25/04/2024
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A Vedelago di Treviso la raccolta differenziata è al 99%
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.9 - 2/2009

Bottiglie di plastica per colorare i tessuti, granulati derivati dal rifiuti secchi per produrre sedie e bancali, avanzi della cena che diventano concime. Riciclare al 100% i rifiuti è possibile. A dirlo è Carla Poli, titolare del Centro riciclo Vedelago in provincia di Treviso. Per lei il rifiuto non esiste. Al suo posto una straordinaria risorsa, una grossa opportunità di business da utilizzare, proprio come avviene al Centro di Riciclo di Vedelago, che si occupa di separazione e riciclaggio di rifiuti, riuscendo a riciclare circa il 99% degli scarti trattati.

Sembra impensabile, in un'epoca contrassegnata dall'invasione della spazzatura nelle strade di Napoli, dalle difficoltà crescenti incontrate dalle diverse amministrazioni per aprire nuove discariche e dalle polemiche (motivate) che sempre più si accompagnano alla presenza degli inceneritori e di altre fantomatiche macchine. Per Carla Poli il processo virtuoso proposto dal Centro di riciclo Vedelago si può innescare in ogni città: basta un'accurata separazione dei rifiuti, ma soprattutto una raccolta differenziata che sia mirata al riciclo. Troppe volte, invece, si misurano le percentuali di raccolta, senza controllare, poi, quanti di questi "materiali" raccolti vengano effettivamente riciclati.

La sua azienda è riuscita a realizzare, a Ponte nelle Alpi, un riciclo del 98,5% dei rifiuti raccolti. Ma non si è fermata qui. In questi mesi, infatti, sta cominciando ad operare in Sardegna, a Colleferro (a sud di Roma) e persino a Torre del Greco, che non è esattamente un paesino veneto. Un risultato ancora più straordinario se si pensa al contesto culturale in cui si muove. Merito anche di una nuova tecnologia che permette di recuperare anche gli scarti plastici, o il rifiuto secco, per produrre un granulato di plastica che può essere utilizzato nell'edilizia, e tutto con un procedimento di estrusione che non emette sostanze nocive nell'ambiente. Al di là dei risultati, è interessante anche la filosofia dell'imprenditrice: "Io non voglio più nemmeno chiamarli rifiuti: per me sono materiali - spiega la Poli, citata dal sito http://www.terranauta.it/ - . Non temo di restare senza lavoro perché, per quanto uno risparmi, ci sarà sempre qualcosa da riciclare. Questo qualcosa, questa frazione residua che è conferita al servizio pubblico, non si deve né bruciare, né seppellire: è tutta riciclabile". Semplice, efficace, risolutivo. Questo accade quando gli uomini usano l'ingegno e il buon senso. Anche gli umbri potrebbero riuscirci, all’inizio soffrendo un po’, forse, ma con enorme vantaggio sia personale sia di una regione che lo merita.



Michele Pietrelli

Inserito mercoledì 4 febbraio 2009


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