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Facce di bronzo
L'ambigua posizione di Legambiente sulla strategia Rifiuti Zero

Il presidente nazionale Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, all’ultimo congresso di Bari (dicembre 2011) bollò come “velleitarie” le ipotesi di rifiuti zero portate avanti da tante altre associazioni ambientaliste che "estremizzano soluzioni giocando sulle paure della gente". Per inciso ricordiamo che questa posizione netta scatenò la frattura tra il livello nazionale e il circolo di Perugia, che nel frattempo aveva aderito al “Coordinamento regionale umbro rifiuti zero” e che in seguito determinò la mancata affiliazione per il 2013 e la chiusura del circolo.

Tuttavia, col tempo, le “velleitarie ipotesi rifiuti zero” sono diventate un importante traguardo che si sono posti, ad oggi, ben 106 comuni italiani. Non solo: decine di associazioni ambientaliste (esclusa Legambiente) hanno elaborato il testo di una legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, la cui campagna raccolta firme è appena iniziata.

Dall’alto del suo “ambientalismo scientifico” Legambiente si risveglia ed ecco che al suo interno circola uno strano documento, in cui si legge, tra l’altro: “La strategia Rifiuti zero infatti è molto utile dal punto di vista della ricerca delle soluzioni tecniche ed è molto utile per far crescere il consenso alle ragioni dell'ambientalismo se è vista, raccontata e approfondita come strategia credibile e seria a lungo termine” o anche: ”…è importante partecipare alla raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero”.

A cosa sarà dovuto questo repentino cambio di rotta? Sarà l’effetto del calo di iscrizioni all’associazione o forse si sono finalmente accorti che la strategia rifiuti zero poggia su delle solide basi?


Roberto Pellegrino 


Inserito martedì 4 giugno 2013


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