Sahara Occidentale: la vergogna dell'Onu
Porre fine alla vergognosa contraddizione di una missione di pace, dove sono presenti anche militari italiani, incaricata di non proteggere i diritti umani
SAHARA OCCIDENTALE: LA VERGOGNA DELL'ONU
Il 27 febbraio 1976 il movimento di liberazione nazionale sahrawi, Fronte Polisario, proclamava la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (Rasd). Dopo 38 anni il Sahara Occidentale è ancora diviso in due da un lungo muro: da una parte i territori liberati, dall'altra quelli occupati dal Marocco dove è in corso una resistenza popolare nonviolenta che sconfessa la pretesa "normalizzazione". Il Sahara Occidentale è così l'ultima colonia africana, e l'autodeterminazione rimane l'obiettivo del popolo sahrawi.
Dal 1991 l'Onu è presente nel Sahara Occidentale con una missione di caschi blu (Minurso) per sorvegliare il cessate il fuoco e per organizzare il referendum di autodeterminazione. La monarchia marocchina, terrorizzata dalla certezza di perdere il referendum, impedisce il voto e l'Onu si dimostra incapace di portare a termine il processo di autodeterminazione.
L'aspetto paradossale è che i caschi blu presenti nel Sahara Occidentale non possono intervenire per proteggere la popolazione sahrawi, quotidianamente massacrata dalla repressione durante le sue proteste pacifiche. La Minurso infatti è l'unica missione di pace dell'Onu a non prevedere tale possibilità. Nel Consiglio di Sicurezza vi è da tempo una maggioranza di membri favorevoli alla protezione dei diritti umani, ma la minaccia di veto della Francia lo impedisce, contraddicendo i principi stessi delle Nazioni Unite.
Da anni il Polisario chiede si ponga fine a questa vergogna. Per dare concretezza a questa rivendicazione, dai territori occupati una coalizione di organizzazioni sahrawi per i diritti umani, di associazioni di famigliari di scomparsi e di prigionieri politici ha lanciato una campagna internazionale per chiedere l'estensione del mandato della Minurso alla protezione dei diritti umani. La mobilitazione si concluderà alla fine di aprile, quando il Consiglio di Sicurezza dovrà dibattere il rinnovo della missione.
La Campagna è diretta ai membri del Consiglio di Sicurezza, ma non solo, e si svolgerà con manifestazioni pacifiche il 15 di ogni mese, con tavole rotonde ed incontri di sensibilizzazione. La coalizione delle associazioni sahrawi si rivolge anche ai comitati nazionali di solidarietà con il popolo sahrawi per riceverne il sostegno.
Per rafforzare questa Campagna ed impedire la repressione sanguinosa delle pur pacifiche manifestazioni, l'Ansps fa appello alla rete della solidarietà italiana con il popolo sahrawi, associazioni, Enti locali, eletti nelle sedi istituzionali, affinchè unisca i propri sforzi in una diffusa e coerente azione nei confronti del governo italiano, dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite. L'obiettivo è porre fine alla vergognosa contraddizione di una missione di pace, dove sono presenti anche militari italiani, incaricata di non proteggere i diritti umani!
Ansps Onlus Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi Onlus via Ostiense, 152 b - 00154 Roma t/f (0039) 06.57 80 639; ansps@libero.it skype: ansps.sahrawi