18/04/2024
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La differenziata in Umbria
Contando gli scarti, la raccolta è solo al 35%. Il 20 per cento della differenziata finisce in discarica

Ati inadempienti su partecipazione e valorizzazione frazioni recuperate

"E' grave che gli scarti della raccolta differenziata, destinati a finire in discarica, siano il doppio rispetto a quanto previsto dal Piano regionale dei rifiuti. Un dato che indica una discutibile qualità della raccolta attuata in Umbria e che spinge a rivedere le percentuali di differenziata raggiunte. Se al 44 per cento, esibito come la percentuale di differenziata più alta del centro Italia, si sottrae infatti il 20 per cento di scarti che finiscono in discarica, è facile verificare che in realtà la nostra regione ha raggiunto solo il 35 per cento effettivo. Difficile in questo modo stimolare veramente una filiera del recupero e del riciclo e arduo fare ipotesi realistiche sulla chiusura del ciclo". Con queste parole Oliviero Dottorini, presidente di Umbria migliore, commenta la risposta all'interrogazione con la quale chiedeva di conoscere la destinazione - e i relativi ricavi generati - della raccolta differenziata effettuata in Umbria.
"Volevamo sapere dalla Giunta regionale - spiega Dottorini - quante tonnellate, per ogni categoria di rifiuto differenziato, sono state vendute, a chi sono state conferite e quali ricavi abbiano generato. Dalla risposta ricevuta, oltre a prendere atto del diverso livello di trasparenza raggiunto dai singoli Ati, alcuni dei quali forniscono dati a dir poco lacunosi e che risultano essere inadempienti o in grave ritardo per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini attraverso i comitati consultivi degli utenti previsti dalla legge regionale 11 del 2009, emerge come dato preoccupante il 20 per cento di scarti della differenziata che finiscono in discarica al pari dell'indifferenziato. Inoltre, emerge anche che non si è sviluppato un circolo virtuoso della filiera del recupero e del riciclo in grado di valorizzare i rifiuti raccolti in maniera differenziata. Si poteva stimolare il mercato di tali prodotti, mentre si è preferito appiattirsi sul conferimento ai consorzi di filiera che garantiscono ricavi minimi. Sono infatti troppo bassi - meno di 5 milioni di euro - i ricavi connessi al conferimento dei rifiuti differenziati agli impianti di recupero e non è affatto chiaro come vengano reinvestiti. Dovrebbero a nostro avviso andare ad alleggerire le bollette delle famiglie virtuose, rendendo puntuali i meccanismi di tariffazione e applicando il principio "chi meno inquina meno paga". Ma non ci risulta che questo avvenga".
"Tanta è la strada da fare - conclude Dottorini -. Occorre pertanto che la Giunta corra subito ai ripari apportando al sistema di gestione dei rifiuti quei correttivi in grado di ricondurre il livello degli scarti entro i limiti fisiologici individuati dal Piano regionale nel 10 per cento della raccolta differenziata e stimolando un mercato in grado di valorizzare i rifiuti inseriti nella filiera del riciclo. È inconcepibile inoltre che a quattro anni dall'approvazione della legge alcuni Ati siano totalmente inadempienti per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini attraverso i comitati consultivi".                                                   



Oliviero Dottorini

Inserito giovedì 1 agosto 2013


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