20/04/2024
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Quale futuro per San Martino in Campo
Le mega-strutture commerciali fortemente attrattive creerebbero un vero e proprio sconvolgimento e il prezzo pagato per un’ illusione di progresso sarebbe insostenibile

Un minimo di presentazione va ripetuto: San Martino in Campo è un borgo di origine rurale nel cuore della media valle del Tevere. Ha una natura ricca e fertile perché di origine alluvionale, con le falde acquifere molto superficiali.

Il problema oggi è che la maggior parte delle terre fertili era nelle mani di un ente morale, nato sulle donazioni e sull’orlo del fallimento. In questa situazione si è inserita una forte speculazione fondiaria con l’attivazione di interessi pubblici e privati che prevedono la costruzione di mega-impianti commerciali.

Così adesso l’urbanizzazione selvaggia di altre zone si rovescerà a sud del territorio comunale ancora abbastanza vivibile. Tutto il progetto è stato opportunamente pubblicizzato con la promessa di ipotetici ritorni occupazionali e chissà quali prospettive di sviluppo.

Tanto che in un sondaggio di opinioni è risultato che i perugini vorrebbero che la priorità assoluta della nuova amministrazione sia quella di accelerare l’iter burocratico per la concessione delle licenze. Ad esempio, prima della ricerca di soluzione dei tanti problemi notoriamente conosciuti a livello nazionale del centro storico perugino, delle periferie ecc….

Per metterla in ironia si potrebbe dire che Perugia, città di Capitini, apostolo di pace, si sia votata al consumismo! Ovviamente i tanti aspetti negativi di certe scelte vengono sottaciuti. Sono problemi che riguardano soprattutto la sostenibilità ambientale e antropica.

Infatti tutta la vallata presenta un delicatissimo equilibrio idro-geologico. È compresa tra i rilievi dei colli perugini e il corso del Tevere con in mezzo il tracciato della superstrada E45 che destabilizza gli equilibri naturali. Tutta l’area è pianeggiante e, come già detto, le falde acquifere sono superficiali. Così l’acqua piovana ristagna facilmente. Né il sistema di smaltimento idrico di fossi e canali è in qualche modo curato. Né la rete urbana fognaria è stata dimensionata agli sviluppi urbanistici già in atto.

Adesso le nuove macro-cementificazioni impermeabilizzerebbero ulteriormente i suoli aumentando il rischio di esposizioni al fenomeno sempre più diffuso delle cosiddette “bombe d’acqua”.

Altro problema, facilmente evidenziabile dal monte Subasio, è quello dell’inquinamento atmosferico da gas serra causato dal traffico della superstrada. Un fenomeno che aumenterebbe a dismisura con la prevista fruizione dei nuovi spazi commerciali da un’utenza di circa un milione di persone, confluite anche da altre regioni.

Per non parlare, poi, della ricaduta sul territorio della eventuale trasformazione della E45 in autostrada. Anche dal punto di vista dell’assetto sociale e della qualità della vita il giudizio può dirsi ancora sufficientemente positivo.

Ma le mega-strutture commerciali fortemente attrattive creerebbero un vero e proprio sconvolgimento e il prezzo pagato per un’ illusione di progresso sarebbe insostenibile. Infine, tanto per concludere un’analisi affrettata e superficiale, non crediamo sia moralmente accettabile che aree votate storicamente all'agricoltura vengano edificate, quando altrove nello stesso territorio comunale esistono zone industriali con capannoni abbandonati che dovrebbero essere recuperati.

Infatti la posizione di un ambientalismo moderno e responsabile non può opporsi al progresso, non deve essere una forzatura e un' imposizione, ma una conquista culturale.



Lauro Ciurnelli

Inserito mercoledì 13 agosto 2014


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Commenti

Nome: Maurizio
Commento: Ma perché vi preoccupate così tanto, c'è Barelli, ci pensa lui... O no?

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