18/04/2024
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Avanza anche in Umbria la palude mafiosa
Silenzio assoluto da parte di tutti. Non si lavano in pubblico i panni sporchi. Poi arriva prima uno come Cantone o uno come Gratteri che rompono le uova nel paniere e fanno due belle frittate nel giro di pochi mesi. Frittate avvelenate altamente indigeste per i Cittadini

(da micropolis, dicembre 2017)


L’operazione denominata “Stige” una delle più importanti negli ultimi venti anni, ha
portato nei giorni scorsi a circa 190 arresti. Arresti effettuati soprattutto in Calabria
ma anche in Lombardia, Veneto, Emilia e Romagna, Lazio, Toscana, Umbria e
Germania. Sequestrati cautelativamente anche 50 milioni di euro. L’inchiesta è stata
condotta dalla Dia di Catanzaro e diretta dal Procuratore capo Nicola Gratteri. Lo
Stige, nella mitologia greca, era uno dei cinque fiumi degli Inferi. Un fiume di grande
potenza che con i suoi nove meandri formava una immensa palude denominata Stigia
che ostacolava l’accesso all’anticamera dell’oltretomba. Nel caso che stiamo
raccontando la palude, provocata dalla potente cosca della ‘ndrangheta calabrese di
Cirò Marina controllata dai Farao-Marincola e da quella dei Giglio di Strongoli in
provincia di Crotone, più che altro ha ostacolato la legalità e il normale svolgimento
delle attività economiche e sociali in un’area tanto vasta che va dalla Calabria e,
risalendo verso nord, arriva alla Germania. Tanto potente da riuscire ad imporre e
controllare entrambi i candidati a sindaco di Cirò, anche essi arrestati nel corso
dell’operazione: cari Cittadini, vi permettiamo di scegliere in nome della democrazia
tra due sindaci con posizioni diverse ma che fanno capo a noi che, comunque vada,
abbiamo già vinto. Ora la magistratura farà il suo corso ma il vaso di Pandora aperto
promette sviluppi.
Per restare in Umbria, si legge nella relazione del Procuratore Gratteri: “Lavori tutti di
fatto riconducibili alla famiglia Giglio reperiti anche grazie all’intercessione di Vincenzo
Giglio per il tramite di altri affiliati non solo nel territorio crotonese ma soprattutto nel
nord Italia ed in particolare in Umbria, Toscana, Veneto e Germania con reciproci
vantaggi economici per loro e per l’associazione”. Infiltrazioni nell’economia legale per
cui “venivano agevolate le attività del sodalizio che risultava rafforzato nella capacità
operativa ossia dalle possibilità di introdursi nel ramo imprenditoriale dei lavori pubblici
con un accresciuto senso di sicurezza e una maggiore manifestazione delle capacità di
condizionamento imprenditoriale e finanziario del territorio, resa manifesta dalla
possibilità di introdursi nell’economia legale dei lavori pubblici di interesse anche
nazionale, notoriamente assistiti dall’introito di cospicui ricavi”. In pratica “la funzione
apicale nella cosca strangolese per accaparrarsi lavori avrebbe favorito la
penetrazione nei tessuti produttivi controllati dalla consorteria per ottenere vantaggi
diretti”. Una vera e propria holding.
Nel 2014 Giglio si muove tra Toscana e Umbria e dice di essere in grado “di inserirsi
per il tramite di imprese di facciata pulita in lavori pubblici essendo queste ultime in
regola con la certificazione antimafia utile a partecipare alle gare di appalto”. Imprese
che costruiscono in giro per l’Italia e anche in Umbria. Tra queste anche quella di
R. C. (1), anche egli arrestato nell’ambito dell’operazione Stige. Secondo Gratteri R.C. ed altri “fornivano un concreto e specifico
consapevole e volontario contributo ai componenti dell’associazione agevolando le
attività del sodalizio […] reperendo ed ottenendo lavori pubblici mediante
partecipazioni a gare d’appalto o attraverso sub appalti, insieme a lavori privati,
offrendo la propria prestazione utilizzando imprese ‘pulite’ che gestivano e
rappresentavano. Lavori tutti di fatto riconducibili alla famiglia Giglio reperiti anche
grazie all’intercessione di Vincenzo Giglio per il tramite di altri affiliati non solo nel
territorio crotonese ma soprattutto nel nord Italia ed in particolare in Umbria,
Toscana, Veneto e Germania con reciproci vantaggi economici per loro e per
l’associazione”. In effetti queste ‘imprese pulite’ non è che hanno sofferto la crisi più di
tanto. Sempre restando all’esempio che ci interessa da vicino R.C. ha lavorato non poco in provincia di Perugia negli ultimi tempi. Una frettolosa
ricerca di “micropolis” per motivi di tempo, visto che ancora i giornaloni regionali non
ci hanno raccontato niente, ha trovato numerosi appalti della ditta edile.
Non solo nell’edilizia privata con la ristrutturazione di edifici rurali o ville con piscina a
Bonsciano di Città di Castello, a Montecastelli e a Tuoro sul Trasimeno. Ancora di più gli
appalti nel pubblico.  (…). Alquanto intraprendenti questi
imprenditori edili nel reperimento di appalti almeno per quello che riguarda la provincia
di Perugia. Per ultimo i lavori di piazza dell’Archeologia nell’area ex Fat a Città di
Castello. Lavori molto contestati da associazioni e cittadini tifernati, realizzazione a
tempi di record dei due blocchi. Due edifici gemelli contenenti 28 alloggi e mille mq ad uso commerciale a
piano terra. Lavori bloccati nell’area antistante agli edifici per il ritrovamento di reperti
archeologici attestanti la presenza di antiche terme romane. Poi i lavori che
riprendono dopo le ferie natalizie. Ed ora i provvedimenti giudiziari che bloccano tutto. Ennesimo scivolone della giunta tifernate
dopo quello sulla biblioteca pubblica incappata nella rete dell’Anac, l’autorità
anticorruzione di Cantone.
Nel luglio del 2014 viene firmata la convenzione tra amministrazione e Fat, la Fattoria
Autonoma Tabacchi: 20 mesi di tempo per eseguire il progetto inserito negli interventi
del contratto di quartiere 2. Dichiarava entusiasta all’epoca il vice sindaco Michele
Bettarelli forse inconsapevole e poco informato su come va il mondo: “Un passo in
avanti significativo; il centro storico sta vivendo una stagione intensa di
trasformazione che lo renderà più moderno ma soprattutto più adatto alla residenza
aggiornando le sue funzioni nel rispetto del patrimonio artistico ed architettonico che
conserva e che rappresenta un grande valore aggiunto per la città”. Nell’entusiasmo
del momento il vice sindaco assessore all’edilizia si era dimenticato, insieme ai suoi
colleghi di giunta, di fare qualche controllo di prassi, di chiedere informazioni al
Prefetto, all’Osservatorio regionale antimafia o alla banca dati del Ministero degli
Interni o alle volonterose ma timide associazioni antimafia della provincia di Perugia.
Eppure è da tempo che anche in Umbria si registrano infiltrazioni mafiose. Proprio
“micropolis” cinque anni fa aveva denunciato una confisca di terreni e villette al clan
camorristico dei Terraciano. Silenzio assoluto da parte di tutti. Non si lavano in
pubblico i panni sporchi. Vero vice sindaco? Eppure anche il Comune Tifernate ha
pomposamente sottoscritto il patto di legalità e trasparenza delle pubbliche
amministrazioni. Perché nessuno avverte il giovane ed entusiasta vice sindaco che
come tutti fa finta di non vedere e non sentire? Poi arriva prima uno come Cantone o
uno come Gratteri che rompono le uova nel paniere e fanno due belle frittate nel giro
di pochi mesi. Frittate avvelenate altamente indigeste per i Cittadini.

(1) AGGIORNAMENTO: Il GUP (giudice per l'udienza preliminare) di Catanzaro ha assolto, in data 25 settembre 2019, il costruttore R. C. "perché il fatto non sussiste".



Paolo Lupattelli


Inserito mercoledì 17 gennaio 2018


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