29/03/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Saremo capitale europea: della cultura e dei cocci rotti
Se c'è, comunque, un aspetto per cui meritiamo di vincere è la nostra realtà attuale di città in declino

Questa settimana si concluderà un sogno durato anni, quando la Commissione europea deciderà quale delle 6 finaliste italiane diventerà Capitale europea della Cultura 2019: le ambizioni sono tante e forse questa è l'ultima occasione che Perugia ha per diventare una città rinnovata  e, giustamente, d'importanza ultra-nazionale, uscendo finalmente dall'incubo del degrado quotidiano che ci perseguita da più un decennio.   

Questo sogno è stato accompagnato dal progetto della Fondazione Perugia 2019 che, al di là dei giochi di parole eccessivi e dei pensieri confusi che riempiono il Dossier di candidatura, ha realizzato un buon programma di eventi ed interventi strutturali che potrebbero incidere fortemente sulla realtà sociale e culturale di questa città.

Insieme al nostro sogno ci sono però quelli delle altre candidate che hanno presentato progetti validi, forse migliori del nostro, e di certo più ambiziosi, in particolare Matera e Ravenna.

Se c'è, comunque, un aspetto per cui meritiamo di vincere è la nostra realtà attuale, verso cui speriamo di non dover più tornare, dimenticandoci per sempre del nostro passato e del nostro presente di città in declino. Nessuna delle nostre concorrenti, difatti, presenta problematiche così profonde come Perugia, in tema di identità sociale, sicurezza, speculazione edilizia, tutela del centro storico, mobilità, accessibilità, promozione turistica, ecc.

Se Perugia vincerà, come si spera, sarà merito principalmente degli errori e delle fratture che le passate amministrazioni, comunali e regionali, hanno causato: perché ad oggi siamo veramente i più bisognosi di ricevere un aiuto dall'Europa.

Un'idea questa perfettamente espressa  nel dossier di candidatura in cui il Prof. Bruno Bracalente e il suo staff sottolineano più volte <>. Una condizione esasperata per cui la Fondazione, metaforicamente, attraverso l'immagine del Kintsugi giapponese (l'arte di riparare ceramiche rotte con malte di oro o argento), paragona la città ad un cumulo di cocci rotti che potrebbero essere ricomposti solo grazie alla vittoria e agli investimenti previsti, per riacquistare una nuova identità.

Condividiamo in pieno questo suggestivo ritratto che il Prof. Bruno Bracalente, ex governatore della regione Umbria, fa della sua città. Ma dobbiamo precisare che la causa principale di questa condizione non sta certo nell'improbabile <>, che nessun'altra candidata attraversa; né nell'attuale congettura macroeconomica; né in nessun'altra causa extra-locale. Quello che ci ha portato ad essere un cumulo di cocci rotti, senza più forma e centro storico, una comunità disorientata e dispersa, sono state le scelte delle passate amministrazioni PD (Locchi e Boccali), facilitate da una tacita e mansueta opposizione, oggi al governo.

Le perifierie anonime, il decentramento delle funzioni e delle attività dall'Acropoli, la cementificazione selvaggia, il trionfo della grande distribuzione e dei centri commerciali, l'inefficienza della mobilità pubblica e l'incremento delle attività illecite e del narcotraffico: tutto questo è stato voluto o facilitato dalle passate amministrazioni, colleghi di partito di Bruno Bracalente, e non è certo calato sulla nostra città dal cielo.

Vada come vada, e il nostro sincero augurio è per la vittoria,  del sogno Perugia 2019 rimarrà almeno la domanda di uno dei commissari in visita venerdì scorso: dopo aver attraversato quel che resta del Mercato Coperto, appena passato il relitto dell'ascensore del Pincetto, davanti al cantiere abbandonato della Biblioteca degli Arconi il commissario con una spontaneità illuminante ha chiesto al sindaco Romizi:

 <>.

Li scusi commissario: avevano altro a cui pensare.



MoVimento 5 Stelle Perugia

Inserito giovedì 16 ottobre 2014


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