Considerazioni sulla guerra
Testimonianze ritrovate nelle trincee e in tasca ai cadaveri spesso innominati dei più svariati campi di battaglia. E la lettera ai cappellani militari di Don Lorenzo Milani
Qualche considerazione tratta da un articolo vecchio di data ma - penso - attuale nei contenuti
Novembre è un mese freddo e neanche l'estate di San Martino – l'estate fredda dei morti nella bella poesia di Giovanni Pascoli – riesce a scaldarlo.
…. penso ai morti di Pascoli, ai miei lutti personali e al lungo luttuoso elenco delle vittime della guerra. Così lungo che non riesco nemmeno a immaginarmelo dove e come possa essere contenuto, una fila interminabile di nomi e date, ma anche di volti e storie. Cerco tra i miei documenti scolastici da cui non sono riuscita a separarmi, nonostante la pensione, e ritrovo delle vecchie fotocopie di quando cercavo di insegnare che la Storia o la si studia per rendere migliore il presente o è meglio lasciar perdere. Si tratta di testimonianze ritrovate nelle trincee e in tasca ai cadaveri spesso innominati dei più svariati campi di battaglia.Veneti, pugliesi, siciliani, friulani, sardi, calabresi … Italiani? Certo non nel senso che oggi intendiamo dare a questa parola, piuttosto poveri cristi presi e sbattuti su qualche fronte lontano da casa a contrastare un nemico di altrettanti poveri cristi, altrettanto inconsapevoli e dolenti. Per lo più contadini illetterati e disarmati, nonostante la divisa e lo schioppo, davanti all’enormità della tragedia in cui erano stati precipitati.
“Maestà, inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi, che è glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Andateci voi o vigliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo”.
Soldati di leva, come oggi non ci sono più. Tutti professionisti, oggi, i nostri militari; preparati, ben equipaggiati ed istruiti, pronti ad affrontare le odierne “missioni di pace” – ché la guerra, si sa, è brutta e non la vuole nessuno – come esito di una consapevole scelta. Il lavoro è lavoro. Pecunia non olet. E poi la Patria, la Famiglia, Dio ….. Continuo a scartabellare e trovo un libriccino consumato dentro una cartelletta verde contrassegnata dall’etichetta con su scritto conservare con cura. L’avevo dimenticata in fondo ad un cassetto, a riprova che la memoria è un processo e, se il presente non le fa posto, diventa facilmente ricordo e poi sbiadisce. Il libriccino in questione è la lettera ai cappellani militari di Don Lorenzo Milani, intitolata L’obbedienza non è più una virtù. Leggo velocemente il lungo elenco di guerre “giuste” che lo scomodo prete di Barbiana presenta nella sua argomentazione e arrivo al punto che mi interessa: … Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata. Battisti era un Patriota o un disertore? Un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una inutile strage? (l'espressione non è d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa canonizzato). Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza cieca, pronta, assoluta quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo …
Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano. Lorenzo Milani sac.