Se non ora, quando?
Gaza: Se non ora, quando cominceremo a ribellarci e chiedere che questo nuovo olocausto venga impedito?
Comincio con il titolo di un libro di Primo Levi, l’autore ebreo piemontese che sopravvisse all’internamento nel lager di Auschwitz e da quell’esperienza ha votato tutto il resto della sua vita nel raccontare la persecuzione degli ebrei da parte del nazismo. Se non ora, quando cominceremo a ribellarci e chiedere che questo nuovo olocausto venga impedito, come possiamo accettare che i discendenti dei superstiti dei campi di concentramento nazisti si comportino da nazisti sulla pelle di una popolazione inerme racchiusa n un campo di concentramento enorme e sottoposta ad ogni genere di tortura: la fame, la sete, la possibilità di curarsi, di vivere. Purtroppo possiamo solo agire cercando di premere sulle strutture nazionali e sovranazionali. Non possiamo mandare aiuti, perché sarebbero bloccati dagli israeliani, non possiamo ospitare profughi che non possono uscire. Possiamo solo manifestare e chiedere 1) che venga sottoposto a sanzioni lo stato di Israele, 2) che l’Italia e l’Europa si ribellino al giogo Usa che finge di raccomandare la pacatezza ma continua a mandare armi ad Israele e tiene le portaerei al largo di Gaza per garantire che Israele non sia disturbato nel compiere la sua missione che evidentemente è quella che non riuscì ai nazisti: La Soluzione Finale (lo sterminio di tutti i palestinesi). Intanto possiamo fare le nostre sanzioni rifiutando di acquistare prodotti israeliani rinuncerò ai pompelmi di Giaffa, alla lettura degli amati scrittori israeliani e per un dettaglio ci sono siti che indicano come agire (https://bdsitalia.org/, https://www.lindipendente.online). Vorrei che associazioni importanti (Tavola della Pace, Azione Cattolica, Pax Christi, Scout, ecc.) vengano allo scoperto e si facciano vedere con una presenza costante sul territorio (banchetti per raccogliere firme, sensibilizzare, sollevare il problema che altrimenti rimane uno sterile e monco dibattito televisivo, peraltro messo quasi sempre in secondo piano (ad esempio la trasmissione di approfondimento del 26 dicembre sulla 7 ha parlato per il 90% del tempo del Mes per finire per con 5 minuti di Gaza). Vorrei sentire soprattutto la voce dei nostri concittadini ebrei: come possono non ribellarsi al fatto che la loro storia venga macchiata da un crimine grande come quello che hanno subito.
Infine vorrei chiudere con una poesia che da giorni mi rimbalza nella testa, che con qualche modifica potrebbe essere adattata alla tragedia attuale:
Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi
Francesco Damiani
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