Costituzione... stai serena
Questa che viene chiamata “riforma costituzionale” è in primo luogo voluta da quelle oligarchie finanziarie che stanno impoverendo con la speculazione proprio il nostro paese insieme a Grecia e sud Europa
Missili nascono come funghi ai confini d'Europa. Alla Turchia regaliamo lo scudo in euro che ci salverà dai profughi. Alla Casa Bianca si rischia un bel “Trump Trump”. Qui a casa nostra non stiamo tanto bene con una disoccupazione unica a crescere giovanile insieme al debito pubblico robusto e prosperoso. E se in politica niente avviene per caso proviamo a chiederci il senso di questa campagna referendaria che ci stordisce da mesi. Basta fidarsi. Ripetono che basta un si. Ma è proprio questo il problema, tutte le volte che ci siamo affidati poi magari ci siamo dovuti pentire. Proprio su l'altrapagina del mese scorso Raniero La Valle ci ricordava che la verità è rivoluzionaria ma non possiamo scoprirla sempre dopo e troppo tardi. E' quello che è successo con le bugie di Bush e Blair che hanno “solo” scatenato una guerra. Quella guerra che adesso nessuno sa fermare e stiamo pagando salata. Da noi, ci ricorda sempre La Valle, è successo con i mandanti del delitto di Aldo Moro. Mettiamole in fila le nostre perplessità. Questa che viene chiamata “riforma costituzionale” è in primo luogo voluta da quelle oligarchie finanziarie che stanno impoverendo con la speculazione proprio il nostro paese insieme a Grecia e sud Europa. E' tutto scritto, nero su bianco dalla banca J.P. Morgan in quel documento del 2013, dove certe costituzioni nate dopo la guerra vengono ritenute socialiste e troppo ingombranti sui diritti del lavoro e la libertà di protestare. Rafforzare il potere esecutivo. Indebolire le funzioni di rappresentanza dei parlamenti per esaltare la governabilità. La democrazia, il coinvolgimento dei cittadini sulle decisioni da prendere, risultano fastidiose a certe logiche di mercato globale. E' questo il motivo di una controriforma pasticciata che si dice vuole ridurre gli sprechi della politica. I costi delle province sono tutti lì, ancora. Semplicemente i cittadini non sono più chiamati a tracciare un segno sulla scheda e ad eleggere il proprio rappresentante . Il Senato rimane. Si riduce a cento il numero dei senatori che non vengono eletti dal popolo ma,con un doppio lavoro, bontà loro e l'immunità parlamentare, saranno nominati tra i sindaci e i consiglieri regionali. La casta politica che si riduce nel numero dei senatori, alla fine della storia si autonomina e autocelebra. Niente è stato rottamato. Basta guardare le forze politiche che questo testo si sono preoccupate di scriverlo e che, sotto la campana del partito della nazione, siedono già ai tavoli del governo e dopo il 4 dicembre vogliono rafforzare il loro potere esecutivo. C'è chi prova a spiegare, sui grandi quotidiani, che in fondo la democrazia è sempre in qualche modo costretta a ricorrere ad una oligarchia che funge da guida, fin dai tempi antichi. Potremmo rispondere che le Carte Costituzionali nascono proprio per garantire dall'eccesso di potere le minoranze e stabiliscono i contrappesi con rigore. Non può succedere che una maggioranza di governo riscriva parti intere della Costituzione, arrivi a combinarle con una legge elettorale incostituzionale perché ipermaggioritaria, e si aggiudichi così la vittoria. Chi è chiamato a gestire la Cosa Pubblica non vince medaglie, rappresenta i cittadini e li guida con l'esempio. Tutti i cittadini, anche quelli che si oppongono, anche coloro che in questi nostri anni le urne le disertano perché non si sentono rappresentati. La nostra Costituzione magari è esagerato cantarla come la più bella del mondo. Forse più semplicemente è un vestito elegante indossato oggi da una casta politica che in molti suoi rappresentanti si dimostra inadeguata a gestire onestamente e con competenza il proprio ruolo. Una casta politica deforme, sensibile alla corruzione . Prepotente torna la questione della rappresentanza politica e in che modo rendere possibile la partecipazione. Come dal basso, dalla nostra quotidianità, possiamo tornare a riprendere la capacità di decidere. Chi ci governa garantisca il bisogno di pace e la dignità del lavoro proprio come pretende da sempre la nostra inascoltata Costituzione. Il nuovo non è disegnare un paio di baffi sotto il naso della Venere di Milo e stavolta non è affatto meglio di niente. (da l'altrapagina, novembre 2017)
Giorgio Filippi
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