29/03/2024
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AIUTARE GENITORI ED INSEGNANTI AD AIUTARE I GIOVANI
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.12 - maggio 2009

Giovedì 7 maggio ore 18.00 c/o Naturalmente via Cortonese 66/A ci sarà una presentazione del laboratorio esperienziale 
che si svolgerà domenica 10 maggio. Per informazioni tel 339-5948548


di Francesco Tullio, psichiatra e psicoterapeuta, esperto in mediazioni e trasformazione costruttiva dei conflitti, già docente di Psicoterapia Breve alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria, Facoltà di Medicina, Università di Perugia; psicosoluzioni@francescotullio.it tel 335-5207693 (dalle 9.00 alle 10.00)

I genitori di Giovanna, di 16 anni, mi chiesero di prenderla in psicoterapia perché non andava più bene a scuola. La mia specialità è di aiutare i genitori ad aiutare i figli e proposi di incontrarci senza la ragazza. Loro avevano già fatto tutto il possibile ma si resero disponibili a provare un percorso nuovo. Su mia indicazione dissero alla figlia che essi avrebbero voluto che lei andasse bene a scuola, ma se non riusciva ad impegnarsi…., pazienza, avrebbero accettato che perdesse l'anno. Loro le volevano bene lo stesso, così com'era. Inoltre si scusarono con lei per non averla capita prima, le dissero che si rendevano conto che non poteva fare diversamente da come stava facendo e soprattutto smisero di richiamarla al senso del dovere ed alla ragionevolezza (e lo fecero diligentemente, perché sennò l’intervento non funziona). La ragazza dapprima fu sorpresa, ma poi ricominciò a studiare e superò gli esami.

Difficoltà scolastiche, droghe, alcol, depressione, attacchi di panico, aggressività e bullismo sono fra le più frequenti manifestazioni del disagio giovanile. Cosa fare per aiutare i nostri ragazzi in difficoltà?

Molti professionisti, psicoterapeuti ed insegnanti si concentrano sui ragazzi stessi e investono molte energie per arrivare a capo del problema, con strumenti e tecniche che talvolta funzionano, ma non sempre. E’ per queste situazioni più difficili che applico un approccio innovativo che può sembrare illogico, ma non lo è.

Il Comune di Roma mi chiamò anni fa perché un gruppo di giovani di una scuola di Ostia aveva superato la soglia del vandalismo e minacciava gli insegnanti. Molti di loro erano sconfortati ed accettarono di provare nuovi modi di relazionarsi con i ragazzi. Inoltre il Comune si impegnò per trovare per questi ragazzi degli stage dove imparavano lavorando e non incollati su una sedia. Per quell’anno il problema fu risolto brillantemente.

Non tutti i casi sono così estremi ma esistono tanti giovani con i quali genitori e insegnanti non trovano il bandolo della matassa.

L’obiettivo è di trovare la leva del cambiamento attraverso degli aggiustamenti nella comunicazione degli adulti con i giovani. Piccoli “trucchi”, prima impensati ed impensabili, che migliorano la relazione, talvolta in modo rapido e sorprendente, ed attivano le risorse, l’autostima o la volontà dei ragazzi fino a farli uscire dalla crisi, dal senso di incapacità ed inadeguatezza, dalla disperazione o dalla rabbia.

Oltre alle tecniche comunicative per la trasformazione dei conflitti e l’ascolto attivo viene applicato un modello scientifico sistematico di problem solving. Il conduttore valuta qual è la dinamica del problema e quali sono i meccanismi che hanno impedito finora la soluzione del problema. Sulla base di queste informazioni fa emergere o suggerisce un nuovo modo di procedere che va verificato, sostenuto e rinforzato nelle sedute successive.

Questo lavoro è a cavallo sia con il lavoro sociale che con quello strettamente medico. Da una parte infatti dietro al disagio giovanile vi sono conflitti non riconosciuti. Il conflitto è una evenienza naturale ed inevitabile dell'esistenza umana. Il modo in cui gestiamo i conflitti interpersonali e sociali è determinante sia per il nostro benessere individuale, per rendere efficace e piacevole il lavoro nelle organizzazioni, sia infine per realizzare una società più giusta ed equilibrata.

Non esistono panacee. Rilevare le difficoltà nella interazione con gli altri, saper cogliere i segni precoci delle tensioni e delle incomprensioni, adottare forme di comunicazione efficaci sono opportunità per affrontare le difficoltà con gli altri ed evitare liti controproducenti.

I conflitti non sempre devono passare attraverso il dramma e la sofferenza. Talvolta lavorando superficialmente, attivando le buone volontà e disattivando dei meccanismi comunicativi controproducenti si ottengono dei grandi risultati. Non bisogna necessariamente mettere il dito nella piaga e ripescare le vecchie controversie. Talvolta basta far riscattare il senso che una vecchia questione è superata e favorire una nuova intesa.

Di queste tematiche si occupa anche il progetto Benessere nelle scuole promosso della associazione As.sida di Città di Castello insieme con la associazione 1+1 =3 di Lisciano Niccone che offre, anche con la mia collaborazione, delle precise indicazioni e strumenti concreti per affrontare le difficoltà dei giovani di scuole e gruppi sportivi locali, valorizzando l’aiuto delle istituzioni e delle rispettive famiglie.

D’altro lato nell'arco degli ultimi vent'anni, dati scientifici sempre più stringenti documentano l'esistenza di interazioni tra mente, cervello, sistema immunitario e condizionamenti ambientali.

La scoperta della neuroimmunomodulazione, ovvero dei meccanismi attraverso cui il cervello e il sistema neuroendocrino influenzano il sistema immunitario e reciprocamente il sistema immunitario influenza il cervello, ha creato nuovi ponti tra discipline diverse, quali immunologia, endocrinologia, infettivologia, psicologia clinica, psichiatria, neurologia. Queste scoperte provengono dalla scienza medica moderna e rivalutano una visione antica, quella della unità del rapporto mente-corpo ed alcune intuizioni di Freud.

La vita affettiva e relazionale, stress acuti e cronici, reazioni emozionali possono influenzare la funzionalità immunitaria, la salute e la suscettibilità a varie malattie.

Nuove prospettive si aprono all'orizzonte anche per le terapie delle malattie fisiche e vengono rivalutati la relazione medico – paziente ed il ruolo che i familiari, se ben guidati, possono dare ai loro cari ammalati. Il medico quindi può diventare anche un buon consigliere.

Riacquistano così importanza la trasformazione dei conflitti intrapsichici e relazionali (la mediazione familiare), la capacità di negoziare gli spazi per la propria vita, ma anche la gestione dei conflitti scolastici, la capacità di aiutare i ragazzi a progettare un futuro migliore partendo dalle scuole e dallo sport.  

 



Francesco Tullio - psichiatra e psicoterapeuta

Inserito martedì 28 aprile 2009


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