27/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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La Sala dei Notari uno spogliatoio, che vergogna!
La Sala dei Notari, prima si chiamava Sala del Popolo, è uno dei simboli più intensi perché in quella piazza coperta della città: nemmeno si doveva pensare che fosse possibile chiuderla a cittadini e turisti per un mese e mezzo, tirando su quel tipo di fondelli per ricavarne spogliatoi

In questi giorni mi è capitato in ben due occasioni di accompagnare casualmente (chi avrebbe dovuto farlo aveva degli impegni), persone per Perugia. Non avendo nemmeno avuto il tempo di pensare come organizzarmi in entrambi i casi ho pensato di approfittare dell’occasione per far sentire quello che Capitini chiama “sentimento civile”, di attizzare, anche se flebilmente, quel sentimento che dovrebbe legare a Perugia.
Il primo gruppo erano studenti di una media di Passignano e partendo dalle scalette della Vaccara dal Palazzo dei Priori siamo andati verso il Monumento ai sempreterni martiri del XX Giugno. Con il secondo seguendo il percorso dell’acquedotto medievale di Perugia dal Convento delle Clarisse in Porta sant’Angelo siamo arrivati dove c’è (ora in copia) la Pietra della Giustizia, intorno alla Fontana di Piazza per terminare alle stesse scalette della Vaccara davanti alla Sala dei Notari.
Una coincidenza non voluta questa delle scalette, ma mi ha fatto pensare che era molto simile il sentimento (probabilmente identico) che il 20 giugno guidava i popolani di Perugia in difesa della libertà appena riconquistata e quello del Popolo che costruiva il  libero Comune: con Siena e Firenze uno dei “tre comuni”. 
Di questo desiderio di libertà la Sala dei Notari, prima si chiamava Sala del Popolo, è uno dei simboli più intensi perché in quella piazza coperta della città fino a tutto il secolo scorso tante volte, e nelle più diverse occasioni, si sono decisi i destini della comunità perugina. E credo che non sia un caso che sotto il governo dei Legati pontifici l’abbiamo trasformata alzando fondelli per ricavarne stanze rovinando gran parte degli affreschi e che una volta riconquistata la libertà nell’unità d’Italia abbiano deciso di farla tornare a svolgere la sua funzione buttando giù i fondelli affidandone il restauro a Matteo Tassi.
È per questo che nemmeno si doveva pensare che fosse possibile, anche se solo per un mese e mezzo, chiuderla a cittadini e turisti ritirando su  quel tipo di fondelli per ricavarne spogliatoi.
La Sala dei Notari chiusa e smontata delle poltrone per trasformarla in uno spogliatoio, che vergogna! 
Lo storico dell’arte Pietro Scarpellini diceva che “innanzi tutto c’è il quadro, poi tutto il resto”. In questo caso prima di tutto c’è la Sala dei Notari, poi tutto il resto, vedendola, e torno a Scarpellini, con “occhi chiari, senza lenti deformanti”. Invece non è stato così, la Sala dei Notari è stata guardata da Sindaco, assessore alla cultura, maggioranza con sguardo deformato centrato sullo spettacolo di Capodanno senza nemmeno pensare che a poche decine di metri c’è il Teatro comunale Morlacchi con camerini e tanti ambienti da poter utilizzare.
Favoriti in questo dal silenzio della città. Di solito si dice che il silenzio è assordante o complice o parlante o indifferente. In questo caso è stato solo silenzio e saliva dalle soprintendenze, dalle aule universitarie, dalle associazioni cittadine e di quartiere, dalla politica, dalle redazioni.
Si è anche sentita molto forte l’assenza della società civile e di un’opinione pubblica. Personalmente ricordo i post di Anna Schippa e Daniela Rosati, due donne. A dimostrazione che più che padri bisogna sentirsi madri di una città, e Perugia  - la Sala dei Notari lo conferma - ha proprio bisogno di persone che siano materne nei suoi confronti.



Vanni Capoccia

Inserito mercoledì 23 novembre 2022


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