26/04/2024
direttore Renzo Zuccherini

Home >> PROCESSO BRUSWOOD: CROLLA PARTE CONSISTENTE DEL CASTELLO ACCUSATORIO

PROCESSO BRUSWOOD: CROLLA PARTE CONSISTENTE DEL CASTELLO ACCUSATORIO
Terza udienza del processo


La terza udienza che si è svolta oggi in Corte d’Assise a Terni,
durante il processo che vede vittime 4 giovani spoletini che hanno
pagato fino ad un anno di carcere e custodia cautelare il prezzo di
questa che abbiamo sempre giudicato un teorema basato su
interpretazioni senza prova alcuna, ha visto aggiungersi clamorosi
colpi di scena, paradossalmente proprio dai testimoni dell’Accusa.
1.Per quanto riguarda il capo B), l’incendio di un cantiere a Colle
San Tommaso, non possiamo non segnalare un notizia sorprendente, grave e inattesa: il giornale Il Vicenza come prova non è mai esistito!
Ricordiamo che l’unico indizio a danno di Fabiani e Dinucci, accusati
di quell’episodio, è di essersi recati a Vicenza, insieme ad altri
centinaia di umbri e decine di spoletini, ad una manifestazione il 17
febbraio 2007 e che poi un quotidiano locale di Vicenza sarebbe stato
utilizzato per appiccare le fiamme un mese dopo (stupidi questi
terroristi!). Ora questo indizio del tutto irrilevante si è mostrato
per ciò che era: un’ invenzione. Già nella precedente udienza del 28
aprile uno dei carabinieri interrogati aveva dichiarato che il
giornale utilizzato era irriconoscibile in quanto quasi completamente
combusto, ma che successivamente qualche suo superiore aveva trovato fra le pagine bruciacchiate un numero di telefono ricollegabile a
quello della redazione vicentina. Ora questo carabiniere non è stato
ancora sentito, le pagine bruciate non sono state mostrate, quel
numero non è stato fornito e nessuno dei difensori ha potuto
controllarlo. Ma in ogni caso ciò non dimostra nulla. Se prendiamo, ad
esempio, il Corriere dell’Umbria troviamo oltre al numero della
redazione di Spoleto, Foligno, Perugia, Terni, Orvieto, Città di
Castello, anche quella di Arezzo, Pisa, Livorno, Viterbo, Rieti…chi ci
dice che quello fosse davvero un giornale acquistato a Vicenza? In
secondo luogo, chi ci dice che fosse stato acquistato proprio il 17
febbraio? Per due anni è stato scritto che il giornale vicentino era
del 17 febbraio e che quel giorno solo Fabiani e Dinucci erano a
Vicenza (cosa evidentemente falsa dato che c’erano 100mila persone,
fra cui decine di spoletini). Ora scopriamo che il giornale
“probabilmente” era di Vicenza, ma le prove di questa “probabilità”
non sono state mostrate, ma soprattutto scopriamo che non è vero che
il giornale fosse del 17 febbraio e che questo mostrerebbe le
responsabilità degli imputati, ma al contrario proprio perché i
“principali sospettati” (in termini semplici: i ragazzi predestinati
alla parte dei colpevoli) erano a Vicenza il 17 allora è stato dedotto
8 con un ragionamento assolutamente apodittico ) che quel giornale
altro non poteva essere che del 17. Questa notizia estremamente grave
era già emersa durante la seconda udienza. Oggi le cose si sono
ulteriormente chiarite nella loro gravità : tutti i testimoni
dell’Accusa nel ricostruire l’episodio non hanno fatto cenno a quel
giornale, a nulla sono valsi i tentativi del PM di “cercare” le
risposte o di “ricordare” che mancava qualcosa, nessuno si è ricordato
di nulla. Di più, ognuno dei testi ha fornito dichiarazioni molto
diverse da quelle raccolte nell’immediato dai Carabinieri. Ancora di
più, i verbali redatti dai carabinieri sono praticamente identici tra
loro, cambia solo la firma che hanno fatto apporre ai testi sentiti
oggi. E’ evidente che non potevano ricordare, i carabinieri credendo
in un primo momento si trattasse di una stupidaggine (come tutti
credono ancora a Spoleto) e non di “terrorismo” probabilmente avranno
fatto firmare dei moduli scritti prima che non potevano corrispondere
alle dichiarazioni esatte!
2.Per quanto riguarda il capo D), l’incendio dell’Ecomostro di via
della Posterna, lo stesso dove i Vigili del Fuoco hanno detto che
probabilmente non è di origine dolosa e lo stesso dove circa una
decina di persone hanno visto Fabiani, l’unico imputato per quel
reato, dalla parte opposta di Spoleto, ebbene è stato sentito un
responsabile della ditta e ha dichiarato  che il danno era così lieve
da non aver fatto nemmeno la denuncia!
3.Per quanto riguarda la lettera ricevuta dalla Lorenzetti, in un
primo momento scomparsa, sembra sia stata ritrovata. Dobbiamo, a tal
proposito, rettificare alcuni articoli comparsi sui giornali secondo i
quali gli avvocati difensori si sarebbero opposti a fare gli esami su
quella busta. Non è assolutamente vero, i difensori sapendo di non
avere da temere nulla sono stati gli unici a chiedere che tali esami
venissero fatti, mentre il PM rispondeva, forse per prendere tempo e
cercare questa maledetta busta, che ciò era inutile perché essi
comunque erano negativi. Incredibile che alcuni giornali, fra questi
la pagina regionale del Corriere dell’Umbria, avessero dichiarato
proprio l’esatto contrario. Chi avesse capito male, siamo convinti
oggi correggerà il tiro, dato che è stata la stessa PM a ripetere per
la seconda volta in due udienze. che ogni esame (DNA, impronte, ecc)
era inutile perché lo avevano già fatto loro con esito negativo.
Finalmente la lettera è stata ritrovata, è stata mostrata e tutti
hanno potuto notare che vi fosse scritto un “8” e un altro “8”, questo
può voler dire solo una cosa, 8 agosto e non 17 agosto, come sostenuto
dai ROS. Quindi prima dell’intercettazione del 15, del “regalo” che
Dinucci ha dato a Fabiani, che per i ROS in codice voleva dire
“pallottole”. Fabiani l’8 ricordiamo era in Puglia.
Oggi è stata una giornata molto importante per ristabilire la
verità:1) non c’era nessun giornale di Vicenza presso Colle San
Tommaso, 2) I danni all’Ecomostro, che dalle documentazioni dei VVFF
erano già emersi come probabile conseguenza di un’autocombustione,
erano anche talmente insignificanti da non aver dato luogo neanche ad
una denuncia, 3) nella lettera alla Lorenzetti non ci sono le impronte
e la busta che la conteneva insieme a due pallottole è partita prima
che queste pallottole venissero consegnate secondo l’ipotesi
accusatoria e quando uno degli imputati era fuori regione.
C’e n’è abbastanza per scrivere la sesta parte della Controinchiesta e
soprattutto per capire come funziona la ricerca dei “colpevoli” nella
giustizia italiana.




Comitato 23 ottobre

Inserito giovedì 14 maggio 2009


Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
Sei la visitatrice / il visitatore n: 7005459