all'inizio, per aumentare sia la sicurezza reale, che quella percepita dai cittadini, bisogna agire su vari fronti, non credo basti portare a Perugia un reparto della celere, intendiamoci; la presenza costante nel territorio sia urbano che extraurbano, delle forze di polizia, oggi è divenuta urgente e non più rinviabile, ma da sola non basta.

Bisogna ricostruire una serie di legami sociali che non possono prescindere dalla riqualificazione di intere aree, sia del centro storico che della periferia e non parlo solo dei grandi contenitori ma anche dell'edilizia minuta di tipo abitativo e produttivo(botteghe artigianali).

In porta S.Angelo uno dei rioni storici più belli della città, la nostra associazione, “vivi il borgo” sono trenta anni che si adopera con dedizione perché non tutto si sfasci, perché si mantenga viva un minimo di comunità, ma se non si riporta qualche residenza, rischiamo di perdere la sfida, allora saranno i cavalli della droga ad averla vinta, bisogna capire che in situazioni come queste dieci famiglie in più o in meno possono fare la differenza, lo stesso discorso vale per gli altri rioni e gli amici delle altre ass. di residenti.

Quindi per essere chiari, chi governa la città, deve avere sempre presente, che non può essere il mercato a stabilire regole e priorità, il mercato se ne frega delle compatibilità sociali, il denaro è l'unico metro di misura a cui risponde, non si può costruire una nuova città senza pensare al recupero di quella vecchia, nel centro storico ci sono dei buchi neri non più tollerabili, penso ai tre cinema vuoti da anni, due dei quali;il Lilli e il Turreno, dove si poteva investire, per palazzi congressi o auditorium per la musica, è un insulto ascoltare della buona musica nel palazzetto dello sport.

Penso al carcere, alle tante caserme ormai senza funzioni, penso alla vicenda vergognosa del mercato coperto, se si fosse dato retta alle associazioni cittadine non si sarebbero buttati via sette anni di tempo.

La migliore cura per una città più sicura è renderla viva e vissuta, farcirla di telecamere non serve a nulla e la presenza di polizia e carabinieri deve essere costante e indagare il territorio, lo sfoggio di parate militari come in questi giorni, dopo le ultime battaglie fra bande di spacciatori, servono a ben poco, se poi la notte la città è di nuovo abbandonata a se stessa.

Detto questo cosa si può fare; intanto recuperare i grandi edifici di cui parlavo prima e destinarli a funzioni abitative dove è possibile, poi costruire spazi di aggregazione giovanile e di produzione culturale, non è possibile che la sera si venga in centro solo per bere, tenere aperte biblioteche e musei, fino a tardi, come si è fatto alcune sere alla galleria dell'Umbria con musica e visite guidate.

Recuperare il mercato e i vicini arconi, farne una vetrina dei prodotti migliori della nostra regione, verdura e frutta a km zero, norcineria, formaggi, olio e vino e poi l'artigianato di qualità, dalla ceramica ai tessuti, chiamare le migliori aziende ad investire in questo progetto, è un luogo strategico che può fare da traino per richiamare in centro i cittadini delle periferie e i tanti turisti che visitano la nostra città, non è possibile che chi arriva in centro con il minimetro si trovi davanti uno spettacolo cosi desolante, il mercato come è oggi.

Da ultimo, il problema della droga, è intorno a questo che gira gran parte della delinquenza cittadina, la politica e le leggi messe in campo fino ad oggi, ossia il proibizionismo e la pena per chi consuma, hanno prodotto un vero disastro: le carceri sono piene di spacciatori e consumatori, come sono piene le nostre vie e vicoli, la droga viene offerta ad ogni angolo, nonostante il lavoro incessante delle forze di polizia.

É una grande ipocrisia pensare che dopo aver imposto un consumismo sfrenato, si pensi che una merce come la droga, quella che ha più fascino fra tutte, possa essere proibita, per me arrivati a questo punto l'unica soluzione è renderla legale, a questa conclusione è arrivata una commissione messa in piedi dalle nazioni unite, chi si interessa al problema sarebbe opportuno se la vada a leggere.

Del resto viviamo in un paese dove 80000 persone se ne vanno ogni anno per malattie legate all'uso del tabacco e dove alcol e birra si consumano a fiumi, con i danni che tutti sappiamo, di questo non si scandalizza nessuno?

In questo modo si toglierebbe alle varie mafie una quantità industriale di denaro che poi investono in attività commerciali ed edilizie infettando come un cancro tutta l'economia, si potrebbe altresì destinare il lavoro delle forze di polizia al controllo del territorio, quante energie e soldi si sono spesi in tutti questi anni per una battaglia persa?

So che questo è un problema complesso che non può risolvere un solo paese ma bisognerà pure iniziare a parlarne, accanto a questo ci vuole una grande battaglia culturale che metta in campo le energie migliori a cominciare dalla scuola, bisogna far capire ai ragazzi che l'uso delle sostanze è solo un lento morire, che la ricerca della felicita non si può affidare a una siringa o a uno spino, è un benessere artificiale, una volta esaurito sei nella merda più di prima e a volte ci lasci pure le penne.

Ma una cosa se si vuole veramente ripristinare un minimo di legalità, si può fare da subito; un controllo massiccio del territorio, questi delinquenti hanno un alloggio, quasi sempre in nero, hanno complicità a tutti i livelli, tutto questo va fatto emergere, i primi complici di questa gente sono molti perugini che da una parte strillano e dall'altra tirano su soldi in nero.

Ogni zona della città deve avere un vigile di quartiere, che lo impari a conoscere e a vederne i punti critici, di concerto con gli abitanti e le associazioni che in questi anni non si sono mai tirate indietro nel denunciare tutto il malaffare che vedono con i propri occhi ogni giorno.

Poi c'è la politica che dovrebbe fare un mestiere che non fa più da anni, che spesso usa la drammaticità della insicurezza diffusa per racimolare voti, senza proporre soluzioni, idee, leggi che vadano a colpire i veri responsabili di uno stato di cose non più tollerabile, terreno di coltura per avventure reazionarie che abbiamo già conosciuto nei tempi andati e ora si rifanno vive con rinnovato vigore.

Si potrebbe dire molto altro ma non voglio tediare il lettore, credo che il senso del mio pensiero si sia capito, vi ringrazio per l'ospitalità e come diceva Nanni Moretti, non perdiamoci di vista.

Perugia 13/5/2012 Primo Tenca

primo 52 @virgilio.it





Inserito venerdì 20 luglio 2012


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Commenti

Nome: matilde biagioli
Commento: Ringrazio Primo Tenca per l'intervento spassionato su una città che ha bisogno di essere vissuta. Io ho abitato sempre in "città" adesso stò in periferia,a Ferro di Cavallo,dove il legame con la "città" è rappresentato dai mezzi pubblici e il quartiere è uno spazio che non sò definire perchè ci abito e basta.Ho lasciato il cosidetto centro perchè nel momento che dovevo cercare un'altra casa,gli affitti erano superiori alle mie possibilità.Sento e penso la "città" come una vecchia signora malata bisognosa di cure da parte di noi tutti,cittadini e amministratori,senza ipocrisie e superficialità. Ancora grazie a Primo per la sua appassionata riflessione! Matilde Biagioli

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