20/04/2024
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Il cielo è grigio sopra Perugia
Quello di Dozzini è un ritratto impietoso di una ex città rossa, dove il tessuto sociale è esploso e chi votava falce e martello oggi vota la destra razzista e xenofoba nella speranza che tutto torni come un tempo quando pare si vivesse meglio

Luca Bregolisse, il Brego, da giovane frequentava i centri sociali, indossava la kefiah rossa, scriveva ACAB sui muri. A quarant’anni vive con la moglie, una figlia piccola, il padre ex comunista che ha votato la mozione Occhetto, mentre la madre morta gli si è appiccicata come una figurina Panini in un lato della testa per ricordargli ciò che è giusto e sbagliato. Ha un’impresa da imbianchino, un dipendente marocchino che va fuori di testa quando il figlio che spaccia sparisce, se può lavora in nero. Ha anche un amico del cuore, il Tordo, giocatore seriale di macchinette mangiasoldi. Gira con un Doblò. Una vita da poco, complicata dai soldi che non bastano mai che si complica ulteriormente quando “Massimino”, il figlio di Nabil, torna a casa con la faccia gonfia di botte prese in questura poi scappa da casa e Nabil scappa dal lavoro per cercare il figlio, il Tordo si schianta contro un pino nella strada che porta al cimitero nello stesso punto nel quale giorni prima, triste presagio di tutta la storia, aveva investito e ucciso un tasso.

E il Brego deve pensare a loro, e al lavoro da finire, e a se stesso. E le parole dette sono sempre le stesse, e le situazioni pure. Anche le strade da percorrere sono sempre le stesse. Perché in una città come Perugia che era rossa se una volta eri di sinistra, senza le feste dell’Unità, le riunioni in sezione, il centro sociale o la Casa del popolo, le manifestazioni, il ritrovarsi tra compagni e compagne che altro puoi fare se non girare intorno, in un eterno ritorno, alle stesse cose?

In provincia se sei uno sfigato uomo qualunque sempre le stesse cose ti trovi a fare, le stesse frustrazioni a vivere, gli stessi pensieri a vivere e pensare. Una vita da poco come tante, con i problemi di tanti che l’autore fa raccontare al Brego con un monologo interiore che si dipana per sedici giorni attraverso una Perugia che non è quella degli studenti, della Fontana Maggiore, di Umbria jazz, del Festival del Giornalismo, dei Baci Perugina ma una città che pare "un cristiano stremato dagli anni" tra sfigati ex comunisti, mogli stanche, marocchini con figli spacciatori. Dove i morti non muoiono ammazzati come nei gialli ma pongono fine ai loro "giorni infelici sulla Terra" andando a schiantarsi in auto contro un albero.

Quello di Dozzini è un ritratto impietoso di una ex città rossa, dove il tessuto sociale è esploso e chi votava falce e martello oggi vota la destra razzista e xenofoba nella speranza che tutto torni come un tempo quando pare si vivesse meglio. Narrata senza retorica e senza remore immagine di quello che oggi sono la provincia italiana e i suoi abitanti. Una Perugia in cui superato il cimitero "il cielo è grigio sulla città", che ha dimenticato cos’era per diventare quello che forse è sempre stata chiusa, indifferente, gretta. Piombata in una deprivazione sentimentale che non consente alibi e induce a chiedersi non come abbia fatto a diventare leghista ma come facesse a essere di sinistra.

Spesso c'è più verità nella narrativa che in molti saggi, lo conferma anche questo ritratto cupo e impietoso di una città (metafora di un’intera regione, l’Umbria e non solo di essa) che Giovanni dimostra d’aver osservato e conoscere fin nelle sue profondità, non a caso l’unica che, a differenza di quanto avvenuto in Emilia e in Toscana, non ha retto l’assalto leghista ma a esso si è completamente abbandonata. Abitata da perugini che tra una festa dell'unità e l'altra votavano Pci e ora sono diventati leghisti o chissà cos’altro. "Qui dovevo stare" è un romanzo che non segue mode editoriali e i gusti del momento ma il bisogno di raccontare la parabola di un mondo non facendo sconti a nessuno. Né ai personaggi né a chi legge, nemmeno a Perugia descritta non per quello che i perugini si illudono sia, ma per quello che è, e siccome le città le fanno le donne e gli uomini che ci sono vissuti, ci vivono e ci vivranno per quello che i perugini sono ora e forse sono sempre stati.

Una storia che finisce, come non poteva che finire, nel mondo storto nel quale Brego e gli altri si sono trovati a passare. In quarta di copertina del libro c'è scritto "Servirebbe meno dolore / e servirebbe meno paura"; è vero, servirebbe meno dolore e meno paura ma per ridurli devono essere entrambi attraversati fino in fondo. È quello che Giovanni Dozzini induce a fare fino alla rivelazione finale di una storia che sarebbe ingiusto riportare. "Qui dovevo stare" è scritto con mano ispirata, non insegue mode editoriali e gusti del momento ma esprime il bisogno di raccontare la parabola di un mondo in una ex regione rossa. Per niente “ruffiano” verso il lettore a tratti è scomodo e duro, di quelli che scavano dentro può far male leggere e per questo necessari. Con questo libro sul quale una volta terminato si continua a rimuginare Giovanni Dozzini dimostra d’aver acquisito consapevolezza nei propri mezzi e sancito la propria definitiva maturità di scrittore.

Giovanni Dozzini, Qui dovevo stare, Fandango Libri.

Da “l’altrapagina”, marzo 2021



Vanni Capoccia

Inserito domenica 14 marzo 2021


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Commenti

Nome: Serena Fratini
Commento: molto bello da consigliare

Nome: Simone Cecchetti
Commento: Libro che merita di essere letto

Nome: Giada Brugnami
Commento: Sopra Perugia il cielo è nero e leggendo questo libro, scoperto qui, si capiscono alcuni perché.

Nome: Carlo Tini
Commento: Un libro che fa bene a Perugia e all'Umbria che mi auguro nbve

Nome: Vincenzo Moretti
Commento: Un libro che descrive un tristissimo presente

Nome: Carlo Cecconi
Commento: L'autore dimostra di conoscerci molto bene a noi umbri e anche chi ha recensito il libro

Nome: Manuela Rosati
Commento: Quello che stiamo percorrendo è il momento giusto per leggerlo. Purtroppo

Nome: Paolo Bircolotti
Commento: letto e condivido le cose scritte sul libro di Dozzini

Nome: Roberto Clerici
Commento: Dopo letto l'unico pensiero è che in Umbria siamo come gli abitanti paesi ex comunisti diventati tutti fascisti

Nome: Andrea Dozi
Commento: mi avete convinto, lo leggerò

Nome: Andrea Misiani
Commento: Sono queste le letture da consigliare: una Perugia che racconta il presente che viviamo e non i consueti aneddoti del passato

Nome: Assunta Perri
Commento: Una Perugia vera abitata da veri perugini

Nome: Costanza Ciabatti
Commento: grazie per l'indicazione - letto e consigliato

Nome: Silvana Bavicchi
Commento: Ottima recensione ottimo libro

Nome: Giap
Commento: Bello il libro, bella la copertina bella la recensione che è una vera e propria postfazione

Nome: Francesca Berioli
Commento: Letto dopo la recensione, grazie molto bello e la Perugia è vera non da cartolina

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