05/05/2024
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Morire dove si cantava e si festeggiava
Medici Senza Frontiere, Diario dalla Palestina. Con questa guerra, abbiamo perso tutti

 

Malak aveva 5 anni. Sfollata a causa della guerra, viveva in un nostro rifugio nel sud della Striscia di Gaza, insieme a 100 persone tra personale MSF e le loro famiglie. Il rifugio era una sala per matrimoni, situato in un’area non sottoposta a evacuazione. In un luogo dove fino a qualche mese fa si cantava e si festeggiava, Malak è stata uccisa da una granata che ha sfondato il muro dell’edificio, attraversato la sala, uscendo infine dal lato opposto. In ospedale si è provato di tutto per salvarle la vita. Le prime notizie erano già difficili da accettare, amputazione di entrambe le gambe. Ma in realtà l’intervento chirurgico non è bastato a rimediare alle ferite. Vi lascio immaginare la rabbia, l’impotenza. Suo padre lavora con noi da tanti anni.

Questa guerra ha tolto la vita anche a chi questa vita non la conosceva. Il figlio di Maha, una nostra paziente, è nato e morto in poco tempo. Maha viene dal nord della Striscia di Gaza, sfollata e incinta ha cercato un ospedale quando ha sentito che il travaglio stava iniziando, ma erano tutti pieni. Non c’era nessun posto per lei. Sentiva che qualcosa non andava, che doveva essere ricoverata. Aveva già avuto un parto cesareo, ma non avendo altra scelta, è tornata nella sua tenda. Suo figlio ha respirato il mondo per trovare la morte nelle latrine di un campo.

Maha oggi riceve le cure post-parto da un nostro team. Pascale, la collega che coordina le attività in ospedale, ci ha detto che Maha ha bisogno di esprimere il suo profondo dolore a tutti noi. Ha bisogno di gridare, di far conoscere l'ingiustizia che ha vissuto. Senza questa guerra, non avrebbe perso suo figlio. Con questa guerra, abbiamo perso tutti.




Maurizio Debanne, Medici Senza Frontiere

Inserito giovedì 18 gennaio 2024


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