23/04/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> La verità è che Romizi è rimasto a guardare

La verità è che Romizi è rimasto a guardare
Vicenda Gesenu: gli indagati avrebbero continuato anche nelle ultime settimane a commettere reati ambientali e finanziari. Risulta quindi evidente che né il Comune né l’Autorità d’ambito (di cui Romizi è presidente) abbiano fatto alcunché, pur essendo già trapelate le esatte ipotesi di reato

Sulla vicenda Gesenu ci sono responsabilità enormi dei controllori, a prescindere dalle responsabilità penali e riguardano tanto i vertici politico-istituzionali che la componente dirigenziale.

Come noto, il M5S affinché tale aspetto rilevantissimo non rimanga sotto silenzio ha chiesto le dimissioni del Vice-Sindaco Barelli, del Sindaco Romizi, anche quale presidente dell’Autorità d’ambito (l’insieme dei 24 comuni che sarebbero stati “truffati” per servizi non resi, ma che doveva controllare), di tutti i dirigenti ancora delegati alla gestione e al controllo dei servizi, tanto quelli in capo al Comune che all’Ati.

Ci siamo sentiti rispondere dal Centro-Destra umbro che la nostra richiesta è ridicola, per il Consigliere Squarta addirittura i fatti risalirebbero al solo 2013 e per Laffranco e Squarta, con Romizi (l’Assessore Barelli non ci risulta menzionato) è stato avviato un nuovo corso nella gestione dei rifiuti.

Ebbene, all’indomani della conferenza stampa del M5S, il Procuratore della Repubblica De Ficchy, rispondendo ad una intervista de La Nazione, di fatto ci dà ragione. “Nessuno ha controllato”, questo l’esordio dell’intervista. E’ preoccupante, dice ancora l’articolo, che “le condotte siano state reiterate (da parte degli indagati) nonostante ci fossero state le perquisizioni e i sequestri un anno fa”, che avrebbero dovuto bloccare qualsiasi attività illecita.

E, invece, gli indagati avrebbero continuato anche nelle ultime settimane a commettere reati ambientali e finanziari. Risulta, quindi, evidente, come sostenuto dal M5S, che neppure dopo l’interdittiva prefettizia e le note indagini della DDA, quindi, in piena consiliatura Romizi, né il Comune (Romizi e Barelli) né l’Autorità d’ambito (di cui Romizi è presidente) abbiano fatto alcunché, pur essendo già trapelate le esatte ipotesi di reato. Ipotesi di reato che si traducono in altrettanti e gravissimi inadempimenti contrattuali che nessuno si è mai sognato di “scoprire” e di fare valere, nonostante il M5S lo abbia a gran voce richiesto.

Alla luce di tutto ciò, il goffo tentativo del Centro-destra di spogliarsi di ogni responsabilità - questo sì, ridicolo – si infrange di fronte ad una aggravante della Giunta Romizi rispetto alle altre giunte: Romizi non può dire di non aver saputo, ma non ha preso alcuna contromisura (come sicuramente la Magistratura si sarebbe aspettata), tutto è continuato come se nulla fosse, senza alcun cambiamento neppure nel management che sta in Gesenu dalla notte dei tempi.

E il paradosso è che, come risulta da articoli di stampa, l’Assessore Barelli, da avvocato, aveva patrocinato taluni comitati ed associazioni proprio per ipotesi di reato (poi sfociate in condanna) di quel management di Gesenu, che comincia decenni fa la sua carriera, sopravvive a tutte le Giunte di sinistra e continua “indisturbato” anche con Romizi e Barelli.

A breve faremo peraltro una interrogazione urgente per comprendere se l'esecuzione delle predette sentenze comporti un conflitto di interesse del Vice-Sindaco.

Insomma, i cittadini non sono stati tutelati, prima, e non lo sono stati neppure con la Giunta Romizi. Vorremmo, quindi, capire di quale nuovo corso in materia di gestione dei rifiuti parli il Centro-destra umbro, al quale vorremmo chiedere, anche, cosa abbiano fatto, in questi decenni, per tutelare davvero gli interessi dei cittadini. Dai risultati, ci sembra, poco o nulla.

(Portavoce Presidente Gruppo Consiliare M5S)



Cristina Rosetti

Inserito sabato 3 dicembre 2016


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 7001851