27/04/2024
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C’era una volta… una favola futura
Inverno 2022: una favola per nonni e nipoti - una fiaba da un nonno ai propri nipoti e nipotini


Nelle sere fredde e scure
presso il fuoco di un camino
quante storie, quante fiabe
raccontava il mio nonnino
… … …


Dopo l’angoscia e lo sconforto, le paure ed i timori, le preoccupazioni e la speranza – sempre ultima a morire – che la pandemia virale da Sars-Cov-2 (il famigerato “coronavirus” dei primissimi anni Venti del XXI secolo) attraversò il pianeta terra e ci ferì nel nostro supponente orgoglio, in questo nuovo e ormai lontano inverno i miei nipoti saranno bambini che chissà se ricorderanno quei mesi, quel biennio così infausto, all’inizio costretti in casa, senza il loro asilo o scuola, senza potere giocare con i loro coetanei, abbracciarsi, sbaciucchiarsi, toccarsi, rincorrersi, spintonarsi l’un l’altro, senza potere andare a trovare… i nonni…
Ecco, dopo tutto ciò, ora che sembra essere stato un brutto, ma proprio brutto, sogno (ma forse non per loro), mi farà piacere raccontare ad essi un breve favola, o forse una fiaba (non certo una fandonia), come si faceva… come si faceva… come si faceva… una volta…


C’era una volta…

C’era una volta… c’era una volta un signore, no, un re, neppure questo, c’era una volta un signore che credeva di essere un re.
Era un signore strano, nessuno lo aveva mai visto prima. Comparve all’improvviso e continuò a infastidire, a punzecchiare, a disturbare, a intromettersi tra le persone (anche nelle loro sfere private, senza alcuna attenzione alla riservatezza), a creare panico tra tutti gli esseri mortali - intesi come esseri umani.
Una persona insidiosa questo signore; apparentemente senza particolari qualità – vuoi positive vuoi negative, virtù o difetti in altre parole - ma cattiva, forse ignara della malvagità dei suoi comportamenti, eppure petulante, presuntuosa, indifferente alla pietà e alla pietas dei comuni abitanti del pianeta Terra.
Un signore, dicevo, che, più che strano, era ambizioso e arrogante; pensate: si credeva, lo ripeto, un re. E girava sempre, anche quando non c’era nessuno a vederlo, a osservarlo, a rimirarlo, con una buffa corona in testa. Una corona non di alloro, non d’oro o d’altro metallo prezioso, neppur finta (di plastica o altro materiale), ma una corona di spine, che a questo nostro signore (che non era però un vero e proprio Signore, con la esse maiuscola, per intenderci) non dava fastidio, non faceva male, non creava alcun problema; una corona che, ogni qual volta che il finto re girava in mezzo alla gente (e quanto era contento di farlo: egoista e autoreferenziale), sbatteva contro chiunque gli fosse o andasse vicino e lo feriva: a volte era soltanto una innocua bottarella (neppure se ne accorgeva la vittima, vittima più o meno innocente), altre volte un passaggio come un soffio di aria tiepida, a volte invece faceva male, poco o tanto, di fatto quasi a caso, e a volte infine, neanche tanto di rado, era micidiale, ne potevi morire. Incredibile ma vero, come si dice. Già!
E questo “signoraccio” che si credeva un re, sempre con questa sua corona in testa, era talmente perfido e cattivello, per usare un eufemismo, che passava di qua e di là, saltava a destra e a sinistra, vicino o lontano, correva su e giù, tanto che neppure lo riuscivi a vedere. Si mimetizzava, così silenzioso, che solo quando si era da te allontanato, ne percepivi l’avvenuta presenza, Ma come è fatto? Si chiedevano tutti. L’hai veduto? No, ma l’ho sentito passare, anzi è come se si fosse preso parte di me, lo sento dentro ma non riesco a individuarlo. E così via. Era proprio acido questo finto re; facendo finta di esserti amico, ti stringeva la mano, ti abbracciava, ti baciava, così velocemente che neppure te ne accorgevi. E ti poteva lasciare addosso, una volta scappato via, un senso di calore, quasi una vera febbre che spesso ti scombussolava tutto. Ed era talmente veloce nei suoi spostamenti, da sembrare quasi ubiquitario. Talché vi era anche chi si domandava: ma sarà vero? È vero, è vero. C’è, ma non lo vedi. Trasparente? Non proprio, ma come se lo fosse.
Insomma era davvero un “signoraccio”: subdolo, scaltro, si mimetizzava e si adattava a chiunque avesse incontrato. Era un suo trucco per non farsi riconoscere e… zac… gli faceva male, poco o tanto, o comunque ci provava…
Fosse stato soltanto dispettoso, pazienza, ma era decisamente maligno, chi dice che fosse ignaro di ciò, chi dice invece che lo facesse apposta o quasi. Ma tant’è…
Insomma era un signore, o forse un non signore, né tanto meno un re, decisamente velenoso.




Daniele Crotti


Inserito venerdì 22 maggio 2020


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